Donna travolta e ferita: tutto falso | “Dovevo campare la mia famiglia”

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09 Agosto 2018, 20:21

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PALERMO – C’era chi rompeva le ossa, chi era pronto a subire le violenze, ma anche chi si metteva a disposizione per partecipare alla messa in scena degli incidenti. Le due bande smantellate ieri dalla Squadra mobile di Palermo truffavano le assicurazioni non trascurando alcun dettaglio.

Nel loro mirino finiva sempre chi aveva grosse difficoltà economiche e aveva bisogno di immediata liquidità. Tra gli indagati c’è anche un palermitano di 41 anni che un anno fa ha dovuto fingere di investire una donna su uno scooter ad un incrocio: in cambio, ha ricevuto duecento euro. La vittima, sorella di Giuseppe Burrafato, uno degli undici fermati, si era fatta rompere il piede e il braccio destro, in modo da arrivare in ospedale con le fratture che avrebbero potuto farle ottenere il risarcimento dall’assicurazione.

Ad attirarlo, erano stati due componenti dell’organizzazione: “Mi trovavo in forti difficoltà economiche e ho deciso di accettare una proposta che mi è stata fatta da una persona che ho conosciuto in un bar a Partinico – ha raccontato agli investigatori -. Mentre mi trovavo lì ho sentito due persone che stavano parlando di gente disposta a mettere la propria polizza assicurativa in cambio di 200 euro, per simulare un incidente stradale”.

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“A questo punto – ha proseguito – attratto dal facile guadagno mi sono avvicinato e ho chiesto se anche io potevo avere questa possibilità. Mhanno detto che avevano bisogno dei miei documenti, carta di identità, codice fiscale e fotocopia del libretto della macchina. Mi hanno dato 200 euro subito, dicendo che, nel caso in cui fossi stato contattato dalle forze dell’ordine, avrei dovuto dichiarare che non mi ero fermato ad uno stop ed avevo investito una donna a bordo di un motorino. Poi mi hanno indicato il luogo dell’incidente che sarebbe avvenuto a Palermo”.

“Infine – ha aggiunto l’uomo – mi hanno detto di dichiarare che avevo accompagnato la donna in ospedale”. A quel punto, sarebbe stato contattato dall’assicurazione: “Ho dichiarato, mentendo, la dinamica dell’incidente, così come mi era stato indicato da quelle persone. Non ho saputo più nulla, né ho più visto quella gente. Ero in grande difficoltà economica e mi servivano soldi per campare la mia famiglia, sono disoccupato da diverso tempo ed ho anche due figli piccoli. In più, nel 2015, a causa di una grave malattia è deceduto mio figlio di tre anni. Ciò mi ha portato in una situazione di sconvolgimento personale impedendomi di trovare lavoro”.

Al falso incidente, come ha accertato la squadra mobile, aveva partecipato anche una terza persona. Una donna che aveva già avuto più volte il ruolo di testimone. Si metteva periodicamente a disposizione delle due bande e in un caso, aveva anche finto di aver investito un giovane.

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09 Agosto 2018, 20:21

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