Il rimpasto resta in salita| Rimangono le distanze

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16 Settembre 2013, 06:00

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PALERMO – “Dirigente del Pd ma non servo di qualcuno. Sono disponibile ad avere solo un padrone, il popolo sovrano”. Non era esattamente il migliore viatico per il faccia a faccia con i vertici del suo partito. Ma è così che Rosario Crocetta aveva “preparato” l’incontro di ieri pomeriggio a Tusa, dove ha ricevuto il segretario Giuseppe Lupo e il capogruppo Baldo Gucciardi. Con quel suo primo “pizzino della rivoluzione”, così battezzato con quella dose di compiaciuta eccentricità tipica del personaggio, il governatore su Facebook era tornato a vestire i panni del rivoluzionario. Mandando un messaggio molto chiaro al suo partito e all’opinione pubblica: lui non si sarebbe piegato alle “imposizioni”. Soprattutto a coloro che, a suo dire, “non chiedono un armistizio, ma una resa”. Con premesse di questo tipo, per aspettarsi che l’incontro di Tusa potesse essere risolutivo  ci sarebbe voluto un ottimismo da guinnes dei primati.

Invece, complice anche la vista sul Tirreno e dei saporiti dolcetti arabi al pistacchio e miele, l’incontro tra Crocetta, Lupo e Gucciardi è filato liscio, tanto da indurre il capogruppo, infaticabile mediatore, all’ottimismo sulla possibilità di sbloccare l’apertura della fase due del governo Crocetta. I nodi però restano e malgrado l’aria distesa del vertice ancora di soluzioni non se ne vedono. Serviranno altri passaggi che allungheranno i tempi del rimpasto, ammesso che alla fine il rimpasto arrivi.

Non ci sono né imposizioni né pregiudiziali”, ha detto a Livesicilia Gucciardi, sottolineando la “piena condivisione” tra Pd e governatore delle delicate priorità da affrontare nei prossimi mesi. Non una faccenda di poltrone, insiste il Pd, ma di rilancio dell’azione di governo. Non una bocciatura di Crocetta (o una richiesta di “resa”, per tornare al pizzino), rimarcano i dirigenti, ma la volontà di serrare le fila per fornire, governo e maggioranza dell’Ars risposte concrete ai siciliani. Su queste basi, il Pd spera ancora di spuntarla e trovare, insieme agli alleati e con la regia del governatore, la difficile quadra.

La strada resta impervia e disseminata di ostacoli. E se i media si sbizzarriscono in ricostruzioni sugli assessori da salvare o da eliminare in questa sorta di Grande fratello in salsa sicula, resta in realtà da risolvere la questione pregiudiziale, che precede (e blocca) qualsiasi ragionamento sui nomi. Ossia la disponibilità di Crocetta a inserire deputati regionali in giunta, come chiedono gli alleati.  Dopo il no della prima ora, da Crocetta era arrivato un “ni”, tornato no a distanza di 24 ore. Anche di questo si dovrà discutere tutti assieme, in un “passaggio” con tutte le forze della coalizione, che dovrebbe arrivare a brevissimo.

Certo, un assessore non deputato garantisce al presidente un maggiore controllo sull’attività della giunta, ed esalta certe tentazioni quasi monarchiche che già s’erano manifestate nella seconda fase dei governi di Raffaele Lombardo (proprio con l’avvento dei governi “tecnici”) e che caratterizzano parimenti l’era di Crocetta. Ma la richiesta di un maggiore coinvolgimento dei partiti nell’attività di governo arriva al governatore non solo dal Pd, ma anche dagli altri partner della maggioranza. E bisognerà tenerne conto, visto che all’Ars nelle prossime settimane si dovrà lavorare su temi delicatissimi che non consentono passi falsi.

“Insieme proveremo a condividere il percorso e gli obiettivi che da qui ai prossimi mesi si devono raggiungere: dai fondi per i comuni al lavoro, dai precari alla Finanziaria, dobbiamo dare risposte ai siciliani entro Natale. E ci giochiamo gran parte della nostra credibilità”, ragiona Gucciardi al termine dell’incontro.

Tra il dire e il fare, però, in vista del rimpasto, c’è di mezzo la grana dei nomi e dei cognomi. Non solo quelli da inserire nella nuova squadra, ma anche, e soprattutto, quelli da mandare a casa. È bastata un’indiscrezione di stampa sulla possibilità di dare il benservito al titolare dell’Economia Luca Bianchi per scatenare un mezzo putiferio. Il viceministro del Pd all’Economia Fassina ha sentito la necessità di inviare un comunicato pro Bianchi, tanto per fare un esempio. Crocetta non vuole rinunciare all’economista romano, difeso ieri anche da deputati Pd come Panepinto e Marziano, mentre sembra sempre più in uscita la siracusana Mariarita Sgarlata. La quadra però così si fa più complicata. E c’è poi il problema della rappresentatività in giunta delle diverse correnti del Pd. Che, essendo ormai una pletora, non possono pretendere certo di avere una poltrona a testa, “a meno che non ci tocchino sette assessori”, scherza Mirello Crisafulli.

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La partita, insomma, si preannuncia delicata e può saltare da un momento all’altro. E rischia di intrecciarsi con quella, tutta interna al Pd, del congresso. Un motivo in più, osserva Gucciardi, per far presto: “Voglio scongiurare che dialettiche congressuali possano influenzare questo processo”, dice il capogruppo. Intanto, la direzione regionale originariamente in programma per oggi pomeriggio, è stata rinviata dal segretario Lupo. Mossa che non è piaciuta alla corrente Nuovo corso, quella di Capodicasa e Crisafulli, che ieri in un comunicato è tornata alla carica sul “caso Megafono”. Se ne parlerà a questo punto dopo l’assemblea nazionale del 20. I democratici siciliani sperano che per quella data la partita del rimpasto sia già arrivata a conclusione. Possibile? Certo. Probabile? Difficile a dirsi. Solo pochi giorni fa, dopo l’incontro a Palazzo d’Orleans, sembrava che le distanze tra il partito e il governatore si fossero accorciate. Ma 24 ore dopo Crocetta era tornato a sparare ad alzo zero sul partito. Succederà di nuovo oggi? “Se ci sono tensioni e fibrillazioni è legittimo che il presidente si possa irrigidire”, fa notare Gucciardi. Servirà calma e gesso, insomma. E magari qualche camomilla, da servire con dolcetti arabi.

 

 

 

 

 

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16 Settembre 2013, 06:00

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