“Dopo la sparatoria abbiamo paura” | Centro storico, stranieri sotto choc

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05 Aprile 2016, 15:59

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PALERMO – E’ un silenzio che sa di speranza, ma anche di dolore. Si sentono smarriti, sono preoccupati. Lì qualcosa di simile non si era mai verificata. Tra i ragazzi della comunità in cui vive da anni Yusupha Susso, il 21enne gambiano rimasto ferito sabato nella sparatoria di via Fiume, c’è adesso la paura. Due di loro hanno visto il giovane finire per terra, sanguinante. Avvolti dal terrore si sono sentiti disorientati, travolti dal caos di un pomeriggio di pura violenza in cui hanno visto un uomo impugnare una pistola e fare fuoco. Ora lavorano per trovare la serenità, quella in cui c’è spazio soltanto per dare coraggio a Yusupha, ancora ricoverato in condizioni gravi all’ospedale.

“E’ molto difficile. Si respira un’atmosfera triste, è inevitabile essere sotto choc – dice la responsabile della comunità, che preferisce rimanere anonima -. Non viviamo bene questa situazione, siamo disperati, spaventati. Qui alloggiano in tutto dodici ragazzi, quasi tutti minorenni, compresi coloro che sabato si trovavano con Yusupha ed hanno assistito a tutto: dobbiamo proteggerli, tutelarli. Si tratta di ragazzi con un passato pesante alle spalle, giovani arrivati in Sicilia con la speranza di una vita migliore: non possono rivedere la guerra, loro l’hanno già vissuta”.

Da sabato nella comunità che si occupa di servizi socio-assistenziali e realizza progetti per i migranti ospitati, è calato il silenzio. Difficile trovare le parole per descrivere il dolore, la delusione nei confronti di una città in cui, secondo la responsabile del centro, un episodio simile poteva accadere a chiunque. “E’ stato preso di mira lui, ma al suo posto poteva esserci qualcun altro. Yusupha non ha avuto la peggio perché extracomunitario, ma perché si è trovato nel bel mezzo di una guerra a cielo aperto in cui chiunque può rimanere coinvolto. Per questo mi ha sconvolto guardare le immagini in cui quell’uomo cammina con la pistola: la gente si accorge dell’arma, lo osserva, ma non interviene. Nessuno chiama la polizia, nessuno cerca di capire cosa succede. A parte qualche curioso, dal video emerge l’indifferenza più assoluta. Sono molto rammaricata, dispiaciuta per questi ragazzi che stanno vivendo gli ultimi giorni nella sfiducia”.

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Come il 21enne, alcuni di loro arrivano dal Gambia, altri dal Ghana e dall’Egitto. Spesso per rivivere qualche ora tra la propria gente e i colori dei propri Paesi si recano nella zona di Ballarò, dove si trovano alcuni locali gestiti da connazionali. “Proprio come era successo sabato – racconta -. Yusupha e i suoi amici erano andati a pranzo in un locale gambiano: una pausa da giorni di studio e di lavoro. Si impegnano molto, vogliono costruire qualcosa nella loro vita. Nonostante tutto mi auguro che ce la facciano, che nessuno riesca a scalfire la loro forza la forza di volontà”.

Nel frattempo si prega per Yusupha. Gli amici della comunità, quelli con cui divide studi e passioni, sono andati a trovarlo in ospedale, hanno atteso fuori dalla porta le ultime notizie sul suo stato di salute. Con il ragazzo – ancora in prognosi riservata – c’è adesso il fratello, arrivato in città dal Gambia soltanto da poche ore. La speranza è che l’incubo finisca quanto prima, che il 21enne torni a sorridere, a cantare. “Ce lo auguriamo tutti – concludono dalla comunità – una ragazzo così eccezionale deve continuare a vivere e a dare gioia agli altri. Noi lo aspettiamo”.

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05 Aprile 2016, 15:59

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