29 Luglio 2018, 20:05
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PALERMO – Slitta il voto finale alla Commissione Affari istituzionali dell’Ars, per l’abolizione della doppia preferenza di genere, nell’elezione dei Consigli comunali. Il presidente Stefano Pellegrino ha deciso di prorogare i termini per presentare gli emendamenti e accettare nuove audizioni, che si protrarranno così fino alla prima settimana di agosto: “Voglio ascoltare tutti – rimarca il deputato di Forza Italia – perché anch’io sono disposto a rivedere la mia posizione”. Pellegrino è stato infatti il primo firmatario del disegno di legge, nato con la volontà di “risolvere un problema etico più che politico”. Per il parlamentare azzurro, l’attuale legge elettorale non ha nulla di favorevole alle donne, ma utilizza la loro presenza nelle liste per trainare altri candidati e rende tracciabile il voto dei cittadini: “Le donne sono più intelligenti di noi uomini e una norma così non fa altro che mortificarne il ruolo politico”. Si allungano quindi i tempi di una discussione che ha aperto nell’isola un dibattito a mille voci, all’interno della politica, dei sindacati e delle associazioni.
E all’Ars, si sgretola la linea di demarcazione fra maggioranza e opposizioni, per un provvedimento che sembra trovare consensi e dissensi in maniera del tutto trasversale.
In Forza Italia, la posizione ufficiale resta quella espressa da Pellegrino e dal capogruppo Giuseppe Milazzo, ma non mancano probabili defezioni. Già da tempo, ad esempio, la deputata siracusana Rossana Cannata aveva espresso la propria contrarietà al ddl e non è escluso che potrebbero seguirla altri colleghi di partito.
Il Movimento 5 stelle voterà sì alla modifica proposta: “Riteniamo non prioritaria questa misura – afferma Gianina Ciancio, segretaria della prima Commissione – ma crediamo che le donne in politica vadano aiutate attraverso servizi e non mediante escamotage come l’attuale legge elettorale. Vogliamo donne capaci nei Consigli comunali”. Ma se all’Ars il gruppo pentastellato sembra essere compatto, il Movimento si spacca fra comune e regione: i consiglieri di Palermo, ad esempio, hanno firmato un documento a sostegno della doppia preferenza, una posizione che la Ciancio definisce “personale”. “La legge – chiosa la deputata – si farà all’Assemblea regionale, non a Sala delle Lapidi”.
In Fratelli d’Italia le cose vanno diversamente: “Siamo un partito guidato da una donna – afferma il capogruppo Antonio Catalfamo – e restiamo favorevoli ad ogni forma di quota rosa. Tuttavia abbiamo riscontrato come la legge in vigore crei una distorsione elettorale e meccanismi che nulla hanno a che fare con la democrazia. Pertanto, condividiamo le perplessità di Pellegrino e saremo pronti a votare il ddl, se mai arrivasse in aula”.
Giusi Savarino, componente della prima commissione e deputata di Diventerà Bellissima, conferma la sua contrarietà alla proposta di Forza Italia: “E’ un falso problema. La doppia preferenza è uno strumento utile e di valore, che non deve essere cancellato. Se dobbiamo combattere la tracciabilità del voto, abbiamo a disposizione altre modalità”. “Io stessa – conclude la parlamentare – già nel lontano 2001 proposi all’Ars di istituire lo spoglio d’istituto come misura di trasparenza e legalità”.
Nell’Udc, barricate contro l’abolizione della norma vigente sia da Vincenzo Figuccia, sia dalla capogruppo Eleonora Lo Curto che ha difeso la legge sul doppio voto: “Questi diritti fondamentali sono il frutto di anni di battaglie. Finalmente iniziamo a vedere Cda con donne, ma la politica resta ancora indietro”. Per la deputata, il ddl in discussione rappresenta quindi “un passo indietro da bocciare”.
Opposizione intransigente al provvedimento è quella che sta facendo l’ex Forza Italia Marianna Caronia, ora presidente del Gruppo Misto dell’Ars. Per la deputata, si tratta di un’iniziativa di “miopia politica, che rischia di dare uno dei peggiori spettacoli mai realizzati all’Assemblea regionale, davanti a tutta Italia”. La parlamentare racconta di essere stata lei stessa a suggerire più volte la strada dell’ascolto al presidente Pellegrino, esortandolo a non liquidare in poche settimane una tematica così importante. “Mentre in Sicilia abbiamo vere e proprie emergenze da affrontare, come la gestione dei rifiuti o la lotta alla disoccupazione giovanile, la politica pensa a cancellare quanto fatto da questa legge, che ha portato un incremento della presenza femminile nelle istituzioni. Ora tocca al Movimento 5 stelle decidere cosa fare. In Consiglio Comunale a Palermo stanno condividendo la mia battaglia, in Ars sembrano andare nella direzione opposta”.
E sempre nel gruppo Misto è netta l’opposizione di Claudio Fava, eletto nella lista Cento Passi: “La doppia preferenza di genere è una norma di civiltà, che ha eliminato lo spettacolo sconfortante di consigli comunali unicamente al maschile. Per questo voteremo no alla proposta di cancellazione della norma. Pensiamo che la doppia preferenza vada estesa anche all’elezione dell’Ars e abbiamo presentato un ddl in tal senso”.
Posizione simile anche dal Pd, che si è ricompattato contro il ddl presentato da Pellegrino. Per il capogruppo Giuseppe Lupo, abolire la norma che gli stessi dem approvarono nella passata legislatura sarebbe “un’idiozia”: “Chiunque trovi motivazioni per togliere la doppia preferenza di genere, trova pretesti. Più donne sono presenti nei Consigli comunali, meglio funzionano le istituzioni. Viviamo in una società fatta da donne e uomini e devono essere considerate le esigenze di tutti”.
L’opposizione si allarga fuori dall’Assemblea e coinvolge anche Antonella Pititto dei Siciliani Liberi: “Con tutti i problemi che ci sono in Sicilia, l’unico pensiero dei vertici di Forza Italia è quello di cancellare le donne dalle liste. Siamo contrari – afferma la presidente dei sicilianisti – perché la politica deve aprirsi sempre di più al mondo femminile. Abbiamo un grande bisogno di donne”.
Non solo la politica, ma anche associazioni di categoria e sindacati stanno prendendo posizione sulla questione. Molte realtà sono state ricevute e ascoltate dalla stessa Commissione, altre ancora hanno richiesto di farlo nelle prossime settimane. Fra queste anche le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil che hanno definito “assolutamente inspiegabili e pretestuose” le motivazioni che stanno alla base del ddl e hanno chiesto a Pellegrino un’audizione per martedì 31 luglio.
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29 Luglio 2018, 20:05