Droga, affari e rapporti col clan: il blitz della Finanza VIDEO

Droga, affari e rapporti col clan: il blitz delle Fiamme Gialle NOMI

VIDEO. L'operazione è scattata da Catania diramandosi per le province di Siracusa, Trapani e Palermo.
ARRESTI E SEQUESTRI
di
6 min di lettura

CATANIA. Un’operazione imponete quella condotta all’alba di oggi, su delega della Procura della Repubblica etnea, dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania che hanno dato esecuzione nelle provincie di Catania, Siracusa, Trapani e Palermo a un’ordinanza cautelare emessa dal Gip di Catania nei confronti di 21 persone.

Il provvedimento del Gip

Il Giudice per le indagini preliminari ha disposto:

• la custodia cautelare in carcere nei confronti di 21 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico organizzato di sostanze stupefacenti, aggravato dall’aver agito con metodo mafioso, detenzione e commercio di stupefacenti, autoriciclaggio e reimpiego di proventi illeciti nonché trasferimento fraudolento di valori e detenzione di munizioni; 

• il sequestro, finalizzato alla confisca, di 11 attività economiche, 13 beni immobili (7 fabbricati e 6 terreni) siti nella provincia etnea e 50 rapporti finanziari/depositi.

Le operazioni di arresto e sequestro hanno coinvolto complessivamente oltre 140 finanzieri e sono state realizzate con il supporto di militari dello Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata (SCICO), dei Comandi Provinciali di Palermo, Trapani e Siracusa, della Sezione Aerea del Reparto Aeronavale di Palermo nonché delle unità cinofile antidroga e antivaluta e di quelle Antiterrorismo-Pronto Impiego in servizio nella provincia etnea.

I nomi degli arrestati

PERSONE DESTINATARIE DELLA MISURA DI CUSTODIA IN CARCERE:

1)  AIELLO Matteo (detto “il muto”), nato a Catania il 06.03.1952;

2)  AIELLO Santo, nato a Catania il 27.06.1960;

3)  ARTIMINO Giampaolo, nato a Caltagirone (CT) il 13.02.1979;

4)  ARTIMINO Pietro, nato a Caltagirone (CT) il 15.01.1972;

5)  CACIA Nunzio, nato a Catania il 21.05.1973 e res.te a Misterbianco (CT);

6)  COPIA Salvatore (detto “Turi Copia”), nato a Catania il 25.01.1970;

7)  ESCOBAR BURITICA Brahallan Ivan (detto “Bryan”), nato in Colombia il 21.10.1993;

8)  GUARSEGNA Salvatore (detto “Turi Candeggina”), nato a Catania il 7.06.1958;

9)  ISAIA Angelo Ottavio, nato a Catania il 01.07.1972;

10)  KECI Erion, nato in Albania il 25.05.1990;

11)  MESSINA Paolo, nato a Caltanisetta il 12.01.1979;

12)  MURGO Mario (detto “Zio Mario”), nato a Caltagirone il 04.01.1967;

13)  MUSUMECI Gioeli Carmelo (detto “Gioele”), nato a Catania il 19.02.1982;

14)  QARRI Ardian, alias QARRI Konstadin, nato il Albania il 05.10.1984;

15)  RACITI Paolo, nato a Catania il 07.09.1971;

16)  SANTORO Giovanni (detto “Chiacchiera”), nato a Catania il 24.11.1983;

17)  VERNENGO Giuseppe (detto “Lo Zio”), nato a Palermo il 24.07.1954;

18)  VITALE Fabio, nato a Catania il 24.07.1974;

19) VITALE Franco (detto “Ciccio”), nato a Catania il 02.11.1977;

20) VITALE Giuseppe (detto “Pinuccio”), nato a Catania il 05.01.1969; 21) VITALE Santo, nato a Catania il 03.03.1964.

L’inchiesta della Procura

L’indagine, coordinata dalla Procura etnea e condotta da unità specializzate del GICO del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catania, traeva spunto dalle indagini effettuate nell’ambito dell’operazione “LA VALLETTE”, che ha riguardato una ramificata consorteria di italiani e stranieri, operante in Sicilia, Calabria e Malta, dedita al traffico di stupefacenti.

Nel dettaglio, le investigazioni, durate circa due anni, hanno consentito di ricostruire l’operatività sul territorio della provincia di Catania di un’associazione criminale, che sarebbe stata diretta da quattro fratelli i quali, da agosto 2018 ad agosto 2020, avrebbero gestito un rilevante traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, marijuana e hashish, fungendo da “grossisti” per ulteriori soggetti, dediti all’approvvigionamento delle locali piazze di spaccio. 

I rapporti col clan

Il sodalizio avrebbe avuto profili di contiguità con il clan “CAPPELLO-BONACCORSI”, atteso che, per favorire il lucroso business, si sarebbe avvalso del carisma criminale di un soggetto, cognato dei predetti fratelli e noto esponente di detto clan, per dirimere le controversie legate al traffico di stupefacenti, ottenere più agevolmente i pagamenti loro “dovuti” e garantirsi in ogni caso la copertura necessaria al mantenimento dei traffici illeciti.

Dalle indagini è emerso che gli indagati si sarebbero assicurati stabili forniture di rilevanti quantità di stupefacente attraverso due canali principali: il primo con base operativa in Figline Valdarno in Toscana, che avrebbe fatto capo a un soggetto italiano e un albanese, e il secondo, attivo nella città di Catania, riconducibile a ulteriori due figure di nazionalità italiana.

Il trasporto e la custodia della merce acquistata sarebbero poi stati garantiti, oltre che dai citati canali, tramite altri soggetti, i quali avrebbero gestito diversi siti di stoccaggio tra Catania, Gravina di Catania, Misterbianco e il Villaggio di Ippocampo di mare. 

Nel corso delle investigazioni, svolte anche mediante attività di natura tecnica e servizi di osservazione e pedinamento, sarebbe stata inoltre appurata l’esistenza di un secondo gruppo dedito al traffico organizzato di stupefacenti – indipendente da quello sopra menzionato – che avrebbe impiantato una vastissima piantagione di cannabis su un terreno di circa 1.500 metri quadri nei pressi della cascata “Oxena” tra Militello in Val di Catania e Grammichele, occupandosi poi della relativa coltivazione, nonché delle successive fasi di lavorazione e vendita di ingenti quantità di marijuana. 

L’organizzazione

Il gruppo sarebbe stato composto da un soggetto, con il ruolo di organizzatore, due stretti collaboratori del primo e da un albanese addetto alla manutenzione ordinaria della piantagione oltre a svolgere funzioni di guardiano e vedetta.

Le evidenze investigative durante le indagini venivano riscontrate anche tramite l’arresto in flagranza di reato di 7 soggetti per detenzione e commercio di sostanze stupefacenti e il sequestro, in più circostanze, di una notevole quantità di sostanze stupefacente e, in particolare, di circa 34 chili di cocaina, 400 di marijuana, 1 di hashish, 11 mila piante di cannabis e 38 proiettili calibro 9. 

Dalle indagini sarebbe emerso il successivo reimpiego dei proventi illeciti del traffico di stupefacenti in attività commerciali lecite. Nello specifico, sarebbero stati individuati gli investimenti di due dei quattro fratelli in una società a responsabilità limitata e in una ditta individuale, operanti nel settore della compravendita e noleggio di autovetture in Tremestieri Etneo e Viagrande (CT). Inoltre, sarebbe stata riscontrata la fittizia attribuzione della titolarità di una ditta individuale di Catania, esercente l’attività di bar, al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniali. 

Arresti e sequestri

Alla luce del complessivo quadro indiziario raccolto dal Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Catania, il Giudice per le indagini preliminari – su richiesta della Procura etnea – ha dunque disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di 21 soggetti nonché il sequestro di:

• 11 attività economiche, principalmente attive tra Catania e comuni limitrofi nei settori della compravendita e noleggio di autovetture, dei giochi e scommesse, della vendita al dettaglio di alimenti e bevande;

• 7 fabbricati e n. 6 terreni, ubicati tra Catania, Viagrande e Gravina di Catania;

• 50 rapporti bancari e/o postali e depositi, con saldo o valorizzazione attiva, comunque intestati o riconducibili ai principali indagati.

L’attività investigativa in questione si inquadra nel più ampio quadro delle azioni svolte dalla Guardia di Finanza contro ogni forma di criminalità organizzata attraverso la repressione del traffico e dello spaccio di sostanze stupefacenti nonché il contrasto, sotto il profilo economico-finanziario, del riciclaggio e reimpiego nel circuito economico legale dei proventi illeciti, in modo da evitare i tentativi, sempre più pericolosi, di inquinamento del tessuto imprenditoriale e salvaguardare gli operatori economici e i cittadini onesti.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI