01 Aprile 2017, 06:09
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CATANIA – 30 anni di carcere. E’ questa la richiesta di pena (pesantissima) formulata dal pm Rocco Liguori nei confronti di Marco Battaglia accusato di traffico di droga. Il sostituto procuratore ha evidenziato al collegio della terza sezione penale del Tribunale presieduta dal giudice Maria Pia Urso i passi salienti dell’inchiesta che ha ricostruito gli affari criminali di quello che è considerato dagli inquirenti “il trafficante di cocaina più importante di Catania” e che aveva il suo quartier generale a San Giovanni Galermo. Al termine della requisitoria il pm ha chiesto una condanna a 18 anni per Salvatore Calogero, nipote di Battaglia. Chiesta l’assoluzione per gli altri imputati Bruno Grillo, Eugenio Minnelli, Carmelo Lanzafame, Arturo Vaccaielli, Alessio Vaccaielli, Cosimo Massimo Ponzo, Salvatore Ponzo. Questi ultimi sono parenti di Alessandro Ponzo, ucciso in un agguato nel 2012. Il funerale con tanto di striscione e corteo di scooter fu monitorato dai carabinieri e finito nell’inchiesta Leo 121.
Un processo lungo quello contro Marco Battaglia, che da poco è finito in manette nell’inchiesta Orfeo che ha decapitato il gruppo santapaoliano del quartiere Picanello. Molti i pentiti che hanno sfilato come testi dell’accusa. Fino al 2013 avrebbe avuto il monopolio del traffico e soprattutto avrebbe avuto i contanti per rifornirsi di polvere bianca. Un pezzo da novanta insomma nel traffico di cocaina a Catania. “Aveva la cocaina più potente e migliore”, hanno detto i collaboratori di giustizia. La sua centrale operativa – come detto – l’avrebbe creata sotto casa a San Giovanni Galermo, in via Capo Passero.
Per poter “spacciare” in quel tratto di città – almeno fino al 2013 – sarebbe stato necessario pagare un canone settimanale o mensile a Marco Battaglia. Michele Musumeci, ex affiliato dei Cursoti Milanesi avrebbe gestito per conto del clan una piazza di spaccio in via Capo Passero. “Dovevano pagare a Marco Battaglia un affitto di 300 euro”, ha raccontato nel corso di un’udienza. Giuseppe Raciti, un ex trafficante indipendente di cocaina, diventato collaboratore di giustizia nel 2008 parla del giro d’affari del trafficante strettamente legato ai Santapaola di Picanello. “120 mila euro a settimana”, ha calcolato il pentito. Numeri da capogiro.
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01 Aprile 2017, 06:09