Droga, clan mafiosi in subbuglio| Strani incontri in profumeria

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13 Dicembre 2016, 05:01

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PALERMO – Una strana presenza in profumeria, un episodio apparentemente secondario che svelerebbe le nuove alleanze della droga. È solo l’ultimo dei segnali che si ripetono da mesi: i siciliani si sono affrancati dagli intermediari calabresi e comprano la droga direttamente dai narcos colombiani. E i colombiani trattano solo con chi si presenta con montagne di soldi in contanti. Ecco perché le piste investigative si concentrano sui clan mafiosi, gli unici ancora in grado, nonostante la crisi colpisca anche Cosa nostra, di reperire grosse somme di denaro.

Asse Palermo-Castelvetrano
I carabinieri del Ros di Palermo e del Nucleo investigativo di Trapani hanno recentemente fotografato gli affari dal 2011 al 2014 seguendo 
il romano Roberto Pannunzi e il salemitano Salvatore Miceli. Il primo fu arrestato a Bogotà nel 2013, dopo tre anni di latitanza. Il secondo, considerato un pezzo da Novanta della mafia di Salemi, è stato latitante in Venezuela dal 2003 al 2009. Si racconta che dopo un trasporto di cocaina ordinato da Giovanni Brusca, ma mai portato a compimento, sul capo di Miceli pendesse una condanna a morte stoppata dall’intervento di Matteo Messina Denaro. Nel corso delle ultime indagini sono emersa le figure del trapanese Salvatore Crimi e del palermitano Giuseppe Palermo.
L’11 marzo del 2014 un carico di 320 chilogrammi di cocaina è stato sequestrato a Santa Marta in Colombia. La droga era nascosta dentro alcuni tubi di metallo, pronti per essere caricati su una nave carboniera diretta nei Paesi Passi. È qui che che gli uomini di Crimi e Palermo avrebbero dovuto ritirare la loro parte, venti chili di polvere bianca destinata al mercato siciliano.
Il gruppo palermitano avrebbe goduto dell’appoggio di alcuni personaggi legati alla famiglia mafiosa dei Gregoli di Santa Maria del Gesù. Traccia concreta della loro attività è stata trovata in un magazzino nella zona di via Falsomiele, a Palermo, dove c’era una piccola raffineria di droga e una piantagione di marijuana. Il sequestro è avvenuto tre anni fa, ma solo pochi mesi sono state inquadrate in un contesto molto più ampio. Le indagini sono andate a ritroso fino al 30 settembre del 2012 quando Palermo fece rientro in Sicilia da Bogotà. Nei giorni precedenti gli investigatori avevano ricostruito alcuni passaggi di denaro. I Gregoli avrebbero fatto giungere, attraverso dei money transfer, 7 mila e 500 euro a Palermo. Ad attenderlo in aeroporto, a Punta Raisi, c’era un componente della famiglia Gregoli. Pochi giorni dopo sbarcano in città i corrieri Juan Carlos Suaza Lizcano e Luis Guillermo Alvarado.

Un misterioso colombiano a Porta Nuova
Nel luglio del 2014 Teresa Marino, moglie di Tommaso Lo Presti, reggente del mandamento mafioso di Porta Nuova, è stata intercettata mentre parlava con Alessandro Bronte, picciotto del clan che avrebbe gestito la rete di spaccio e intrattenuto i rapporti con i grossisti. Era Bronte a dire che “… dopodomani viene questo… gli abbiamo fatto il biglietto… lo stiamo ospitando… ti ricordi quando stavamo prendendo il primo sottopassaggio… la sopra da quella persona in quelle villette… dov’era vicino Cefalù…”. Stavano parlando dell’arrivo a Palermo di un misterioso narcos colombiano.

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Pasta di coca a Villa San Giovanni
Il 22 ottobre scorso la polizia ha arrestato a Villa San Giovanni Alfonso Vella, originario di Castelvetrano, e il palermitano Antonino Cardella. A bordo della macchina su cui viaggiavano c’erano cinque chilogrammi di pasta di cocaina, purissima e suddivisa i cinque involucri di cellophane. A casa di Vella è stato scoperto un piccolo laboratorio per la raffinazione. Cardella è titolare di una profumeria, a Palermo, dove è stata riscontrata la presenza di un personaggio già noto alle forze dell’ordine. Qualcuno che nel recente passato ha fatto affari con i Fascella, signori della droga del rione Guadagna. Non si sarebbe trattato di una presenza occasionale. Insomma, il personaggio individuato dalla polizia non è uno dei tanti clienti della profumeria. 

Il borsone pieno di droga
Pochi giorni fa, infine, i finanzieri della Polizia tributaria hanno fermato alla stazione centrale di Palermo il colombiano Edwin Arturo Molano con un chilo di cocaina. Era in compagnia di un uomo di Carini. In precedenza, dopo essere arrivato in aereo a Punta Raisi, aveva fatto un viaggio di andata e ritorno in pullman per Roma, ed è stato anche monitorato a Genova. Sono tutti episodi che vanno analizzati complessivamente. Non è un caso, dunque, che sia intervenuta la Direzione nazionale antimafia a coordinare il lavoro degli investigatori. Si parte dalla certezza che i siciliani hanno attivato un canale diretto con i narcos colombiani. Chi finanzia gli affari? Le indagini portano a Cosa nostra.

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13 Dicembre 2016, 05:01

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