09 Gennaio 2020, 05:56
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PALERMO – Oltre 340 pagine di verbale, ti cui solo venti rese note. Tutto il resto è omissato. Sono tanti gli argomenti di cui sta parlando il neo collaboratore di giustizia Emanuele Cecala.
Condannato a trent’anni per l’omicidio di Antonio Canu, assassinato nel 2006, Cecala ha scelto di pentirsi. Il suo primo verbale davanti ai pubblici ministeri Bruno Brucoli e Gaspare Speale è stato depositato nel fascicolo dell’inchiesta sui buttafuori imposti nei locali notturni di Palermo e provincia.
Gli indagati sono undici, fra cui Massimo Mulè, boss di Ballarò, scarcerato nei mesi scorsi dal Riesame che ha accolto l’istanza dell’avvocato Giovanni Castronovo. Sempre il Riesame ha mandato ai domiciliari anche Emanuele Tejo Rughoo, detto Luca, sopravvissuto alla strage di Casteldaccia, dove morirono nove persone travolte dall’esondazione del fiume Milicia. Si era allontanato dalla “villetta della morte” insieme alla figlia e alla nipote per andare a comprare dei dolci.
È su di lui che si concentra il racconto di Cecala. Rughoo giunse in carcere quando fu arrestato, quattro anni fa, per una presunta estorsione, poi derubricata durante il processo in violenza privata ai danni del titolare di un locale notturno. Di lui il pentito ricorda solo il nome, “Luca”, e la parentela con il boss pentito Sergio Flamia di Bagheria. Al carcere Pagliarelli c’era anche Vincenzo Graniti, condannato per mafia. Sarebbe stato quest’ultimo a raccontargli che “lui si occupava… che era buttafuori nelle discoteche… e ci imponeva dei vari lavori, imposizioni di buttafuori, che loro ci controllavano questa discoteca, prendevano soldi”.
Accadeva “nella zona di Bagheria, Villabate… ci facevano uscire i soldi come protezione… e poi lì c’era pure il traffico di droga… gestivano spaccio di droga all’interno di queste discoteche… interessava alla famiglia mafiosa di Bagheria… perché quando i giri sono grossi e ci sono parecchi soldi… Cosa Nostra è sempre nel mezzo”.
Vigerebbe una regola in giro per alcuni locali notturni: “Se uno in un locale non paga un pizzo a presone giuste succedono risse, succedono tante cose… risse organizzate a fare casino eventualmente non pagava”. Sono tutte circostanze che Cecale dice di avere saputo da Vincenzo Graniti: Rughoo “aveva un gruppo di buttafuori, di ragazzi che facevano questo lavoro che faceva lui”.
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09 Gennaio 2020, 05:56