Droga ed estorsioni: "Santapaola attivi e pericolosi" - Live Sicilia

Droga ed estorsioni: “Santapaola attivi e pericolosi”

L'uomo d'onore "riservato", il narcotraffico: i dettagli sull'operazione "Sangue blu" che stanotte ha portato in carcere 35 persone

CATANIA – Un clan attivo, potente, pericoloso: è la fotografia scattata alla famiglia Santapaola dal blitz Sangue Blu, avvenuto stanotte, in cui sono state arrestate 35 persone. L’operazione dei Carabinieri ha permesso di individuare il reggente provinciale Francesco Napoli e di mappare lo stato della potenza mafiosa dei Santapaola sul territorio catanese.

I reati e la famiglia

Le indagini, cominciate nel 2018 e concluse nel 2020, hanno permesso di scoprire diversi reati che servivano a sostenere la famiglia Santapaola, dall’estorsione al traffico di droga, passando per l’infiltrazione nel tessuto imprenditoriale etneo. Emerge, nelle operazioni della famiglia, lo stretto legame di sangue su cui si basa l’affiliazione.

In particolare, i Carabinieri del Reparto operativo e del Nucleo investigativo hanno individuato un narcotraffico di marijuana e di cocaina gestito dai fratelli Gabriele, Giuseppe e Antonino Santapaola, di Salvatore “Turi Colluccio”, cugino di Nitto Santapaola.

Altra attività in cui i Santapaola sono stati scoperti è quella delle estorsioni, con 6 casi documentati a danno di altrettanti imprenditori della logistica, del turismo e del commercio all’ingrosso e al dettaglio. Le richieste del pizzo erano fatte da persone inserite nella famiglia Santapaola e per questo avevano un grosso fattore d’intimidazione, dato che le vittime potevano immediatamente percepire la richiesta come proveniente da Cosa Nostra.

La bottiglia e le mancate denunce

Una bottiglia incendiaria e un biglietto con scritto “200 mila euro o ti cerchi l’amico 2 giorni di tempo” è l’episodio di tentata estorsione ai danni di uno stabilimento balneare che è rientrato tra le indagini dell’operazione. In questo caso specifico il titolare ha denunciato il ritrovamento e l’estorsione non è avvenuta.

Ma il quadro ricostruito dai Carabinieri durante la conferenza stampa con il comandante provinciale Rino Coppola, il comandante del Reparto operativo Claudio Papagno e il comandante del Nucleo investigativo Simone Musella, è in chiaroscuro: in nessuno dei 6 casi di estorsione contestati, di cui uno documentato in flagranza, le indagini sono partite da una denuncia degli imprenditori. I quali hanno parlato sempre dopo le indagini e le evidenze offerte dai Carabinieri.

In un caso, le estorsioni contestate andavano avanti dagli anni 90: nel frattempo erano cambiati i titolari delle attività e le persone che richiedevano il pizzo. L’unica costante era il flusso di denaro che finiva nelle tasche dei Santapaola.

Il reggente provinciale

“Sangue blu” ha permesso di individuare il reggente della famiglia in Francesco Napoli, che ha iniziato a operare da capo fin dalla sua scarcerazione nel settembre del 2019: “Le operazioni degli anni precedenti – dice il colonnello Rino Coppola – come Chonos, Kaos e Agorà, hanno permesso di individuare le strutture di vertice della famiglia Santapaola, ma ancora non era stato trovato il capo provinciale”.

Napoli, nipote di Salvatore Ferrera, è stato indicato come vertice della famiglia dalle parole di diversi pentiti come Silvio Corra e Salvatore Scavone. Secondo le rivelazioni del collaboratore Santo La Causa sarebbe stato un uomo d’onore “riservato”, ovvero affiliato solo dai membri stretti della famiglia che decidono se e quando presentarlo al resto del clan, per evitare di “bruciarlo”.

L’alta attenzione e l’evasività hanno contraddistinto i metodi di Napoli per evitare di essere intercettato dalle Forze dell’ordine: usava una rete di telefonini intestati a persone ignare e trattava tutti i temi più importanti solo di presenza, in luoghi che chiamava in codice, costringendo i propri interlocutori a separarsi dai telefoni cellulari e parlando all’orecchio, in modo da non essere registrato dalle microspie.

“Una forza rilevante”

Lo stato dei Santapaola è, dice ancora il colonnello Coppola, quello di “una famiglia attiva, pericolosa e con una forza intimidatoria rilevante. Lo dimostrano il traffico di droga, che forniva tutte le piazze catanesi, e le estorsioni, che non sono state denunciate perché gli imprenditori hanno avuto paura. La famiglia Santapaola c’è, esiste sul territorio ed è pericolosa”.


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