22 Febbraio 2017, 07:07
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PALERMO – La cocaina arriva dalla Campania e riempie la città di Palermo, dove la domanda è in costante aumento. Roba di prima qualità per clienti facoltosi, professionisti, burocrati ed anche rappresentanti delle forze dell’ordine. Il clan mafioso di Porta Nuova ha fiutato l’affare e fa soldi a palate. Per il potente mandamento che domina sulla parte centrale della città, però, è arrivato il momento di trovare nuove pedine per i grandi traffici di cocaina ed eroina.
Quattordici persone finiscono in carcere, due agli arresti domiciliari. Il blitz della sezione antidroga della Squadra mobile fotografa una città dove in tantissimi fanno consumo di droga. Il giudice per le indagini preliminari Fabrizio Molinari ha accolto la richiesta del procuratore Francesco Lo Voi, dell’aggiunto Teresa Principato e dei sostituti Maurizio Agnello e Amelia Luise.
L’elenco delle persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare si apre con Alessandro Bronte e Pietro Catalano. Erano già finiti in manette nel dicembre 2015, in un blitz dei carabinieri denominato Panta Rei. È il loro il volto mafioso dell’organizzazione. Bronte è considerato il braccio operativo di Teresa Marino, la moglie del capomafia di Porta Nuova Tommaso Lo Presti dal quale riceveva gli ordini per gestire il traffico di droga. Catalano era il suo fidato braccio destro.
L’indagine è partita seguendo due pusher – Giuseppe Cutino e Antonio Napolitano – e si è subito capito che dietro la loro frenetica attività in giro per locali notturni e studi professionali ci doveva essere una regia superiore. Catalano e Bronte si rifornivano abitualmente di cocaina da due narcotrafficanti napoletani, Ciro Spasiano e Dario De Felice, noto grossista di Scampia. Partivano con centinaia di migliaia di euro nelle borse e rientravano imbottiti di cocaina ed eroina.
Si spaccia anche parecchia marijuana a Palermo, comprata da due albanesi che hanno base operativa in provincia di Ragusa, Ermal Xhebraj e Algert Zgjiana, di cui però non c’è più traccia. Altro terminale dei traffici illeciti a Palermo sarebbe Francesco Paolo Ferrante che invece avrebbe comprato la droga da alcuni grossisti calabresi, legati alla cosca dei Cannata-Molè della ‘ndrangheta di Gioia Tauro.
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22 Febbraio 2017, 07:07