Mafia, droga e l’uomo del mistero| Un colombiano a Porta Nuova

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31 Luglio 2016, 06:00

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PALERMO – Evitare passaggi intermedi. Attivare un canale diretto con il Sud America per importare droga a Palermo. L’ultimo a provarci, a Porta Nuova, era stato Alessandro D’Ambrogio che dello storico mandamento della Cosa nostra palermitana è stato il reggente. Voleva affrancarsi dai grossisti napoletani, ma il suo progetto nel 2013 fu stoppato dall’arresto.

Gli investigatori si sono chiesti se qualcuno avesse deciso di portare avanti il progetto e si sono imbattuti in Teresa Marino, moglie di Tommaso Lo Presti, pure lui un tempo reggente del mandamento. Nel luglio del 2014 la donna è stata intercettata mentre parlava con Alessandro Bronte, picciotto del clan che avrebbe gestito la rete di spaccio e intrattenuto i rapporti con i grossisti campani. Un anno e mezzo dopo, nel dicembre scorso, Bronte e la Marino sarebbero stati entrambi arrestati dai carabinieri.

Le microspie a casa della Marino captarono l’esuberanza di Bronte, giovane sì – è nato nel 1985 – ma anche capace, così emergerebbe dalle indagini, di pensare in grande. Era lui, infatti, ad aggiornare la Marino sull’imminente arrivo a Palermo di un misterioso colombiano: “… dopodomani viene questo… gli abbiamo fatto il biglietto… lo stiamo ospitando… ti ricordi quando stavamo prendendo il primo sottopassaggio… la sopra da quella persona in quelle villette… dov’era vicino Cefalù…”.

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“Buono”, rispondeva la moglie del boss. Dal prosieguo della conversazione emergeva che anche altri erano interessati all’affare. Aveva saputo da “Paolo” che il “croccantino forse si vuole mettere con te”. “Paolo” sarebbe Paolo Calcagno, in quel periodo considerato l’uomo forte a Porta Nuova, nonostante l’immagine pulita di imprenditore del settore ittico. “Croccantino”, invece, è il soprannome di Vincenzo Giudice, arrestato l’anno scorso con l’accusa di essere uno dei triumviri che gestivano il clan di Pagliarelli.

I protagonisti delle intercettazioni, dunque, sono tutti in cella. E la domanda si ripropone: c’è qualcuno in grado di attivare un collegamento diretto fra Palermo e il Sud America? La risposta passa dall’identificazione, non ancora avvenuta, del misterioso colombiano che due anni fa è giunto in città e ha alloggiato a Cefalù per chiudere chissà quali affari. Affari di droga, perché la cocaina è tornata ad essere decisiva per rimpinguare le asfittiche casse dei mandamenti mafiosi. A Porta Nuova, come in altre zone della città. Il pizzo serve a controllare il territorio, ma è con la droga che si fanno i soldi.

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31 Luglio 2016, 06:00

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