Massacrati a colpi di ascia 23 anni fa | Guadagna, spunta un delitto - Live Sicilia

Massacrati a colpi di ascia 23 anni fa | Guadagna, spunta un delitto

Un'intercettazione strappa all'oblio una storia di morte e sangue del 1990. Antonino Lucera, considerato il capo della banda di spacciatori del rione palermitano, lancia sospetti su chi possa avere massacrato il padre e lo zio.

CASO IRRISOLTO
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PALERMO – Un delitto efferato. E finora senza colpevoli. Un’intercettazione strappa all’oblio una storia di morte e sangue di 23 anni fa. L’inchiesta è quella che ieri ha portato in cella 42 persone. “Sono gli uomini dello spaccio di droga alla Guadagna”, dicono gli investigatori.

Il perno dell’associazione sarebbe Antonino Lucera. È lui a fare un salto indietro nel tempo mentre discute con Carmelo Francesco Arizzi. Ritorna con la memoria al 4 marzo 1990, quando il padre Luigi e lo zio Santino furono massacrati. Erano stati invitati ad uno “schiticchio” a base di capretto e patate in un casolare di via Prester, a Villagrazia. Alzarono il gomito e andarono a letto a notte fonda. Non si sarebbero più svegliati. I loro corpi furono dilaniati a colpi di ascia.

Per il duplice omicidio è stato pure celebrato un processo che si è conclusione con l’assoluzione. Ora Antonino Lucera non solo offre una chiave di lettura del delitto, ma si spinge oltre alludendo a precise responsabilità. Si dice convinto che il padre sia stato tradito da alcuni parenti con cui “…non ci trattiamo più, però, lo vedi come sono combinati?…chi è in galera, chi ha l’ergastolo, chi si è fatto pentito, di loro…”.

La zia di Lucera è sposata con Umberto Scarantino, noto trafficante di droga e Fratello di Vincenzo, il pentito della strage via D’Amelio. O meglio, il falso pentito che dopo avere confessato e mandato in galera sette persone ha raccontato di essersi inventato tutto, autoccusandosi e tirando in ballo degli innocenti. L’ipotesi inquietante è che le sue bugie siano state ispirate da alcuni uomini dello Stato.

Scarantino si era pure accusato del duplice omicidio Lucera. Le sue dichiarazioni arrivarono alcuni anni dopo la chiusura del processo chiuso con un nulla di fatto. La magistratura non ritenne, però, di utilizzare la ricostruzione di Scarantino per riaprire il caso Lucera. Secondo alcuni avvocati, era la conferma che sull’attendibilità del pentito erano gli stessi investigatori a nutrire parecchi dubbi. Eppure per anni la crediblità del collaboratore di giustizia non ha vacillato.

Oggi non si sa ancora cosa avvenne in quel casolare di Villagrazia nel marzo del 1990. Se si trattò di un agguato, di una trappola studiata nei minimi dettagli o di una bevuta fra amici sfociata in una notte di follia. Qualcosa di più si sa su cosa sarebbe accaduto nei giorni successivi al delitto. Dopo i funerali in un appartamento della Guadagna si sarebbero incontrati Salvatore Profeta per la famiglia Scarantino, Giuseppe Calascibetta in rappresentanza dei Lucera, con cui era imparentato, e il boss Pietro Aglieri. Quest’ultimo dovava fare da paciere. Bisognava trovare un accordo per evitare altri morti. Morti che non ci furono. A dire il vero molti anni dopo Peppuccio Calascibetta sarebbe stato crivellaro di colpi, ma questa è un’altra storia.

Oggi Antonino Lucera lascia intendere con le sue parole di conoscere particolari sull’omicidio del padre e dello zio che neppure gli investigatori finora sono stati in grado di scoprire. Chissà se ce n’è abbastanza per riaprire il caso, visto che lo stesso Scarantino, che ha ritrattato sulle vicende della strage, sugli omicidi di cui si è autoaccusato ha preferito avvalersi della facoltà nel corso del processo Borsellino quater a Caltanissetta.


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