15 Giugno 2018, 06:26
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PALERMO – Giugno 2016, poco dopo le 20:30 un colombiano entra al Mc Donald’s di piazza Sturzo, a Carini. Sembra un turista come tanti. Ed invece è un trafficante di droga. Si chiama Davide Guilermo Naranjo Vasquez.
Il suo nome viene pronunciato invano al processo in corso a Palermo nei confronti di diciotto imputati. L’emissario in Sicilia dei narcos colombiani è latitante. I palermitani avevano attivato canali diretti di approvvigionamento della cocaina, affrancandosi dalla ‘ndrangheta che in questi anni ha fatto la voce grossa.
Ecco l’elenco degli imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato: Ernesto Anastasio (Torre Annunziata), Pietro Balsamo (Carini), Alessandro Bono (Carini), Salvatore Calderone (Palermo), Fabio Chianchiano (Palermo), Carmelo Cutrì (Reggio Calabria), Davide Di Stefano (Palermo), Salvatore Faraci (Mazara del Vallo), Susanna Godino (Mazara del Vallo), Giuseppe Mannino (Carini), Edwin Arturo Molano Hurtado (Colombia), Rocco Morabito (Reggio Calabria), Davide Guillermo Naranjo Vasquez (Colombia), Bennj Purpura (Carini), John Jarlin Rosero Murillo (Colombia), Sergio Giovanni (Reggio Calabria), Francesco Tarantino (Palermo), Antonino Vaccarello (Palermo).
A gestire i traffici sulla sponda palermitana sarebbe stato Alessandro Bono. Dall’ecstasy comprata in Germania e venduta nei locali notturni alla cocaina importata dal Sud America. Bono, 38 anni, di strada ne avrebbe percorso parecchia. Sette anni anni dopo il suo arresto per il giro di “pasticche”, i finanzieri del Goa e i poliziotti della Squadra mobile lo hanno piazzato alla guida di un’associazione che riempiva di polvere bianca le piazze di Palermo, Carini, Capaci, Partinico, Trapani, Salemi, Mazara del Vallo e Marsala. Il suo cognome ha fatto capolino nelle indagini delle procure di mezza Italia.
L’uomo di fiducia di Bono, colui che avrebbe condotto anche alcune trattative per l’acquisto di droga, sarebbe Giuseppe Mannino, 30 anni, la cui Mercedes classe A faceva di continuo la spola da e per l’aeroporto di Palermo. Aeroporto che si è riempito di telecamere. Non solo colombiani. Bono sarebbe riuscito a creare un canale con i calabresi. In particolare con Rocco Morabito, fotografato al Mc Donlad’s della stazione Roma Termini assieme a Giovanni Sergio. Le indagini imboccano così una pista che arriva dritto ai clan Piromalli di Gioia Tauro e Alvaro di Sinopoli.
Era un continuo atterrare e ripartire per Naranjo Vasquez. La prima volta venne immortalato nel 2016 dal sistema di videosorveglianza dell’aeroporto di Punta Raisi. Giacca di colore verde, una maglia rossa, un pantalone scuro: se ne andava in giro come uno dei tanti turisti spingendo un trolley. Il narcos latitante cercava di non dare nell’occhio. Alloggiava in un B&B nella zona di Trappeto e mangiava al Mc Donald’s di Carini.
Seguendo Bono i finanzieri arrivano ad altre figura importanti. Su tutte quelle dei fratelli Giuseppe e Salvatore Spatola. Erano tutti in contatto con un misterioso grossista di cui si conosce solo il nome, Freddy. Giuseppe Spatola è morto da alcuni mesi. Era stato scarcerato nel 2006 dopo vent’anni di carcere scontati in America per traffico di droga. Nelle conversazioni riservate si faceva chiamare il “capo di tutti i capi”. Da quando è deceduto qualcuno potrebbe avere preso il suo posto. I sospetti si sono concentrati sul fratello Giuseppe, 70 anni, pure lui con un passato carcerario in America e pure lui arrestato nei mesi scorsi.
Francesco Tarantino, 32 anni, del rione Borgo Nuovo, e il trentenne calabrese Rocco Morabito, sono stati i protagonisti dell’episodio più recente contestato dai pm Salvatore De Luca e Maurizio Agnello. Era maggio dell’anno scorso quando dentro una Fiat Panda furono trovati due chili di cocaina. Al volante della macchina, fermata a Bunfornello, c’era il calabrese Carmelo Cutrì. Un affare che sarebbe stato gestito da Tarantino e Morabito. Per viaggiare sicuri si sarebbero fatti precedere da macchine di staffetta, a bordo delle quali avrebbe trovato posto anche un altro calabrese, Giovanni Sergio.
Man mano che le indagini andavano avanti sono saltati fuori altri personaggi che si sarebbero riforniti di droga da Bono. Tra questi Fabio Chianchiano, 52 anni, personaggio noto alle cronache giudiziarie, condannato in appello a 20 anni per l’omicidio di Franco Mazzè, ucciso a colpi di pistola per le strade dello Zen nel 2015.
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15 Giugno 2018, 06:26