Dal braccio di ferro alle coltellate| Condanna per il duello rusticano

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02 Febbraio 2014, 16:40

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Giuseppe Burgio, condannato a due anni

PALERMO – Prima gli sfottò per la sconfitta a braccio di ferro e quei muscoli un po’ spompati,poi le coltellate e infine la condanna. La sentenza soddisfa, però, sia imputato che vittima.

Il primo, Giuseppe Burgio, è stato condannato a due anni di carcere. Ha rischiato una pena molto più severa. Il reato, infatti, è stato derubricato da tentato omicidio in lesioni. Non ha retto, invece, l’ipotesi della legittima difesa. Alla parte offesa, Carlo Graziano, è stata riconosciuta una provvisionale di quindici mila euro, immediatamente esecutiva. A stabilire l’entità complessiva del risarcimento danni sarà un giudice civile.

E dire che doveva essere una giornata di festa. Il Primo maggio 2013 rischiò di diventare una giornata di lutto. Di certo, fu una giornata di sangue.

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Carlo Graziano – mediatore immobiliare – e Giuseppe Burgio – operaio dell’Amia – entrambi poco più che quarantenni si ritrovano l’uno accanto all’altro a Baida nella tradizionale scampagnata per la Festa dei lavoratori. E arrivò il momento della goliardica sfida a braccio di ferro. Burgio dimostra di essere il più forte. Graziano se la prende. Volano parole grosse. Arrivano alle mani sotto gli occhi, stupiti, di parenti e amici che riescono a separarli.

Non è finita. Lo sconfitto accompagna i familiari e decide di presentarsi a casa di Burgio. Con un bastone in mano. Bussa alla porta del suo rivale. Che lo accoglie armato di coltello e lo colpisce con due fendenti. La lama di 20 centimetri penetra nell’addome di Graziano. Altri colpi la raggiungono di striscio mentre fugge in strada. Urla e invoca l’aiuto dei passanti che chiamano il 118. Graziano finisce in sala operatoria. Se la caverà. Nello scontro rusticano Burgio rimedia un trauma cranico facciale. Ha incassato un colpo di bastone in pieno volto. Viene arrestato dalla polizia e in fase di convalida ammette di avere colpito Graziano. Sostiene, però, di averlo fatto per legittima difesa.

Nel corso del processo davanti al giudice per l’udienza preliminare Daniela Cardamone, il legale della difesa, l’avvocato Marianna Moncada, ha insistito affinché il reato di tentato omicidio venisse derubricato in lesioni. Sul punto il Gup le ha dato ragione. Non, però, sulla legittima difesa. Secondo l’avvocato di parte civile, Alessandro Martorana, in sostanza, è vero che il suo cliente si era presentato armato di coltello, ma sarebbe bastato che Burgio non aprisse la porta per evitare il peggio.

 

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02 Febbraio 2014, 16:40

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