30 Agosto 2015, 12:46
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PALAGONIA. “E’ anche colpa dello Stato se i miei genitori sono stati uccisi perché permette a questi migranti di venire qui da noi e di fargli fare quello che vogliono, anche rapinare e uccidere. Renzi venga qui, a spiegare e non a chiedere scusa o a giustificarsi perché i miei genitori ormai sono morti e il Governo deve dirci perché”. Lo ha detto Rosita Solano, figlia della coppia uccisa nelle loro villa di Palagonia. “Non dovevano morire così, ammazzati. Per che cosa? Per due cellulari, per una telecamera, per un computer? No… Mio padre non aveva niente, ne’ cassaforte, ne’ niente – ha aggiunto la signora Rosita – Ma anche se l’avesse avuta, se la portavano, li lasciavano legati, imbavagliati, ma vivi. E invece no: cosa avevano fatto questi poverini? Una vita di sacrifici per costruirsi una casa. Adesso che l’avevano finita se la potevano godere e invece no…”.
“Hanno creato un odio adesso…Se prima c’era un qualcosa di sopportabile, da quello che mi hanno detto i miei paesani, hanno creato un paese di razzismo dove cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni non lo so…”. Lo ha detto Francesco, il nipote paterno della famiglia Solano, dopo il fermo del 18enne ivoriano per il duplice omicidio di Palagonia. “So che Renzi e Alfano senza la certezza della pena hanno creato un sentimento di razzismo nei confronti di queste persone – ha aggiunto il nipote – e se tutto questo sfociasse in una ‘guerra civile’? Renzi e Alfano dovrebbero provvedere al più presto a tamponare la cosa rapidamente perché se no non so come andrà a finire. C’è stata fino a questo momento una sopportazione, non sono state tutte ‘rose e fiori’. Credo – ha concluso il nipote dei Solano – che ci sia stata un’integrazione forzata, ma credo che con quello che è accaduto tutto ciò che si era costruito negli anni passati è andato perduto”.
Sono proseguiti fino a notte fonda i rilievi della polizia scientifica nella villa di Palagonia in cui sono stati uccisi, per rapina, i proprietari, Vittorio Solano, di 68 anni, e la moglie spagnola Mercedz Ibaniz, di 70. Del duplice omicidio è accusato un ivoriano di 18 anni, Mamadou Kamara, dall’8 giugno scorso ospite del Cara di Mineo, fermato ieri sera dalla polizia di Stato su disposizione della Procura di Caltagirone. Sono stati fatti controlli con il luminol e cercate impronte digitali, tracce di Dna e impronte. Accertamenti sono stati eseguiti anche sul cellulare rubato alla vittima durante la rapina in casa e quello del fermato.
Ma si cercano anche potenziali complici: gli investigatori ritengono probabile che il giovane ivoriano non abbia agito da solo. Le indagini sono partite da controlli all’ingresso del Cara di Mineo, uno degli oltre 3mila ospiti, un 18enne della Costa d’Avorio, sbarcato a Catania l’8 giugno scorso, ha un borsone. La polizia di Stato lo controlla e trova un telefonino e un pc portatile, ma anche un paio di pantaloni ripiegati sporchi di sangue. Dai controlli sul cellulare la polizia di Stato è risalita ai proprietari e al loro indirizzo: una villetta, a Palagonia, in via Palermo. Una pattuglia di carabinieri arriva sul posto per raccogliere la denuncia di furto. La scena che gli investigatori trovano è drammatica: il corpo della donna nel cortile e quello dell’uomo in casa, con segni evidenti di una colluttazione e la casa in disordine. A tradire in giovane, oltre al cellulare, anche i vestiti indossati: erano della vittima, li aveva messi al posto dei suoi abiti sporchi di sangue.
LA CRONACA DI IERI. Una scena aberrante. Lui ritrovato sgozzato sul proprio letto mentre la moglie è stata scaraventata direttamente giù dal balcone. Uccisi nella loro villa in modo atroce. La scoperta è stata fatta da una gazzella dei carabinieri sulla scorta del sequestro di un telefonino che era stato condotto dalla polizia risultato essere stato rubato. La scena che si è presentata agli investigatori è stata di quelle violente ed efferate.
Solo per puro caso, a casa dei nonni non si trovava la nipotina di appena 4 anni che avrebbe dovuto trascorrere la notte lì. Il 65enne Vincenzo Solano è morto dissanguato; la moglie 67enne, Mercedes Ibanez, uccisa con altrettanta efferatezza.
Subito sono state avanzate le prime ipotesi. A decretare la morte dei due coniugi settantenni potrebbe essere stata una rapina finita nel peggiore dei modi con una vera e propria esecuzione per i due anziani. Gli inquirenti stanno adesso vagliando la posizione di un extracomunitario. Controlli sono in corso su un extracomunitario che era stato fermato dalla polizia di Stato al Cara di Mineo.
Sul posto i Carabinieri della Compagnia di Palagonia e la Polizia di Caltagirone (che ha competenza territoriale sul Cara) la Scientifica di Catania e Caltagirone e gli agenti della municipale di Palagonia. Indagini condotte dal dirigente della Polizia, Marcello Ariosto, e coordinate dal magistrato Anna Andreatta.
L’extracomunitario, originario della Costa d’Avorio, stava passando i controlli per rientrare al Centro accoglienza richiedenti di asilo di Mineo, quando è stato bloccato dalla Polizia di Stato. Le verifiche al varco del Cara, dove ci sono diverse migliaia di ospiti, sono state intensificate da parte delle forze dell’ordine e sono costanti 24 ore su 24. Nel borsone che l’uomo aveva con sé la polizia di stato ha trovato telefonini, un pc portatile e una telecamera. Ha chiesto dei chiarimenti senza ottenerne. Sono così scattati i controlli su un cellulare e gli investigatori sono risaliti al proprietario e al suo indirizzo a Palagonia.
“Sono sconvolto da questa tragica vicenda”. Così un vicino di casa della famiglia Solano commenta il duplice omicidio di Palagonia. In via Palermo, strada che taglia in due il paese della Piana di Catania, c’è un sole cocente e poche persone davanti alla villa. Alcuni automobilisti rallentano e poi vanno subito via. “Li conoscevo bene – aggiunge il vicino – erano persone perbene, assolutamente tranquille. Ieri sera fino all’una e mezza era tutto come sempre. Stamattina verso le 9 è arrivata una macchina dei carabinieri e abbiamo capito che c’era qualcosa che non andava, ma non potevamo immaginare mai che fosse una cosa così tragica. Abbiamo sentito dire – aggiunge – che possa essere coinvolto un extracomunitario, qui se ne vedono moltissimi, ma non era mai successa una cosa del genere”.
“Mio zio non aveva nemici, non aveva collaboratori in casa e non era un razzista, perché rispettava la vita umana e le diversità, cosa che io non farò più se le ipotesi che girano saranno confermate”. Così all’Ansa il nipote materno di Vincenzo Solano commenta l’uccisione del congiunto e della zia, la spagnola Mercedes Ibanez, 70 originaria di Barcellona. “Non si può essere sgozzato per poche centinaia di euro”, aggiunge l’uomo sul ritrovamento del cellulare e di un computer dello zio nel borsone di un extracomunitario della Costa d’Avorio ospite del Cara di Mineo. “Mio zio – ricorda – aveva lavorato per molti anni in Germania alla Mercedes, e lì aveva conosciuto sua moglie, che era dipendente di un pastificio. Hanno due figlie: una vive a Palagonia l’altra nel nord Italia. Una famiglia tranquilla di grandi lavoratori. Ieri sera, come sempre, i miei zii hanno cenato da mia madre e poi sono tornati a casa e oggi abbiamo scoperto questa grande tragedia”.
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30 Agosto 2015, 12:46