Duro colpo al Clan Laudani |In manette tre piccoli imprenditori

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22 Novembre 2013, 07:53

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CATANIA – Piccoli imprenditori che usano esponenti della criminalità organizzata come esattori. E’ questo il tratto più inquietante dell’operazione dei Carabinieri di Catania che ha assicurato alla giustizia nove presunti esponenti del Clan Laudani, conosciuti come Mussi i ficurinia, con l’accusa di estorsione aggravata e rapina. In manette Filippo Anastasi, Antonino Fosco, Gianluigi Partini, Stellario Filetti, Omar Scaravilli, Luca Agatino Pellegriti, Nunzio Spanò.

L’organizzazione criminale forte nell’hinterland etneo sarebbe riuscita anche ad intessere rapporti con alcuni esponenti del comparto economico etneo, assumendo il ruolo di intermediari. Due imprenditori, Giovanni Spina e Domenico Indelicato, secondo le ipotesi investigative, avrebbero avuto il ruolo di committente: i soggetti mafiosi sarebbero serviti per recuperare somme vantate con alcuni debitori. Forse, il metodo “mafioso” risultava più incisivo. Un terzo, Pellegriti, invece avrebbe sfruttato la compagnia dei picciotti per evitare un’istanza di fallimento per un debito di centinaia di migliaia di euro. Dietro le sbarre finiscono, ed è la prima volta che accade, i tre piccoli imprenditori che – scrivono gli inquirenti – “hanno fatto ricorso a soggetti mafiosi per il recupero di presunti crediti”.

I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catania, con il supporto della Squadra Mobile, hanno svolto delicate attività investigative nell’intero comprensorio etneo dalle quali è stato possibile ricostruire la dinamica di diverse estorsioni avvenute tra il 2010 e il 2013: modalità, contatti con la vittima, riscossione del pizzo. Fondamentale per l’inchiesta anche il coraggio di chi ha denunciato gli aguzzini.

La prima vittima. Un imprenditore edile di Mascalucia, nel 2011, subisce la prima rapina. E’ solo l’inizio dell’incubo. Derubato del proprio mezzo fondamentale per la sua impresa, sarebbe stato aggredito e picchiato da Filippo Anastasi e Fosco Antonino. Tutto per costringerlo a saldare il presunto debito che aveva con Spina e Indelicato di 25 mila euro. A commissionare il lavoro sarebbero stati proprio i due piccoli imprenditori, ora rinchiusi in una delle celle di Bicocca.

La seconda vittima. Il dramma del titolare di una fabbrica di fuochi d’artificio di Santa Venerina parte nel luglio del 2010. Gianluca Partini, Stellario Fileti e Omar Scaravilli hanno prima rubato un grosso quantitativo di materiale pirotecnico e poi avrebbero preteso il pagamento di 15 mila euro per la restituzione della refurtiva. L’imprenditore sarebbe stato costretto a consegnare 60 mila euro e “regalare” 17 bancali di fuochi d’artificio a “saldo” del pizzo richiesto.

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La terza vittima. Omar Scaravilli è il carnefice di un costruttore di Valverde: questi avrebbe pagato una sorta di caparra di 9000 euro e poi ogni mese il pizzo di 600 euro.

La quarta vittima. Un pasticcere di Bronte specializzato nei prodotti al pistacchio aveva un debito di 400 mila euro nei confronti di Pellegriti. Quest’ultimo, Scaravilli e Spanò si sono presentati alla sua porta minacciandolo: sarebbe stato costretto a ritirare l’istanza di fallimento che aveva presentato per poter recuperare il suo credito.

Nell’ordinanza firmata dal pm Giovannella Scaminaci, non ci sono solo le quattro estorsioni. Fosco e Scaravilli sarebbero, secondo le indagini della Mobile di Catania, gli aggressori del titolare di una trattoria di Mascalucia. La violenza sarebbe scaturita per un banale fraintendimento in merito all’orario di prenotazione del tavolo.

Il blitz coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia, guidata dal Procuratore Giovanni Salvi, è scattato questa mattina all’alba. 100 militari hanno eseguito l’ordinanza emessa dal Gip su richiesta della Dda etnea nei confronti di 11 persone: in manette sono finite solo in 9, due sono latitanti.

 

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22 Novembre 2013, 07:53

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