Duro colpo al clan Mazzei |Azzerata la cupola dei “Carcagnusi”

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26 Ottobre 2016, 07:53

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CATANIA – Decapitati i vertici della cosca dei Carcagnusi. Così sono conosciuti i Mazzei di Catania. La Squadra Mobile sta eseguendo 16 arresti di soggetti (uno è latitante) ritenuti organici al clan che prende il nome da Santo Mazzei, capo indiscusso e da anni relegato al 41 bis. Un’inchiesta, quella che ha portato alla retata di oggi denominata “Target” che ha permesso di colpire il cuore organizzativo e verticistico della consorteria mafiosa e di trovare nuovi elementi di accusa a carico anche del figlio del “padrino” dei Carcagnusi, Sebastiano. Nuccio Mazzei ha preso da tempo il posto del padre nel ruolo di capo (anche lui è al regime del 41 bis e sta affrontando diversi processi). Storici i legami tra i Mazzei e i Corleonesi palermitani.

Affondata la lama nell’organizzazione interna al clan dei Carcagnusi che fanno riferimento a Carmelo Occhione, elemento di vertice che è già stato arrestato nell’ambito della retata “Nuova Famiglia” della Finanza. Dalle indagini era emerso che sarebbe stato Carmelo Occhione a tenere i contatti tra i Carcagnusi e gli altri clan mafiosi durante la latitanza del capomafia Nuccio Mazzei. Ed è proprio dalla cattura di Nuccio U Carcagnusu (VIDEO DELLA CATTURA) che parte l’indagine che dura da aprile a luglio 2015. L’altro vertice finito in manette è Maurizio Giovanni Motta (già ai domiciliari), fratello di Giovanbattista Motta, ucciso in una faida di mafia nel 2007.

Sono molte le contestazioni per gli indagati: vanno, a vario titolo, dall’associazione per delinquere di stampo mafioso (clan Mazzei – “Carcagnusi”), estorsione, esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza e minaccia, favoreggiamento personale e reati in materia di falso, con l’aggravante, e furto e ricettazione. (VIDEO DELL’USCITA DALLA SQUADRA MOBILE)

“E’ stata un’indagine di tipo tradizionale, con appostamenti, pedinamenti e attività tecniche” – ha detto il procuratore Carmelo Zuccaro durante la conferenza stampa di oggi. Il fiuto investigativo ha permesso di scoperchiare vecchi e nuove leve dell’organizzazione mafiosa. Perchè se Motta e Occhione sono vecchie conoscenze della Poizia, così come Carmelo Giusti, questo non si può dire per Giuseppe Cardì, uomo di fiducia – secondo la polizia – del capomafia Nuccio Mazzei.

C’è anche una donna finita in manette con l’accusa di concorso esterno. Gioacchina Fiducia ha avuto un ruolo di primo piano per la latitanza di Mazzei. Nel blitz della cattura la polizia ha trovato un documento di identità con la foto della moglie del latitante ma con nome e cognome dell’arrestata di oggi. E’ il documento utilizzato per la stipula del contratto di locazione della villetta di Ragalna, che era diventato il covo del capomafia. Fiducia deve rispondere anche di falso.

Occhione e Motta erano, dunque, i bracci operativi di Mazzei per tenere le redini dei due gruppi operanti a Catania: “quello del traforo (a San Cristoforo) e quello di Lineri” – ha spiegato il pm Giuseppe Sturiale. La cellula della frazione misterbianchese, come emerge dal processo Enigma in corso, era dedita alle estorsioni.

“Le indagini hanno portato a far luce anche su due furti commessi ad Augusta e Siracusa – spiega il dirigente Antonio Salvago – e siamo riusciti anche a recuperare la refurtiva”. Le due azioni criminali a cui fa riferimento il capo della Mobile di Catania sono due: uno il furto commesso a marzo del 2015 ai danni dell’ottica Angiolucci di Augusta (furono rubati 4.812 paia di occhiali, in parte rinvenuti dagli investigatori). Il secondo colpo (con spaccata) è quello ai danni di un negozio di abbigliamento nel centro di Siracusa commeso a giugno del 2015 (VIDEO). I Mazzei sono andati fuori Catania per mettere a segno i colpi, ma “non hanno chiesto il permesso a nessun clan della zona – chiarisce il pm della Dda Rocco Liguori – avevano necessità contingenti e hanno agito”.

Non potevano di certo mancare le estorsioni. Attività illecita tradizionale nella consorteria dei Mazzei. Le indagini hanno permesso di fare luce su una estorsione con il pizzo mensile, a cui si deve aggiungere la richiesta di estinzione del debito, in cambio della rituale “protezione”.

Da segnalare che nel corso delle indagini è stato arrestato il 10 maggio 2015 Rosario Seminara che nascondeva in una parete della sua casa a San Cristoforo diverse armi. L’arsenale era composto da una pistola tipo Zastava M57 cal.7,62 mm, con matricola abrasa e priva di punzonatura del banco nazionale di prova, munita di caricatore monofilare contenente 9 cartucce calibro 7,62×25; 26 cartucce sfuse cal.7,62×25; una pistola mitragliatrice tipo CZSA23 con la scritta VOZ 88, con matricola abrasa e priva di punzonatura del banco nazionale di prova, munita di caricatore contenente 4 cartucce cal.7,62×25; un caricatore di forma curva privo di cartucce.

ECCO I NOMI:

Giuseppe Barbagallo, classe 1976

Giuseppe Cardì, classe 1978 (gà ai domiciliari)

Domenico Coglitore, classe 1980

Giuseppe D’Agostino, classe 1974, inteso “lo squalo” (già detenuto)

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Gioacchina Fiducia, classe 1979

Carmelo Grasso, classe 1973 (già detenuto)

Salvatore Guglielmo classe 1974

Carmelo Giusti classe 1955 inteso “Melo bafacchia”

Sebastiano Mazzei, classe 1972, inteso “Nucciu u carcagnusu” (al 41 bis)

Giovanni Maurizio Motta, classe 1969 (già ai domiciliari)

Carmelo Occhione, classe 1974 inteso “Melo” (già detenuto)

Rosario Seminara, classe 1974 (già ai domiciliari)

Vito Danilo Caputo, classe 1989, per lui è stato disposto l’arresto ai domiciliari

Francesco Spampinato, classe 1977, è stato disposto l’arresto ai domiciliari

Cesare Massimo Urzi, classe 1973, è stato disposto l’arresto ai domiciliari

Giulio Alfio Virgillito, classe 1992, disposto l’obbligo di firma due volte al giorno

 

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26 Ottobre 2016, 07:53

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