01 Giugno 2016, 20:03
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TRAPANI – Pioggia mattutina e cielo grigio, “ma chi se ne frega – scandisce di buon mattino la radio -, siamo in finale e ci si gioca la serie A”. Il day after di Trapani è placido, quasi dolcemente assuefatto all’idea che questo piccolo lembo d’Italia si giochi la scommessa più importante della sua storia calcistica. E’ la provincia che sale sul posto d’onore, lo sconosciuto, o spesso mal conosciuto, che diventa star sotto a riflettori mai visti prima da queste parti. Sono trascorse meno di 12 ore dal fischio finale e lo Spezia è già in archivio: i caroselli lungo via Fardella e le bandiere davanti alla fontana del Tritone hanno lasciato spazio ai 180 minuti finali di un campionato che dopo Cagliari e Crotone attende la terza damigella d’onore al gran ballo della serie A.
Nei bar di via Garibaldi e piazza Vittorio Emanuele ci si interroga sul ginocchio di Petkovic e sul 3-5-2 di Cosmi, sul Novara e sul Pescara che si giocano l’altro posto in finale. Ci si improvvisa anche ingegneri edili con eloquenti disquisizioni tecniche sul necessario ampliamento dello stadio Provinciale (FOTO), che in caso di serie A dovrà effettuare una vera e propria cura ormonale estiva: dai quasi ottomila posti bisognerà arrivare ad almeno 15mila. “E’ già tutto pronto per i lavori – sussurra qualcuno – ma si attende la finale”. Peppe, dipendente pubblico in pensione, non ha paura della serie A: “Se realtà come Chievo e Sassuolo resistono perché non potremmo riuscirci anche noi?”. Il paragone sotto il profilo economico è un po’ azzardato ma chi con i numeri è abituato a farci i conti giura che la serie A è per Trapani una grande occasione: “Il calcio ha fatto tanto per il brand ‘Trapani’ – racconta Giuseppe Pace, presidente della Camera di commercio – e tanto può ancora fare. Assieme allo sport cresce un intero territorio. Una eventuale promozione averebbe effetti certamente benefici sulla nostra economia”.
I conti li fa anche Gregory Bongiorno, presidente di Confindustria Trapani: “L’America’s Cup del 2005 ha lasciato in dote a Trapani un +50% di posti letto nel triennio 2007-2010, è difficile quantificare l’impatto benefico della serie A sul territorio, ma di certo darebbe una grossa mano. Trapani e il Trapani ormai sono conosciuti al grande pubblico. La serie A sarebbe una vetrina importantissima per la nostra provincia, una bella iniezione di fiducia e sviluppo”. Da oltreoceano arriva anche il sorriso del sindaco, Vito Damiano: “La città sta vivendo un momento magico grazie al Trapani. La serie A è a portata di mano. Cosmi e i loro ragazzi stanno portando in alto il nome della nostra città ma il mio ruolo di sindaco – ricorda al telefono – mi impone una riflessione: ben venga la promozione, ma i problemi da risolvere per la vita quotidiana della città restano intatti e dobbiamo lavorare sodo per risolverli”.
Trapani sogna a occhi aperti e sogna anche chi trapanese non è, come Elio Faggiano. Il padre di Daniele, ds e colonna portante del miracolo Trapani, attende che lo store del club apra per comprare gadget e t-shirt granata da regalare: “Le mie ferie ormai le passo qui – racconta con un sorriso -, faccio su e giù da Lecce per stare accanto a mio figlio. Qui si sta bene, mi sono innamorato anche io di Trapani. Daniele adora la città e la città lo adora ma non chiedetemi cosa farà in futuro, non so nulla”. Il diretto interessato se ne sta rinchiuso nel suo ufficio all’interno di quel piccolo gioiellino Liberty (GUARDA LE FOTO) che è la sede del club, a pochi passi dal mare. Il dopo-Spezia lo ha trascorso con la famiglia e la compagna e ora è in partenza per Pescara: “Non voglio sentire parlare di festeggiamenti, non ho aperto alcuna bottiglia. I tifosi sognino pure ma noi no”.
Il matrimonio tra Faggiano e il Trapani ha avuto un ‘celebrante’ di tutto rispetto: Giorgio Perinetti. “Morace cercava un direttore sportivo e Giorgio mi chiese: ‘Ti va di farci una chiacchierata?’ Ed eccoci qui. Ora Trapani è famosa per il calcio e per le bellezze del suo territorio, non per i soliti brutti motivi”. In un ufficio che assomiglia alla stanza di uno studente fuori sede (“sono in continuo movimento, qui non ci si ferma mai”) racconta “l’orgoglio maggiore: la fiducia del ‘comandante’. Tutto questo esiste grazie a lui”.
Il ‘comandante’ è Vittorio Morace, armatore napoletano che qui ha piazzato il quartier generale della sua Ustica Lines che nel 2005 prese per mano il Trapani. Non capiva molto di pallone ma insieme con la moglie, il dg Annemarie Collart, ha costruito un esempio di organizzazione societaria. In casa Trapani nulla è lasciato al caso. La sede di via Orlandini ospita anche la mensa per Coronado e compagni e una piccola foresteria per la Primavera. A pochi metri il ristorante ‘Al solito posto’, diventato ormai un covo granata: “Siamo orgogliosi di quello che stanno facendo questi ragazzi”, racconta Vito Basciano, che tra i suoi tavoli ospita spesso Ettore Morace, figlio del ‘comandante’ e Serse Cosmi: “Il mister va matto per i ‘fichi a bocca aperta’, un dolce particolare. Stiamo sognando a occhi aperti”.
Stessi sogni anche a 15 chilometri di distanza, in contrada ‘Guarrato’, nelle campagne tra Trapani e Marsala. Il ‘Club Guarrato’ è il più longevo tra i tifosi granata. “Siamo nati nel marzo 1996”, sorride il presidente, Giovanni Burgarella, che ha intenzione di seguire il Trapani anche per la finale. “Ero a Bari e sarò anche a Novara o a Pescara”. Qualcuno obietta: “Il Pescara è troppo forte”. La risposta è secca: “Noi non siamo scarsi”. Certezze che si diffondono tra le vigne di una piccola porzione di campagna trapanese, mentre la pioggia del mattino va via.
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01 Giugno 2016, 20:03