15 Marzo 2013, 06:02
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PALERMO – “Ottima la bocciatura dei ticket”, commentava soddisfatto ieri il presidente della Commissione Sanità all’Ars. Per intenderci, i ticket sono stati proposti dal governo di Rosario Crocetta. E a esprimere soddisfazione è stato un esponente del Partito democratico, Pippo Digiacomo. Cosa succede alla maggioranza del governatore?
Di certo, la salute non è buona. Inutile girarci attorno. Al di là dei proclami e delle rassicurazioni, qualcosa non torna. E quello che è accaduto ieri in Commissione Sanità potrebbe rappresentare la prova generale dell’Aula. Potrebbe essere il sintomo di una malattia.
La maggioranza, insomma, non c’è. O potrebbe non esserci. E non è una fantasia. Anzi, stando alle dichiarazioni rimbalzate ieri tra i corridoi di Palazzo d’Orleans, il timore è fondato, fondatissimo. Specie se ad esprimerlo è, ad esempio, il capogruppo del Pd. Il partito più grosso della maggioranza che sostiene il governo Crocetta: “Dentro questo palazzo – ha detto Baldo Gucciardi – c’è chi non sa e non vuole vedere la voglia di cambiamento che c’è fra la gente: la riforma delle Province può e deve essere l’occasione per riavvicinare la politica, le istituzioni e la società. Non possiamo permetterci di perdere questa occasione. Il Pd è pronto a discutere di come riformare le Province, – ha continuato Gucciardi – possiamo dialogare con tutti, maggioranza ed opposizione, non ci siamo imposti con colpi di mano, ma deve essere chiaro – ha concluso – che useremo ogni strumento regolamentare per impedire che questa riforma venga trascinata nella palude dell’ostruzionismo”.
Gucciardi parla di ostruzionismo. E fa riferimento alle centinaia di emendamenti che le opposizioni caleranno sul ddl governativo. Ma qualcuno paventa un rischio ulteriore, più subdolo. “Temo che il gioco dell’oca – ha detto Marco Forzese, presidente della prima commissione ed esponente dei ‘Democratici e riformisti’ – che ha riportato il vecchio testo alla partenza dell’Aula possa trovare sul percorso del ddl migliaia di emendamenti contro i 194 su cui si poteva ragionare serenamente, soprattutto perché intervenivano su un testo che rinviava il turno elettorale e prevedeva la disciplina dei nuovi consorzi di comuni dopo un periodo di commissariamento. Ora però temo imboscate”.
Eccole, le imboscate. Il rischio contro il quale può naufragare la riforma del governo. “Trappole” che potrebbero essere piazzate nell’ombra creata dal voto segreto: “Sì, temo – conferma Forzese – che qualche esponente della maggioranza possa puntare ad affossare la riforma. A tirare un brutto scherzo. E quello che si è visto oggi (ieri, ndr) in Commissione Sanità è un segnale preoccupante”. E del resto, l’idea di una “maggioranza bulgara”, termine col quale il presidente Crocetta ha finora esorcizzato la mancanza dei numeri a Sala d’Ercole, sembra essersi sciolta di fronte alle prime votazioni, alla prima “conta”. Ai primi veri banchi di prova all’Ars. Mesi in cui, dopo le Province, i deputati e il governo dovranno occuparsi di un complicatissimo bilancio e di una dura Finanziaria.
“O approviamo la riforma – ha tuonato Antonello Cracolici – o sciogliamo l’Ars”. Non proprio la frase di chi pensa che la maggioranza, compatta, sosterrà il ddl. E del resto, come detto, è proprio il partito di Cracolici ad aver suonato il primo allarme, in quella commissione dove sono stati bocciati i ticket di Crocetta, e nella quale siedono, oltre al presidente, altri due deputati democratici.
Ma il problema, ovviamente, non è solo lì. Il rapporto tra Crocetta e l’Udc si è deteriorato. E poco rassicuranti appaiono i repentini e periodici “riavvicinamenti”, quelle sintonie ritrovate tra le righe di un comunicato stampa. Proprio sul tema delle Province, infatti, Crocetta ha sconfessato il suo assessore Patrizia Valenti, alcune settimane fa, cambiando, in sua assenza, la data delle elezioni (salvo poi tornare sui suoi passi). E freschissima, invece, è la polemica con Ester Bonafede, alla quale il governatore ha “consigliato” di rivedere il suo doppio incarico di assessore e sovrintendente della Sinfonica. Nelle stesse ore in cui D’Alia parlava, a proposito delle Province, di “legge burla” e Casini invitava Crocetta a passare dagli annunci ai fatti. E il governatore replicava, stizzito: “Il presidente dell’Ars mi dice una cosa, il gruppo parlamentare un’altra, il partito un’altra ancora. Parlino una sola lingua in tutte le sedi. Oppure mi spieghino: esiste ancora una maagioranza, o no?”. Tutte polemiche apparentemente sopite, oggi. Ma che potrebbero rinascere sotto forma di “imboscate”. E saltare fuori all’improvviso, tra un comma e l’altro della riforma delle Province, nell’ombra rassicurante del voto segreto.
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15 Marzo 2013, 06:02