E all’Ars si discute sul destino di Fiat

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13 Gennaio 2010, 10:21

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Dove eravamo rimasti? L’assemblea regionale aveva salutato l’anno vecchio approvando la minifinanziaria contenente il via libera all’esercizio provvisorio fino al 31 marzo, la proroga dei contratti dei precari e altri interventi finanziari urgenti. Dopo la pausa natalizia è tempo di tornare ai lavori d’aula (in programma nel pomeriggio, a partire dalle 17), con la prima seduta ufficiale nell’era del Lombardo Ter, il nuovo esecutivo partorito dalla mente del governatore negli ultimi scampoli del 2009 e rimasto ‘orfano’ di esponenti del Pdl “lealista”, rimpiazzati dall’economista Mario Centorrino e dall’ormai ex superburocrate Pier Camillo Russo.

Il nuovo governo inizierà la sua avventura in aula affrontando il tema oggi più caldo nell’asfittico panorama dell’economia siciliana: la situazione della Fiat a Termini Imerese. La vicenda è nota. Dal Salone dell’auto di Detroit, l’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, ha confermato la volontà di chiudere lo stabilimento di Termini entro il 2012. Una decisione definita “irrevocabile” che ha provocato l’immediata reazione degli operai, i quali – dopo le proteste spontanee di ieri – hanno proclamato per oggi uno sciopero di otto ore, sotto la guida dei sindacalisti di Fim, Fiom e Uilm. E il cuore della manifestazione sarà piazza Indipendenza, proprio di fronte ai palazzi del potere della politica regionale, che con il dibattito odierno all’Ars cercherà di trovare una soluzione condivisa per convincere l’azienda torinese a cambiare idea.

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In una fase in cui le forze politiche dell’Isola si accusano a vicenda, con motivazioni diverse, di “ribaltonismo”, le parole e i toni usati da Marchionne hanno avuto l’effetto di mettere d’accordo tutti i deputati regionali sull’urgenza di un intervento per evitare la paventata chiusura dello stabilimento. Una chiusura che rappresenterebbe un colpo durissimo per le speranze di rilancio dell’economia siciliana. Ieri, dopo che la conferenza dei capigruppo aveva deciso all’unanimità di riprendere l’attività parlamentare con la discussione della vertenza Fiat, è stato Lombardo in persona a scagliarsi contro la linea adottata dall’ad del Lingotto, ricordando che la Regione è pronta a fare la sua parte e a investire 400 milioni di euro (200 per il miglioramento delle infrastrutture e 200 in innovazione tecnologica) per salvare Termini e i suoi lavoratori.

È probabile che nel pomeriggio in aula verrà rinnovato l’appello lanciato al governo Berlusconi sempre da Lombardo, che attraverso un comunicato – dopo le sollecitazioni del segretario del Pd, Giuseppe Lupo – ha chiesto all’esecutivo nazionale di “fare quello che hanno fatto i governi degli Stati Uniti e della Germania: trattare direttamente e con convinzione per non far chiudere nessuno stabilimento”. Sulla vicenda Fiat, quindi, l’intesa tra i vari partiti c’è, almeno in linea teorica. Adesso bisognerà vedere quali proposte concrete saranno avanzate dalla classe politica per fermare la fuga della grande industria dall’Isola.

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13 Gennaio 2010, 10:21

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