09 Febbraio 2015, 05:30
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CATANIA – Ha sentito l’odore del carcere e lo scatto delle manette ai polsi. E prima che queste paure diventassero realtà ha deciso di far perdere le sue tracce. Andrea Luca Nizza è uno dei latitanti “di rango” a cui carabinieri e polizia, con il coordinamento della Dda etnea, stanno dando la caccia. Andrea Nizza, ventinovenne e ultimo erede dell’omonima famiglia affiliata a Cosa nostra, è finito in cella diverse volte durante la sua “ascesa” criminale all’interno della cosca Santapaola condivisa con gli altri fratelli.
A dicembre sono due le cose che probabilmente lo spingono ad organizzare la sua latitanza: la notizia che due suoi uomini di fiducia avevano deciso di diventare “sbirri” e la lettura della sentenza di condanna di Fiori Bianchi. E uno dei due collaboratori di giustizia altri non è che uno dei suoi fratelli: Fabrizio. Il capofamiglia, l’uomo d’onore che ha avuto come padrino Santo La Causa, ha deciso di “cambiare vita”. Ma agli occhi del clan questo è visto come un tradimento. Le mura di casa di Andrea Nizza, chiamato dai boss “sorella”, tremano e allora organizza la sua latitanza. Nascondiglio, protezione e soprattutto soldi.
Il 12 dicembre 2014 i Carabinieri lo vanno a cercare per arrestarlo: hanno in mano un ordine di carcerazione vista la condanna del Gup Anna Maggiore a 6 anni e otto mesi. Andrea Nizza è già introvabile. Il cerchio attorno al latitante è già stato tracciato dai magistrati della Procura di Catania e da qualche giorno ai militari di Piazza Verga si sono aggiunti alla caccia i poliziotti della Squadra Mobile. Il 2 febbraio è sfuggito all’operazione Spartivento contro il traffico internazionale di droga tra l’Albania e Catania. Andrea Nizza secondo le accuse è uno dei gestori dei “cartelli” del narcotraffico che opera tra Librino e San Cristoforo.
Il latitante, visti i numerosi arresti degli ultimi due anni che hanno costretto i Santapaola a riorganizzarsi, avrebbe oggi un posto di vertice all’interno della cosca. Soprattutto nelle organizzazioni che hanno come capi da quasi un decennio la famiglia Nizza, e cioè quelli di Librino e San Cristoforo che fanno riferimento allo storico gruppo santapaoliano della Civita.
Dall’indagine Fiori Bianchi emerge una chiara mappa della cosca e secondo questa ricostruzione nel quartiere di Librino, a “spartirsi” gli stradoni di cemento con gli Arena, i Santapaola avrebbero schierato proprio il gruppo diretto da Andrea Luca Nizza.
Ma c’è un collaboratore di giustizia, oltre al fratello Fabrizio, che conosce molto bene il latitante. Il luogotenente della cosca Davide Seminara nel 2007 rientra tra le file del clan Santapaola proprio grazie al boss ricercato: che mentre era in cella gli faceva arrivare 1000 euro al mese. Negli ultimi tempi Seminara era diventato l’autista di Andrea Nizza.
I verbali del collaboratore sono stati acquisiti nello stralcio del processo Fiori Bianchi che si celebra con il rito ordinario. Il procedimento in abbreviato è terminato con una pioggia di condanne tra cui quella per Andrea Nizza, da allora – appunto – irriperibile. I pm che “gestiscono” la collaborazione di Seminara hanno sottoposto al riconoscimento fotografico tutti e 80 gli indagati del processo. Il nome del latitante viene fuori in diverse occasioni. Ad esempio quando parlando di Salvatore Battaglia, storico “capo” del gruppo dei Santapaola al Villaggio, si parla di una sorta di corrispondenza tra lui e Andrea Nizza. Da Bicocca mesi fa sarebbero partiti dei bigliettini in cui Battaglia si lamentava proprio con Nizza per aver mandato pochi soldi al gruppo. Alcuni di questi “messaggi” sarebbero stati letti personalmente da Seminara che poi precisa come Lorenzo Saitta, detto “Scheletro”, uomo di vertice dei Santapaola in cella, quando doveva comunicare o riferirsi ad Andrea Nizza utilizzava lo pseudonimo di “sorella”.
Andrea Nizza aveva grande stima – riferisce Seminara – di Franco Leonardo detto “Banana”, con lui avevano anche diviso la cella per un certo periodo. Il collaboratore racconta che i colloqui dei due erano sempre garantiti dalla presenza di Felice Giuseppe “l’avvucatu”.
Davanti alla foto di Andrea Nizza Seminara non ha dubbi ad identificarlo come l’attuale “capo del Gruppo”. Il collaboratore afferma che lui e il boss si incontravano quotidianamente. Andrea Nizza gli avrebbe affidato un ruolo di responsabilità “per gli stupefacenti”.
Davanti alla foto di Michele Monaco, Seminara specifica che non è un affiliato ai Santapaola ma supporta Andrea Nizza per riciclare il denaro sporco. Il collaboratore parla anche di un progetto – ma non sa se è mai partito – per investire un milione di euro a Caltanissetta. Andrea Nizza contava da questo “affare” di poter guadagnare almeno 10 mila euro al mese da destinare alla moglie.
Le dichiarazioni di Seminara, insieme a quelle con la scritta “omissis” del fratello Fabrizio, rappresentano le fondamenta su cui stanno lavorando investigatori e magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia per poter localizzare il nascondiglio del latitante. La caccia all’ultimo genito dei Nizza è scattata.
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09 Febbraio 2015, 05:30