16 Agosto 2012, 11:56
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Si dice disposto a votare per Micciché presidente, ma preferirebbe la candidatura di Nello Musumeci, Roberto Lagalla e Antonino Recca, rispettivamente rettori di Palermo e Catania. Pino Firrarello, luogotenente del Pdl isolano, intervistato da Livesicilia, parla della strategia per le regionali, dei rapporti con Lino Leanza e di Raffaele Lombardo, suo eterno nemico che “si è comprato mezza Sicilia perché i magistrati non hanno agito per tempo”.
A Ferragosto ha fatto la spola tra Giardini Naxos, località balneare in provincia di Messina e Bronte, la città che amministra da primo cittadino alle falde dell’Etna dove ha festeggiato i 50anni di sacerdozio di un amico parroco insieme a centinaia di persone. Ma è sulla riva del mare che guarda a Taormina che Pino Firrarello ogni estate raduna la famiglia, nipoti e genero Giuseppe Castiglione compresi, nel palazzo ristrutturato qualche anno addietro.
Il celebre e lussuoso Lido di Naxos diventa, durante la calda stagione, una sorta di sezione del Pdl dove sfilano i big del centro destra, accolti nei tavoli sotto al grande tendone, dove Castiglione e Firrarello trascorrono mattinate e pomeriggi con un vicino di casa in più: Lino Leanza. L’ex colonnello del Mpa -da sempre frequentatore delle spiagge di Taormina- è uno dei politici siciliani che sono stati convocati a cena all’Hilton, altro lussuoso albergo di Naxos, per trascorrere una serata con i vecchi amici del centrodestra, possibili alleati pero’ delle prossime regionali del candidato Pd Rosario Crocetta. Firrarello non è ancora convinto che Leanza abbia rotto con Raffaele Lombardo: “lo vedremo nei prossimi 30anni se Leanza ha chiuso con l’ex presidente della Regione -commenta ironicamente il senatore azzurro- certo è che negli anni ’90 Leanza era venuto in Forza Italia è poi è tornato da Raffaele”.
Il peccato originale e il nemico “Raffaele”
“La mia colpa più grave risale al 2003 quando dovevamo scegliere un successore a Nello Musumeci”. Firrarello racconta a Livesicilia che prima del 2003 aveva incontrato Lombardo soltanto una volta: “era venuto da me in cerca di lavoro tra il 1996 e il 1997, gli avevo proposto alcune soluzioni ma poi la cosa non andò in porto”. Nel 2002 Lombardo diventa vicesindaco di Umberto Scapagnini e poi, quando Forza Italia deve scegliere il candidato da sostenere per la guida della Provincia regionale di Catania, Firrarello registra un inaspettato sostegno degli azzurri proprio per Lombardo. “A tifare per lui c’erano il senatore Guido Ziccone che adesso è il suo legale nel processo per mafia, il compianto rettore Ferdinando Latteri e il senatore Domenico Sudano”. Guidando la provincia Raffaele Lombardo fa fuori, da subito, gli uomini di Firarrello, “molti se li compra”, ricorda il senatore, ma c’è un momento in cui le loro strade sembrano ricongiungersi.
Nel 2005, durante un’infuocata udienza nel processo per le tangenti del nuovo ospedale Garibaldi di Catania, l’imputato Firrarello cita Lombardo come teste della difesa. E il signore di Grammichele testimonia che Firrarello “non è mafioso”.
Due domande: eravate “sciarriati” in quel periodo? Fu una testimonianza autentica?
“Non ci frequentavamo più -risponde Firrarello- oltre a lui ho citato come testimone Capodicasa, Giovanni Burtone del Pd e Nello Musumeci. Ma con Lombardo avevo rotto veramente: lui aveva iniziato a far crescere il suo apparato politico clientelare mentre inaugurava e non completava mai le opere pubbliche”.
Ma allora dal punto di vista pratico che differenza c’è tra il metodo di Firrarello e quello di Lombardo di creare consensi?
“C’è una profonda differenza -risponde il sindaco di Bronte- io ho rispetto per le persone con le quali instauro rapporti d’amicizia. Se c’è qualcosa che posso fare la faccio. Da parte sua c’è sempre la volontà di assoggettare l’interlocutore. Un modo aberrante di fare politica: non accetta che qualcuno possa pensarla diversamente”. Firrarello rincara la dose: “se lui si è comprato mezza Sicilia la colpa è dei magistrati che non hanno agito per tempo. Io comunque se vengo a conoscenza di fatti che possono avere profili illeciti li denuncerò”.
E di denunce Firrarello a Lombardo ne ha fatte 3, solo negli ultimi anni. “La querela che gli ho fatto a Catania è stata archiviata in modo molto discutibile, a Palermo ho fatto una denuncia similare ed è stato richiesto un supplemento d’indagine, a Roma invece Lombardo è stato rinviato a giudizio e il 2 luglio ha chiesto un rinvio per impegni di governo”.
Una delle principali accuse di Lombardo, nei confronti del senatore di Bronte, è quella di essere stato interessato all’inceneritore di Paternò e di essere stato amico di uno dei proprietari dei terreni: l’imprenditore Alessandro Di Bella. “E’ vero -replica Firrarello- sono amico dell’imprenditore Di Bella, lo conosco bene e lo rispetto. Peccato però che i costruttori dell’inceneritore erano i Basilotta, noti alla magistratura e grandi amici di Raffaele Lombardo”.
Domanda d’obbligo: lei in primo grado è stato condannato per turbativa d’asta, l’appello è in corso. Come si difende dalle gravi accuse della magistratura?
“Assolutamente si tratta di fatti inesistenti perché come risulta dagli atti processuali la corruzione dell’ingegnere Mazzone è precedente agli incontri che io avrei avuto. Di conseguenza i miei incontri erano assolutamente ininfluenti. Altri avevano pagato Mazzone che poi ha truccato le gare. Io con Mazzone non avevo mai avuto rapporti e risulta dagli atti processuali. Per il resto non posso che essere molto disturbato da questa storia perché non stiamo riuscendo a fare l’appello per vari ritardi”.
Botta e risposta sulle regionali
“Sono ancora convinto che sia necessario il commissariamento per almeno 5 anni della Sicilia che ha un debito talmente alto da poter influenzare la vita politica dell’intero Paese. Penso che le istituzioni dovrebbero porsi questo problema”.
E voi quali soluzioni avete proposto rispetto a questo stato di cose?
“Noi -risponde Firrarello- abbiamo indicato Piero Grasso come candidato presidente”.
Chi comanda il Pdl in Sicilia?
“Ci sono 3 coordinatori di partito e c’è un comitato regionale che ha stabilito che non faremo accordi con Lombardo né con il Mpa, né con quanti lo hanno collaborato nel governare in modo disastroso, durante questi ultimi anni, la Sicilia”.
Cosa ne pensa di Miccichè?
“Ha una personalità veramente particolare. E’ un uomo generoso che ha un notevole intuito politico e grandi capacità di aggregazione ma per il suo carattere rischia di crearsi numerosi nemici”.
Lei voterebbe mai per Micciché?
“Si, lo voterei”.
Quindi diciamo che potrebbe essere il candidato del Pdl?
“Penso che abbiamo bisogno di altro e stiamo tentando di fare ricorso a qualcuno che ha dato prova di buon governo delle istituzioni”.
Qual è il nome di Firrarello il 16 agosto?
“Qualche tempo addietro avevo chiesto a Ivan Lo Bello di candidarsi presidente, ma lui mi ha detto che il codice etico di Confindustria lo vieta. Ho parlato con Piero Grasso, ma non ha accolto l’invito. Io ritengo che tutti i politici dovrebbero ammettere di avere delle colpe. Oggi la situazione è precipitata, il precariato è enorme, i soldi non vengono spesi, c’è una realtà della quale siamo tutti responsabili. Per questo è necessario rivolgersi a qualcuno che possa affrontare da un’ottica diversa l’amministrazione della Sicilia”.
Chi potrebbe essere?
“Penso a uno dei tre rettori delle principali università siciliane…”
Quindi Lei rilancia anche il rettore di Catania Recca?
“Si, penso che Antonino Recca e Roberto Lagalla hanno dato prova di saper amministrare bene. Anche Nello Musumeci può essere un buon candidato, ha lasciato un buon ricordo della sua esperienza di governo. E’ uno dei candidati che possiamo proporre all’elettorato siciliano”.
Il “compagno” Firrarello
“La mia militanza nella sinistra -racconta a Livesicilia il sindaco di Bronte- la porterò sempre nel cuore. Grazie all’impegno di Giuseppe Castiglione, durante il governo Capodicasa, sono stati aboliti gli enti economici regionali: enti mangiasoldi che sperperavano quattrini”.
Ha ancora interlocutori nel centrosinistra?
“Sicuramente Capodicasa, che ha un grande senso delle istituzioni”.
E Mirello Crisafulli?
“Contrariamente a quello che si può pensare è una persona di grande intelligenza”.
Ha mai pensato di creare un nuovo soggetto politico insieme a questi interlocutori?
“No, perché abbiamo una diversa concezione della vita. Con queste persone si può avere una collaborazione fermo restando che ciascuno ha un modo diverso dal mio di concepire la cosa pubblica”.
Lei ha governato a braccetto con i comunisti?
“Si, con il governo di Pippo Campione c’erano i comunisti. Io ero assessore alla Sanità ed è stata un’esperienza bellissima perché ho fatto una vera rivoluzione. Consideri che in Sicilia, prima della mia gestione c’erano 62 Usl e mille amministratori”.
Quando è nato il grande buco della sanità: durante la sua gestione o per colpa di quelli che sono venuti dopo?
“Io ho abolito le Usl, ho istituito 26 aziende che raggruppavano la rete ospedaliera e il territorio. Feci la legge che stabilisce che il piano sanitario viene fatto in via amministrativa e non legislativa. La classificazione degli ospedali l’ho istituita io e ho fatto male a non parlare mai della mia riforma che fu copiata subito dopo da tutte le regioni italiane. E’ stata un’esperienza molto bella fatta insieme ai comunisti e ai socialisti. Mio collega era l’attuale assessore all’agricoltura Aiello”.
Il futuro di Firrarello
Berlusconi la considera una “quercia”, ha mai pensato ad avere un erede politico? Giuseppe Castiglione è un suo erede politico?
“Giuseppe Castiglione vive un’esperienza diversa dalla mia. Io sono cresciuto nella Dc che era fatta di 7-8 correnti. Ogni corrente era un partito. C’erano grandi fibrillazioni ma quando ci si riuniva si trovavano le soluzioni. Io sono uno dei pochi che fa segreteria, incontra le persone…”
Mi raccontano dei suoi pranzi domenicali con almeno 60 persone…
“Viviamo una realtà molto bella. L’incontro inizia sabato sera a casa mia. In ogni caso la domenica è d’obbligo mangiare tutti insieme”.
E’ vero che si candida come deputato regionale?
“E’ vero che l’ho detto ma non mi candido. Fare il deputato regionale è molto impegnativo, poi l’idea di tornare a viaggiare verso Palermo non rientra nei miei progetti. Io sono sindaco di Bronte, lo sto facendo con amore per questa città che mi ha dato tantissimo. E probabilmente concluderò la mia attività politica da sindaco di Bronte”.
Pensa che il governo Monti arriva a fine mandato?
“Spero che continua anche nel futuro anche se non condivido tutto quello che sta facendo. Noi dobbiamo trovare un modo per uscire da questa crisi. Senza Monti saremmo come la Grecia”.
Che tipo è suo cugino Vito Bonsignore?
“Sicuramente un ottimo politico e un ottimo imprenditore”.
Non c’è il rischio che facendo il politico diventi più facile fare l’imprenditore?
“Assolutamente no, lui ha sempre separato le due cose”.
Bronte: il cuore “verde” di Firrarello, ex corrispondente di Ciancio
Che rapporto ha con i cittadini di Bronte?
“E’ una cittadina di grandi tradizioni culturali che ha dato i natali a numerosi personaggi illustri. In tutti i settori ci sono grandi personalità che hanno influito sulla storia dell’uomo. Io ci arrivai casualmente 50anni addietro. Ho iniziato ad occuparmi di politica pochi giorni dopo il mio arrivo a Bronte”.
Lei è stato corrispondente di Mario Ciancio?
“Sì, lo sono stato sino a quando non sono diventato sindaco la prima volta”.
Che tipo è Ciancio?
“E’ una persona che ha grandi capacità, che sa fare benissimo l’imprenditore e questo lo dimostra la sua vita. Per lui ho molta stima e so che se ci fossero tanti Ciancio in Sicilia le cose andrebbero meglio”.
Qual è il giudizio sul modo con cui Ciancio ha gestito mediaticamente l’epopea di Raffaele Lombardo?
“Un imprenditore deve innanzitutto fare quadrare i conti. Se Ciancio ha ritenuto di farli quadrare in questo modo vuol dire che aveva le sue motivazioni”.
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