10 Marzo 2014, 06:00
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PALERMO – Il Cefop è stato acquistato dal Cerf. E dentro questa “fotografia”, dietro questa immagine di pura cronaca, c’è una storia che ha persino le tinte del giallo. Il Cerf ha acquistato il grosso ente di formazione, nonostante pochi mesi avesse rischiato di essere tagliato fuori dalla procedura di vendita.
Ad agosto, infatti, la proposta di acquisto del Cerf era arrivata dopo il gong. Venticinque minuti oltre il limite massimo. Che era stato – tra l’altro – già spostato una volta. Il Cerf ha acquistato con un’offerta di diecimila euro che consentirà al consorzio composto a sua volta da diverse società (Isas, Ires, Anfe sicilia, Anapia e le due romane Mediatica e Speha) di assicurarsi un finanziamento di 17 milioni di euro per la gestione dei corsi del Piano giovani (o meglio, della seconda annualità dell’Avviso 20).
Eppure, come detto, quella proposta d’acquisto era arrivata in ritardo. Venticinque minuti oltre le 19. Termine fissato dai commissari straordinari del Cefop che, a dire il vero, nella redazione del primo avviso pubblico di vendita, ne avevano previsto un altro: quello dell’1 agosto 2013. Termine “perentorio”, quello individuato dai Commissari, “pena esclusione”. Ma quel primo agosto pare che non fosse arrivata nessuna proposta. Così, la necessità di spostare di una settimana ancora la scadenza: 8 agosto, ore 19. Quello, il nuovo termine perentorio.
Eppure, stando al verbale di apertura delle buste, redatto dal notaio Domenico Cambiaso, che si è svolta lo scorso nove agosto risulta un fatto curioso. Mentre infatti la società “Marenostrum” riesce a portare la propria busta sigillata entro le 18,30 dell’8 agosto, quella del Cerf arriva un po’ più tardi. Troppo tardi. “Il secondo plico – si legge nel verbale del notaio – è costituito da una busta di colore bianco, formato commerciale, consegnatami alle ore 19,25 del giorno 8 agosto 2013”. L’offerta, appunto, è quella del Cerf.
Ma i commissari del Cefop nel frattempo sono andati avanti con la vendita. “Niente di strano, e nessun giallo – spiega uno degli ormai ex commissari giudiziali, Giuseppe Benedetto – è vero che la domanda del Cerf era stata presentata in ritardo, e infatti l’abbiamo esclusa. Così come abbiamo escluso l’altro ente per evidenti carenze nella documentazione fornita e nelle garanzie presentate. Abbiamo, insomma, azzerato tutto e pubblicato un nuovo avviso. A quel punto, il Cerf è stato l’unico ente a presentare la domanda”. Stavolta in orario. E per questo si è aggiudicato la gara. “Siamo partiti, come base – prosegue Benedetto – proprio dall’offerta iniziale del Cerf: 10 mila euro e il mantenimento di 408 lavoratori. Se qualcuno fosse stato disposto a presentare un’offerta migliore, si sarebbe certamente assicurato la gara”.
L’altra società, a dire il vero, la “Marenostrum” si era impegnata formalmente, nel primo atto di proposta, a mantenere a lavoro tutti i 620 dipendenti rimasti al Cefop. Non così il Cerf, che invece, basandosi anche su un accordo sindacale che, però, vedeva fuori sigle come Ugl e Snals Confsal – una “presa di distanze” che metteva in dubbio persino la maggioranza della rappresentanza prevista dalla legge – si era impegnato a mantenerne a lavoro appunto solo 408 (inizialmente erano addirittura 378) dei 620 dipendenti. Gli altri? Sarebbero andati a casa o, nella migliore delle ipotesi, sarebbero stati riassorbiti dal Ciapi di Priolo, società in house della Regione che si sta trasformando in “rifugio” di tutti i lavoratori della formazione licenziati o messi alla porta degli enti per varie ragioni. Ma la società Marenostrum ha deciso di non presentarsi al secondo avviso. Un mistero nel mistero.
“Ci abbiamo rinunciato – commenta amaro Antonio Di Natale, legale rappresentante della Marenostrum – proprio due giorni fa ho ritirato la fidejussione che avevo presentato a garanzia del nostro investimento. Ma abbiamo deciso di farci da parte: ci stiamo scontrando contro un carro armato. Si figuri – racconta – che hanno dichiarato nulla la nostra offerta solo perché mancava l’autenticazione della mia firma. A quel punto mi hanno chiesto un’integrazione, facendo rientrare in gioco il Cerf che aveva però presentato – a differenza nostra – la proposta d’acquisto oltre il termine previsto. Probabilmente avrebbero dovuto chiedere solo a noi di integrare, escludendo l’altra società”. Ma il presidente della società ha deciso di non fare ricorso. “Abbiamo inviato – dice – diffide all’assessore Scilabra, al presidente Crocetta, al Ministero dello Sviluppo economico. La nostra protesta non interessa a nessuno. Abbiamo deciso di non buttare altri soldi ricorrendo al Tar”.
Ma qualcun altro non sembra disposto ad arrendersi. I lavoratori del Cefop che resteranno tagliati fuori dalle assunzioni al Cerf, hanno deciso di andare fino in fondo. E il “caso” potrebbe arrivare fino a Roma, e addirittura alla Commissione europea. “Chi ha deciso – si chiede l’avvocato Angela Maria Fasano, che assiste un gruppo di dipendenti esclusi – quali lavoratori dovessero restare fuori? E sulla base di quali requisiti? E da chi era formata la commissione?”. Su questo punto il commissario Benedetto è chiaro: “Le selezioni sono state portate avanti direttamente dal Cerf, sulla base anche di accordi sindacali. E non c’è nulla di strano nemmeno qui”. Ma i dubbi dei lavoratori sono stati raccolti in una diffida inviata anche alla Commissione europea e al Ministero dello sviluppo economico: “Ad oggi – si legge sempre nella diffida – tra gli eccedentari, quindi fuori graduatoria, sono inseriti lavoratori con trent’anni di servizio, laurea e carichi di famiglia. Di contro, sono stati valutati idonei, quindi con diritto all’assunzione, lavoratori con tre anni di servizio, senza alcun titolo accademico”.
Secondo i lavoratori, insomma, la vendita del Cefop sarebbe “illegittima e irregolare” e, “se definita, – si legge sempre nella diffida dell’avvocato Fasano – si rivelerebbe gravemente lesiva dei diritti soggettivi dei lavoratori”. Che stanno già preparando una plateale protesta di fronte al Ministero dello Sviluppo economico, mentre è stata già inviata, come detto, una segnalazione alla Commissione Europea per violazione di norme sovranazionali poste a tutela del lavoratore.
Ma il “giallo nel giallo” è proprio di queste ore. Mentre il Cefop passava nelle mani del Cerf, il dirigente generale del dipartimento regionale della Formazione e istruzione Anna Rosa Corsello, assicurava: “Non abbiamo ancora ricevuto nessuna comunicazione ufficiale in merito”. Nel frattempo, però, erano già partite, prima ancora che la cessione venisse formalizzata, le proposte di assunzione del consorzio ai lavoratori del Cefop. Stavolta, il Cerf è arrivato in anticipo.
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10 Marzo 2014, 06:00