11 Maggio 2012, 10:36
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Simulazione o non simulazione, poco cambia. La discussione ha già centrato l’elemento simbolico: il suicidio tentato dall’uomo nero, accompagnato da relativi sussulti etici. Ed è intorno a questa ipotesi che si scatenano le parole e i commenti su blog, su facebook, su Livesicilia, con una voce univoca, punteggiata da pochi strappi: sarebbe stato meglio lasciarlo morire col sacchetto intorno alla testa, Binnu Provenzano. E’ una sentenza inappellabile e abbacinante che non tiene conto dei successivi sviluppi, ma che racconta tanto del sentimento popolare. Su facebook, nella pagina delle donne della Polizia di Stato il coro è unanime. Perché l’avete salvato?Qualcuno rimprovera l’agente che è intervenuto: dovrebbe essere rimosso. Perché l’avete salvato? Perché?
C’è una canzone scritta da Battiato, con le parole di Sgalambro. Racconta le pene atroci e quotidiane di un vecchio cameriere. Si chiedono, il cantautore-filosofo e il filosofo-paroliere: “E quanto gliene viene dal fatto che egli è un uomo e appartiene alla razza?”. E’ una domanda cruciale pure per la questione sul tappeto. Se si valutano alcuni argomenti imprescindibili a corredo. Binnu Provenzano per giustizia, concretezza e immaginario è configurabile alla stregua di un mostro dei nostri tempi. E’ pure vero che le società hanno bisogno di mostri, senza che conti troppo la sostanza di colui che è indicato per l’interpretazione del ruolo. Provenzano ha sulle spalle un carico di lutti procurati che lo rende umanamente irredimibile, perché non gli basterebbero diecimila vite per espiare. Il tema del suicidio, dei tentati suicidi, delle simulazioni per disperazione in carcere purtroppo risulta appetibile ai palati mediatici solo in presenza di un detenuto eccellentissimo per infamia. Dietro le sbarre si consumano storie di ordinarie disperazione, solitamente commentate con un’alzata di spalle.
Tutto considerato e rimescolato, il problema che vale per Binnu è lo stesso, in linea d’aria, del vecchio cameriere: gli vale qualcosa l’appartenenza alla razza umana? Ci sono azioni che possono provocare l’espulsione di un essere umano dalla qualifica e da tutti i sentimenti connessi? Il mostro, con qualunque effigie si presenti, ha il diritto di essere salvato? Noi non conosciamo la risposta assoluta, ma ci interessa il quesito suscitato dall’ombra dell’uomo nero, invecchiato, malmesso, cattivo e padre di figli. Forse per sua sfortuna sopravvissuto al male di cui si è reso responsabile.
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11 Maggio 2012, 10:36