04 Aprile 2017, 06:04
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PALERMO – È prevista a Roma la fumata bianca. La rete ospedaliera oggi, stando agli annunci dell’assessore regionale Gucciardi e del sottosegretario Faraone, riceverà il via libera del governo nazionale. Ma il documento è da giorni sommerso dalle polemiche.
La rete degli ospedali siciliani è stata approvata la scorsa settimana, nell’arco di 48 ore, sia dalla giunta che dalla commissione Salute all’Ars. E così, il “sì” dell’Esecutivo, previsto per oggi, è accompagnato dal rullo di tamburo delle proteste. A cominciare da quelle dei primari di Villa Sofia-Cervello, uno dei pochi ospedali a essere stato “declassato” tra la prima e la seconda versione della rete. Non più “hub”, ma “spoke“. Una decisione che si tradurrà, secondo i medici dell’azienda che hanno inviato una lettera a Gucciardi e Faraone, in un depotenziamento della struttura. E i primari hanno affidato a una lunga lettera il proprio atto d’accusa al governo regionale.
I primari, ad esempio, si chiedono come mai il governo si sia accorto solo adesso che le due strutture distino più di 500 metri l’una dall’altra (per i medici i due poli disterebbero tre chilometri), motivo per il quale non sarebbe stato possibile la riunificazione in mega-struttura di secondo livello. “Ci viene rappresentato – scrivono in un documento firmato dalla maggior parte dei primari – come la nuova classificazione rappresenti l’unica strada rispetto alla paventata alternativa della soppressione di circa 15 Unità operative complesse (Uoc) nell’ipotesi di mantenimento della precedente classificazione come Ospedale di II Livello (Hub). Anche in questo caso – proseguono – non si comprende la ratio che sottende a siffatto percorso metodologico, ancor meno condivisibile del precedente, soprattutto se la riclassificazione al I livello comporterà comunque la perdita di Uoc o di funzioni non esplicitamente previste nel I livello ma tipiche del II livello e strettamente correlate all’emergenza, evento che sancirebbe di fatto il declassamento operativo oltre che formale. Perdere, per esempio, – proseguono – la neurochirurgia di Villa Sofia o il suo ruolo nell’ambito dell’emergenza-urgenza aumenterà l’efficienza della Rete? Perdere l’emodinamica cardiologica sarà un altro passo in avanti? L’ambulanza proveniente da Trapani arriverà prima al Policlinico o a Villa Sofia? Il paziente infartuato a Palermo Ovest verrà trattato prima in uno dei due HUB di Palermo Est? O forse la cura è peggiore del male?”.
I primari ricordano poi come, di fatto, gli ospedali riuniti rappresentino già oggi degli “hub” per diverse reti, da quelle del Politrauma a quelle del servizio assistito materno. E la riconfigurazione avrebbe conseguenze immediate anche sull’assistenza sanitaria. Gli ospedali di primo livello, fanno notare i primari, non possono trattare pazienti con patologie gravi come traumi, infarto miocardico, ictus cerebrale, ma devono inviarli presso una struttura di II livello. “Le condizioni descritte – scrivono nella lettera – richiedono invece un trattamento immediato, ogni ritardo aumenta il rischio di perdere il paziente”. E la chiusura di alcune Unità si potrebbe tradurre quindi nella perdita anche di una quindicina di primariati.
Non solo Villa Sofia, però. Ieri, ad esempio, per diverse ore, nel Siracusano è montata la protesta per la paventata cancellazione di una autoambulanza medicalizzata a Sortino. Una ipotesi che sarebbe stata poi smentita dall’assessorato. “Ma restiamo in guardia” ha ad esempio dichiarato il deputato del M5S Stefano Zito. E proteste veementi giungono da Messina, dove si lamenta il “dimezzamento” dell’ospedale di Milazzo, ospedale sulla carta di 1° livello “a cui vengono negati, – l’accusa del deputato Santi Formica – le branche fondamentali per una adeguata risposta sanitaria legata ai fabbisogni di un Comprensorio vastissimo: basti pensare solo alla mancanza dell’emodinamica, in grado di salvare vite umane in quanto urgenza tempo-dipendente. Per non parlare – prosegue – della perdita di urologia e della mortificazione di oculistica e otorino. Si chiude di fatto l’ospedale di Barcellona, lasciando 80mila persone senza alcuna assistenza ospedaliera. Vengono abbandonati al loro destino – conclude – gli abitanti dei Nebrodi, lasciati privi di assistenza e a grave rischio di vita visto che il Presidio ospedaliero di Sant’Agata di Militello, ridimensionato nei numeri e, soprattutto, nelle branche specialistiche dell’emergenza, non potrà dare alcuna risposta a infarti e stroke”. Nell’Agrigentino, a farsi portavoce della protesta è il deputato regionale Totò Cascio, che pochi giorni fa parlava, a proposito della rete, di “porcata” che avrebbe finito per depotenziare i poli di Ribera e Sciacca.
E al di là delle polemiche, se oggi ci sarà questa fumata bianca, qualcuno non avrà nemmeno chiaro a quale documento si darà il “via libera”. Almeno stando alla denuncia del sindacato Cimo: “Esistono – la denuncia – tre versioni del documento. Un primo inviato ai parlamentari via mail. Un secondo distribuito il giorno della commissione che lo ha votato. Ed un terzo documento deliberato dalla giunta di governo ancora diverso da quello della commissione. È disdicevole giocare sulla pelle di operatori sanitari e malati”. E sulle diverse versioni della rete è intervenuto anche il Movimento cinque stelle, che parla di “giallo” delle tabelle. Il gruppo grillino all’Ars ha chiesto che “si faccia piena luce sulla vicenda della doppia versione del documento della rete ospedaliera sulle modifiche dei posti letto negli ospedali: l’Ars avrebbe infatti votato un testo diverso da quello presente sul sito della Regione”. Un caos, in attesa dell’approvazione. Un via libera accompagnato dalle proteste in mezza Sicilia.
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04 Aprile 2017, 06:04