04 Luglio 2012, 20:32
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Il dissenso era emerso platealmente in occasione del dibattito sulla partecipazione del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia al congresso del Pdci; ma anche della discussione sul procuratore di Bari, Antonio Laudati, che i suoi colleghi accusavano di aver interferito nelle indagini del pm Pino Scelsi sulle escort che Giampaolo Tarantini portava nelle residenze di Silvio Berlusconi. E oggi si è consumato pubblicamente il ”divorzio” tra il consigliere togato del Csm Nello Nappi e Area, il gruppo che a Palazzo dei marescialli rappresenta le correnti di sinistra, Magistratura democratica e il Movimento per la Giustizia.
E’ stato in apertura del plenum del Csm che Nappi ha annunciato la sua decisione di lasciare il gruppo. Una scelta dettata dalle sue “non episodiche dissociazioni” dai colleghi; dissociazioni evidenti, come quando Nappi, unico nel gruppo, aveva votato un documento che definiva “inopportuna” la presa di posizione pubblica di Ingroia che al congresso del Pdci si era definito ‘partigiano della Costituzione’; e come quando aveva preferito astenersi sul documento molto critico dei colleghi sul procuratore di Bari.
Ma a pesare è stato soprattutto, ha spiegato Nappi, il fatto di non poter accettare come condizione per rimanere dentro Area ”un più stringente impegno ad attenersi agli orientamenti maggioritari del gruppo”. Rispetto ma anche rammarico per la decisione del collega è stato espresso a nome di Area dal consigliere Vittorio Borraccetti: “Essere stati eletti come rappresentanti di un comune orientamento ci impone di perseguire insieme decisioni condivise e coerenti con quei principi”.
Le “coraggiose e oneste” dichiarazioni di Nappi “non possono e non devono cadere nel vuoto ma devono costituire un punto di partenza per iniziare una nuova fase, per aprire un confronto serio, per fare autocritica” sostiene in una nota il segretario di Magistratura Indipendente, Cosimo Ferri, secondo il quale “bisogna andare al di là del correntismo per recuperare fiducia dei magistrati che giustamente non credono più nei proclami”. Serve un “nuovo percorso che deve passare da una seria riforma del Csm”, e da un rinnovamento dell’Anm.
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04 Luglio 2012, 20:32