E l’arringa si trasformò in comizio

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26 Aprile 2012, 12:24

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L’arringa di Raffaele Lombardo è preceduta dall’attesa delle grandi occasioni. I primi a materializzarsi nei corridoi di Palazzo dei Normanni sono gli uomini dell’Mpa. Oltre ai deputati regionali c’è anche Carmelo Lo Monte, che negli ultimi tempi si è riavvicinato al governatore. I deputati arrivano alla spicciolata, facce rilassate, sorrisi. Spuntano anche gli assessori. Giosuè Marino parla al telefono, come Caterina Chinnici, mentre Sebastiano Di Betta si ferma a chiacchierare con i giornalisti. Cosa dirà il presidente? Tutti fanno spallucce. “Non ha parlato con nessuno”, dice un pezzo grosso del suo partito. Di certo non si dimetterà, concordano tutti. Ma tira aria di elezioni anticipate e il vento soffia tutto dal Pd, che non ci sta più a rosolare a fuoco lento. In quel caso, sussurra un altro deputato, ci sarà da aspettarsi un putiferio di nomine pre-elettorali.

Lombardo si materializza in aula e attorno a lui i banchi del governo si riempiono. Ecco Uccio Missineo, sorridente come sempre, e Daniele Tranchida. Gaetano Armao è appiccicato al cellulare, come spesso accade. Si attendono notizie dal Commissario dello Stato, la giornata è di quelle campali.
Nella sala stampa gremita cresce l’attesa. E la lettura del verbale dell’ultima seduta sembra durare più del solito. Francesco Cascio, intanto, non resiste e twitta: è tutto pronto per ascoltare il presidente. Alle undici e zero sei Lombardo prende la parola.
“I siciliani e i colleghi devono sapere da me che rispetto a questa decisione del giudice di avviso opposto è stata la pubblica accusa, non qualche amico compiacente. La procura di Catania, sotto la guida di tre diversi responsabili ha chiesto l’archiviazione”. Il primo argomento è questo. E certo non è cosa da poco. Lombardo lo evoca da subito, dopo avere espresso il suo rispetto per la magistratura. Ricorda di essere stato controllato per anni e che non c’è un video o una telefonata che lo leghi al crimine organizzato.
Su Barbagallo e Di Dio, senza nominarli, ribadisce la sua linea: incontri casuali (per Di Dio) o contatti inconsapevoli con insospettabili professionisti (Barbagallo). Non conosco questi collaboratori, insiste, “nessuna relazione, nessuno scambio, nessuna contropartita”. È deplorevole moralmente avere avuto contatti con loro, dice qualcuno, e io sono d’accordo con loro, dice il presidente: “Infatti non ci sono stati né contatti né contropartite, cercate alacremente dagli inquirenti per anni”.

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Cosa nostra, argomenta Lombardo, non è un’associazione benefica che elargisce voti e denaro e quindi, se non c’è stato vantaggio non ci può essere stato scambio elettorale. Ecco la linea difensiva del presidente.
“Nella prossima legislatura ci sarà un nuovo presidente. Lo dico per voi, la si smetta con la barbarie di tormentare le istituzioni prima che abbia inizio un processo”. A questo punto, un passaggio cruciale, per quanto annunciato: “Mi dimetterò prima che un verdetto venga pronunciato. Quel verdetto raggiungerà il cittadino, mettendo a riparo il presidente”. Una scelta dovuta anche al rispetto per i deputati e per gli assessori, tiene a dire Lombardo. “Il nostro governo a differenza di altri non è nemmeno sfiorato da sospetti, mentre altrove e in altre regioni” questo accade.
Parte un passaggio politico a difesa del bilancio e della finanziaria approvati. L’arringa bruscamemnte vira verso il comizio. Lombardo rivendica il rigore della manovra, i risparmi sulle partecipate, le misure per la semplificazione burocratica. Parla di decentramento, di riforma della formazione, un bilancio dell’attività di governo che sa molto di campagna elettorale. “Sono convinto che per arrivare alla meta della liberazione della Sicilia occorre tempo e persone determinate, coraggiose e libere. Per questa ragione credo che le prossime elezioni regionali non debbano coincidere con le nazionali”. Altro concetto noto. Ma conn un aggiornamento: e visto che Monti si avvia a terminare la legislatura, osserva Lombardo, “si anticipi la verifica elettorale in Sicilia in autunno”. Il voto anticipato per le regionali è più vicino, insomma. Il discorso finisce qui. Lombardo è stato più breve delle altre volte e meno teatrale. Il dibattito d’aula può cominciare. E con esso la lunga campagna elettorale.

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26 Aprile 2012, 12:24

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