14 Aprile 2015, 16:53
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ROMA- Nonostante le mutazioni subite, il virus Ebola non è diventato più aggressivo di quanto lo fosse 40 anni fa. A dimostrarlo è un modello informatico innovativo elaborato dai ricercatori guidati da Simon Lovell dell’università di Manchester, per misurare l’aggressività del virus dell’Aids. Pubblicato sulla rivista Virology, lo studio dimostra che l’alto numero di morti provocate da Ebola nell’attuale epidemia, arrivate a oltre 10mila, non è quindi dovuto alle mutazioni ed evoluzione del virus che lo hanno reso più letale o virulento. ”Analizzando i dati di ogni epidemia di Ebola dal 1976 – spiega Lovell – siamo stati in grado di rilevare i cambiamenti nell’Rna del virus, e tramite un modello appositamente sviluppato abbiamo potuto prevedere le conseguenze di questi cambiamenti. Abbiamo così scoperto che nonostante il virus sia mutato, non è evoluto al punto di adattarsi per diventare più o meno virulento. La funzione del virus è rimata la stessa nell’arco di 40 anni. Cosa che ci ha sorpreso”. Un risultato che, secondo i ricercatori, è una buona notizia, perchè significa che i vaccini e le terapie sviluppati in questa epidemia hanno un’alta probabilità di essere efficaci anche in quelle future. Per arrivare a questa conclusione i ricercatori hanno usato un modello informatico sviluppato per analizzare i cambiamenti del virus Hiv-1, che aveva evidenziato i suoi adattamenti all’interno della struttura delle proteine. Si aspettavano un comportamento simile anche per Ebola, ma così non è stato. ”Abbiamo fatto questa ricerca velocemente – aggiunge David Robertson, un altro dei ricercatori – con l’epidemia ancora in corso. I dati sono a disposizione di tutti gratuitamente e la nostra tecnica di analisi è un modo sicuro per studiare il virus senza il rischio di essere contagiati. Questo tipo di studi può essere usato per le future epidemie per analizzare cosa accade in tempo reale”.
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14 Aprile 2015, 16:53