Ecco chi finanziava i viaggi di Tina per i colloqui con Privitera

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18 Febbraio 2014, 16:53

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CATANIA – L’inchiesta della Direzione Investigativa di Catania fotografa un sistema di mafia rurale che ha come mente e ruolo di vertice una donna, la moglie del pluriergastolano Orazio Privitera. I fratelli del boss Giuseppe e Giovanni sono il braccio operativo di questa organizzazione verticistica che “regna” sul territorio della Piana di Catania, con ramificazioni e interesse nel settore agricolo, della vigilanza privata e degli autotrasporti.

Le intercettazioni telefoniche e ambientali, insieme alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giacomo Cosenza, hanno rappresentato la linfa dell’indagine culminata con gli arresti di questa mattina. L’inchiesta si incastra proprio nel periodo che precede la decisione del cugino di Orazio Privitera di collaborare con la giustizia. Cosenza ufficializzò il suo “pentimento” con la consegna dei pizzini in cui era scritto l’ordine di uccidere il pm Pasquale Pacifico: le diede in mano allo stesso sostituto procuratore della Dda di Catania. Il collaboratore disse che il mandante era Orazio Finocchiaro, che per queste accuse è sotto processo. L’arresto non passò inosservato, così come la notizia che Giacomo Cosenza aveva “tradito” parenti e famiglia. Il fratello di Privitera parlando con la moglie commentò: “Quel bastardo chissà cosa gli ha raccontato… No! Quel mongoloide che è andato a raccontare tutte queste cose.

Un papello di centinaia di pagine l’informativa della Dia consegnata ai pm della Dda di Catania che abbraccia gli anni 2011 e 2012, con brogliacci e intercettazioni che aprono spiragli investigativi riguardanti retroscena inquietanti relativi gli affari del cemento. In particolare la costruzione di Centri Commerciali con rapporti d’affari tra i Cappello e i Santapaola-Ercolano. Ombre anche in merito a cooperative di servizi sanitari che hanno ottenuto appalti in ospedali catanesi. Zone grigie anche nel settore degli autotrasporti.

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L’inchiesta sfociata nell’ordinanza firmata dal Gip Laura Benanti evidenzia il ruolo apicale e di potere riconosciuto anche all’esterno del Clan ad Agata Balsamo, interpellata anche da autotrasportatori campani in difficoltà, per porre rimedio a tensioni create con imprenditori anche vicini – secondo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia – alla famiglia Santapaola Ercolano. La moglie di Orazio Privitera fa da paciere, emerge dalle indagini, anche per una questione riguardante un mezzo bloccato durante il carico. il camion non può lasciare la cava: è il periodo del fermo dei tir in Sicilia.

La Dia, inoltre, ha scoperto che le trasferte in nave di Agata Balsamo e dei cognati, organizzati per svolgere i colloqui con il marito detenuto, erano pagati dal titolare di un consorzio di autotrasportatori. I traghetti da Catania a Napoli o da Messina a Salerno sono acquistati dalla carta di credito della ditta. Questo a dimostrazione dei collegamenti diretti che “Tina” aveva con il settore del “bisonti” catanesi.

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18 Febbraio 2014, 16:53

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