“Ecco come si farà | il rating antimafia”

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01 Febbraio 2012, 19:11

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La proposta ha trovato pareri favorevoli a tutte le latitudini politiche e istituzionali. “Lo Stato riconosca un rating più alto a favore di chi, non solo al Sud, ha coraggiosamente portato avanti un percorso difficile contro la mafia” ha proposto Antonello Montante, responsabile legalità di Confindustria nazionale e sono piovuti gli attestati di stima del ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, Leoluca Orlando, Angelino Alfano, Enrico Letta, Luciano Violante e persino la Lega. Bene, e ora?

“Stiamo lavorando a una proposta concreta con Ivano Lo Bello ed Emma Marcegaglia” spiega a Live Sicilia Antonello Montante, citando i leader di Confindustria regionale e nazionale. “Si dovrà fare un accordo con Abi (Associazione delle banche italiane, ndr) e le associazioni delle imprese”. Decisivo è, però, il passaggio dal ministero dell’Interno “che dovrà disporre la creazione di un’autorità, un ente, che può essere di natura prefettizzia o una commissione mista con dentro imprese e banche”.

L’obiettivo è quello di rendere più “bancabili” le aziende virtuose, “per avere accesso al credito, soprattutto in un periodo di di crisi nera. Un cash flow di cui si fa garante l’autorità”. È un passaggio che va oltre la repressione e il controllo. “Tutto passerà dall’ente certificatore che valuterà le aziende sugli atti concreti verso la legalità” spiega Montante. Ma come si fa a definire un’azienda “antimafia”? “Chi denuncia il pizzo, chi fa azioni imprenditoriali basate sull’etica, le aziende con un codice etico applicato e funzionante da anni, chi ha sottoscritto un protocollo di legalità ma non di facciata, di quelli severi e veri. Insomma, chi sotto gli occhi di tutti sta operando per la legalità”.

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L’aumento del punteggio di rating non è solo un fattore che riguarda la finanza, ma ha concreti risvolti nella vita delle aziende. “Il rating dovrebbe essere aumentato di un punto, un punto e mezzo che rappresenta anche una garanzia nei confronti della banca sulla possibilità di eventuali futuri sequestri o confische”. La banca che concede il credito riduce il rischio di provvedimenti patrimoniali dell’autorità giudiziaria che potrebbero compromettere l’operazione.

“Un’operazione in cui lo Stato non mette un soldo e una soluzione ai problemi delle imprese che non solo rischiano di essere succubi del sistema mafioso ma anche della mancanza di credito, evitando così il soffocamento. Una soluzione che, quindi, aiuta anche le banche e che stiamo portando avanti con Confindustria nazionale e regionale” conclude Montante. Una proposta che va bene a tutti e che conviene. Riprendendo uno slogan delle ultime proteste femminili: “Se non ora, quando?”.

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01 Febbraio 2012, 19:11

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