25 Aprile 2021, 19:50
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Dopo un braccio di ferro con l’Europa, con tanto di telefonata di Mario Draghi a Ursula Von der Leyen in cui il premier ha chiesto “rispetto per l’Italia”, comincia il cammino del Recovery Plan. Il “Piano nazionale di ripresa e resilienza” è stato varato sabato a tarda sera dal consiglio dei ministri dopo il disco verde della Commissione Ue e sarà illustrato lunedì alla Camera e martedì al Senato. In settimana il testo definitivo sarà inviato a Bruxelles.
Il Piano serve a ottenere dall’Europa 191,5 miliardi di euro, cui si aggiunge un Fondo complementare da 30 miliardi di risorse nazionali in deficit. Nel gigantesco documento un grande spazio è dedicato alle riforme (molto più di quanto non si facesse nel vecchio piano del precedente governo, riporta il Corriere della sera) e tantissimi buoni propositi per il Mezzogiorno. Per il quale il Piano di Draghi appare davvero come l’ultima spiaggia prima del tracollo. L’impatto complessivo del Pnrr sul Pil nazionale fino al 2026 è stimato in circa 16 punti percentuali. Per il Sud, l’impatto previsto è di circa 24 punti percentuali.
Il Piano si articola in sei Missioni e 16 Componenti. Le sei Missioni del Piano sono: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. “Il 40 per cento circa delle risorse territorializzabili del Piano sono destinate al Mezzogiorno, a testimonianza dell’attenzione al tema del riequilibrio territoriale”, si legge nelle primissime pagine del documento inviato alle Camere.
Se uno dei principali obiettivi è quello di superare le diseguaglianze dell’Italia, la prima e più odiosa di queste disuguaglianze è quella che vivono gli oltre venti milioni di italiani che risiedono al Sud, ricevendo servizi in nessun modo paragonabili a quelli del resto del Paese pur essendo soggetti alla medesima tassazione.
E così il Piano cerca di mettere mano a questo terribile divario che si è aggravato negli ultimi anni, anni in cui gli investimenti pubblici pro capite sono stati più alti al Nord che al Sud, come se a gestirli fosse un odioso Robin Hood al contrario che ruba ai poveri per dare ai ricchi.
“Il Mezzogiorno è caratterizzato non solo da un più basso livello di PIL pro capite rispetto al Centro-Nord, ma anche da una più bassa produttività, qualità e quantità del capitale umano, delle infrastrutture e dei servizi offerti dalla Pubblica Amministrazione – si legge nel documento -. Tra il 2008 e il 2018, la spesa pubblica per investimenti nel Mezzogiorno si è più che dimezzata ed è passata da 21 a poco più di 10 miliardi. Dalla persistenza dei divari territoriali derivano scarse opportunità lavorative e la crescita dell’emigrazione, in particolare giovanile e qualificata, verso le aree più ricche del Paese e verso l’estero”.
C’è da arrestare lo svuotamento del Mezzogiorno. “Il Piano, in complementarietà con la programmazione dei fondi strutturali 2021- 2027 e al programma REACT-EU, mette a disposizione del Sud una capacità di spesa e di investimento straordinaria per puntare, in coerenza con le linee guida di Next Generation EU, al riequilibrio territoriale e al rilancio del suo sviluppo. Il Governo ha deciso di investire non meno del 40 per cento delle risorse territorializzabili del PNRR (pari a circa 82 miliardi) nelle otto regioni del Mezzogiorno”. Un proposito che dovrà passare dalle parole ai fatti e sui cui occorrerà vigilare con la massima attenzione, visti i precedenti.
E tre le principali misure per il Sud ci sono quelle relative alle Infrastrutture. Ancora una volta non c’è il Ponte sullo Stretto ma ci sono le infrastrutture per una mobilità sostenibile e ci si pone “l’obiettivo di rafforzare ed estendere l’alta velocità ferroviaria nazionale e potenziare la rete ferroviaria regionale, con una particolare attenzione al Mezzogiorno”. Per quanto riguarda il trasporto ferroviario si estenderà l’Alta Velocità al Sud, con la conclusione della direttrice Napoli-Bari, l’avanzamento ulteriore della Palermo-Catania-Messina e la realizzazione dei primi lotti funzionali delle direttrici Salerno-Reggio Calabria e Taranto-Potenza-Battipaglia.
Altra voce in cui va accorciata la distanza di trattamento tra meridionali e settentrionali è quella dei servizi sociali. “Un’ulteriore azione di riforma riguarda la definizione del livello essenziale delle prestazioni per alcuni dei principali servizi alla persona, partendo dagli asilo nido, in modo da aumentare l’offerta delle prestazioni di educazione e cura della prima infanzia, sia attraverso un Piano di infrastrutturazione sociale previsto dalla Missione 4, sia mediante le risorse ordinarie per l’erogazione del servizio stanziate nella legge di bilancio 2021 (art.1 comma 792 ove è previsto uno stanziamento di 300 milioni a regime)”. Secondo gli intenti del governo Draghi, “nella Missione 4, i progetti relativi ad asili e scuole per l’infanzia, lotta all’abbandono scolastico, edilizia scolastica e contrasto alla povertà educativa hanno un forte impatto al Sud”.
Contro la povertà educativa è previsto un investimento massiccio di cui in buona parte dovrebbe beneficiare il meridione. “Si prevede il finanziamento di bandi per il contrasto alla povertà educativa al Sud, per un valore di 220 milioni. Inoltre il contributo del PNRR alla Strategia Nazionale per le Aree Interne sarà complementare a un’azione più ampia e organica che, coinvolgendo le risorse del FSC, mobiliterà 2,1 miliardi di euro nei prossimi 5 anni”.
Inoltre, si ricorda che “gli investimenti destinati al Mezzogiorno non possono prescindere da misure di contrasto alla criminalità e dal coinvolgimento della cittadinanza attiva contro ogni penetrazione mafiosa”.
Per cerare sviluppo e dare ossigeno all’economia, poi “la razionalizzazione delle norme e delle procedure sul credito d’imposta e su altre agevolazioni alle imprese per l’acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive o di beni immobili situati nelle Zone economiche speciali (ZES) ubicate nel Mezzogiorno d’Italia è già prevista da un progetto del Piano con apposito investimento”.
Il Sud inoltre dovrebbe beneficiare in modo massiccio, tra l’altro, dei massicci investimenti per superare “la gestione frammentata e inefficiente delle risorse idriche, e da scarsa efficacia e capacità industriale dei soggetti attuatori nel settore idrico soprattutto nel Mezzogiorno. Questo quadro – si legge nel Piano – determina un elevato livello di dispersione delle risorse idriche: nella distribuzione per usi civili, la dispersione media è del 41% (51% al Sud). La ripresa degli investimenti nel settore idrico appare ancora insufficiente rispetto alle attuali esigenze di ammodernamento e sviluppo delle infrastrutture idriche italiane (il 35% delle condutture ha un’età compresa tra 31 e 50 anni)”.
Sono solo alcune delle misure che interesseranno il Mezzogiorno e la Sicilia e che rappresentano l’ultimo treno per questo pezzo abbandonato d’Italia. La speranza è che i piani del governo non finiscano per arricchire la grande biblioteca dei libri dei sogni che da anni si stampano nel nostro Paese.
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25 Aprile 2021, 19:50