21 Marzo 2011, 13:26
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di Rosario Sardella
Le ipotesi di reato contestate a Pasquale La Rosa, consegnatario dei siti minerari dismessi e quindi responsabile della miniera di Pasquasia, sono omissioni di atti d’ufficio, attività di gestione di rifiuti non autorizzati e crollo colposo di costruzioni.
Video e fotografie descrittive sono state acquisite dal sostituto procuratore di Enna Marina Ingoglia, che si è presentata personalmente a Pasquasia durante l’ennesimo sopralluogo nella miniera, insieme al Corpo Forestale di Enna e alla Digos. Da anni Pasquasia versa in uno stato di totale abbandono dove sono presenti tonnellate di cemento-amianto, il materiale costituente gli impianti, e fusti di rifiuti speciali non ancora bonificati. Come se non bastasse, nelle ultime settimane dell’olio dielettrico è stato versato dai trasformatori elettrici.
La Rosa risulta essere un personaggio centrale in quasi tutte le recenti vicende che riguardano Pasquasia. È stato, infatti, colui che ha denunciato il sabotaggio ai carabinieri di Enna e lo stesso aveva affidato (senza gara d’appalto) i lavori di monitoraggio delle fibre areo-disperse alla Sidercem srl dell’assessore regionale Marco Venturi. La Procura di Enna adesso, incaricando per le indagini la Digos, vuole verificare il rischio di dispersioni di polveri e fibre di amianto, quindi dovrà accertare se i lavori di bonifica siano stati svolti e se non ci siano state altre omissioni.
Ancora una volta sarà la magistratura a pronunciarsi sulla miniera, così come avvenne nel 1992, quando fu decretato il fermo produttivo dell’impianto perché andava ad inquinare i fiumi Salso, Morello e il Salato. Poi inspiegabilmente la miniera rimase abbandonata, infatti solo dopo sette anni fu istituito un servizio di vigilanza con personale Resais, quindi della Regione. Così come risulta strano che nel 1991 furono spesi gli ultimi miliardi per la ristrutturazione di alcuni impianti e furono fatte le ultime assunzioni.
Una storia che ha dell’assurdo e che affonda nelle sabbie del tempo. Nel 1996 l’Ente Minerario Siciliano aveva provveduto alla saldatura definitiva delle porte di accesso al sotterraneo. Adesso la Digos potrebbe riaprire quei varchi per accertare la presenza di rifiuti speciali. A tutto ciò potrebbero essere utili i documenti acquisiti negli anni dalla Procura di Caltanissetta sui quali è stato posto il segreto.
La Procura di Enna per ora sta solo verificando, oltre al degrado ambientale del sito minerario, lo stato dei fiumi e dei sottostanti affluenti; in pratica le cause che hanno portato Pasquasia a chiudere i battenti. Eppure in tutti questi anni sono state tante le consulenze regionali, affidate ad esperti del settore, ed infiniti sono stati i proclami di bonifiche ambientali: “Abbiamo denunciato più volte agli organi competenti lo stato di abbandono in cui versa il sito che necessità di un immediata bonifica vera. Siamo fiduciosi del lavoro della magistratura che sono certo saprà individuare le eventuali responsabilità – ha affermato il consigliere provinciale e Presidente della Commissione Speciale su Pasquasia Giuseppe Regalbuto – Troppi sono stati i silenzi, è giusto che adesso si faccia chiarezza nell’interesse della collettività”.
Intanto l’Italkali, la società che aveva il mercato dei sali di potassio di Pasquasia e che fatturava circa 600 miliardi di lire, ha fatto sapere di un suo interessamento per la realizzazione di un impianto tra Realmonte e Porto Empedocle, quindi nella provincia di Agrigento. Ma in questo caso sarà la Regione Sicilia, che in Italkali detiene una partecipazione del 51%, a dare il via libera all’aumento del capitale sociale fino a 30 milioni di euro.
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21 Marzo 2011, 13:26