Ecco perchè su Genovese |ho scelto di astenermi

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16 Maggio 2014, 10:58

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ROMA – Ieri sera alla Camera si è votato per l’arresto del parlamentare messinese del PD, Francantonio Genovese.

Una delle peggiori giornate vissute dalla Camera nella legislatura in corso. L’accanimento, quasi bestiale, del M5S, per motivi elettorali, si capisce. Ma un accanimento così viscerale e violento contro una persona, contro un uomo vivo, in carne e ossa, un uomo accusato di tanti crimini sì, ma sempre un uomo, è impressionante.

Sarà la magistratura a decidere se Genovese è innocente o colpevole, ma la Camera, il parlamento degli italiani, l’espressione più alta di questo paese non può perdere il lume della ragione. Sono volate parole di tutti i tipi. Le parole, si sa, hanno il significato che letteralmente indicano, ma a causa del contesto, della violenza nel pronunciarle, nella sequenza e nella foga del discorso, assumono valori e significati diversi. Alla Camera, i deputati devono esprimere opinioni, non sentimenti animosi, non odio e non veleno, ma pensieri di giustizia e di democrazia. Ieri sera nell’aula si è sentito un tintinnar di manette, si è percepito un piacere sadico nel pronunciare quelle violente parole di condanna: in galera, in prigione. Credo che ogni deputato, seduto nel suo scranno, abbia avuto sensazioni, emozioni, pensieri diversi. A me è venuta in mente la sera precedente: ero stato a trovare Marco Pannella, ero andato, invitato, a casa sua.

Quando Papa Francesco, qualche settimana fa, ha telefonato a Marco durante il suo digiuno per l’emergenza carceri, abbiamo deciso con il collega deputato Mariano Rabino di diffondere un comunicato stampa. Chiedevamo che Pannella venisse nominato senatore a vita. Un grande e appassionato uomo politico, accanto alle eccellenze della cultura e della scienza, come Mario Monti, Carlo Rubbia, Renzo Piano. La politica come attività nobile che viene messa al pari dei più alti meriti culturali, capace di condurre battaglie importanti per il progresso di una nazione. La politica, dunque, come ciò che dovrebbe sempre essere: conquista di civiltà e progresso.

Generalmente i senatori a vita sono personalità lontane dalla politica (a parte gli ex presidenti della Repubblica), perché devono rappresentare grandi meriti culturali e scientifici. E’ come se in Italia, inconsciamente, si pensasse che la politica difficilmente possa avere dei meriti. Questo ci sembrava e ci sembra il significato del nostro appello. Nominare Pannella senatore a vita, sarebbe quindi un giusto riconoscimento a un grande politico di cui non condivido tutte le battaglie politiche, ma certamente le più rilevanti, quella sul divorzio, quella sull’aborto e quella sulle carceri.

Dopo aver lanciato il comunicato stampa, sono stato contattato dall’entourage di Pannella. Il leader dei radicali avrebbe avuto piacere di incontrarmi. Così ieri sera, come ho detto, sono andato a trovarlo nella sua casa, nel centro storico di Roma. Una serie di stanze collegate l’una all’altra, piene di storia e di ricordi. Di opere d’arte e di mobili antichi. Dentro un’ampolla, una via crucis salernitana del Seicento, con le figurine in ceramica. Su una parete, una tela coloratissima di Schifano.

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Pannella mi ha parlato di Benedetto Croce, che gli chiese di incontrarlo quando aveva appena diciassette anni. Croce era un grande liberale e laico, ma molto rispettoso della religiosità. A questo proposito, Pannella mi ha raccontato un aneddoto. Croce, appena dopo la guerra, era stato invitato a un’importante riunione di liberali, ma le donne di casa, una casa fondata sul matriarcato, hanno impedito al filosofo di andarvi, perché troppo avanti con l’età. Croce scrisse dunque una lettera di saluto ai partecipanti, in cui augurava che lo spirito santo illuminasse quell’assemblea.

Pannella mi ha ricevuto in una grande cucina piena di soprammobili e suppellettili. Stava seduto a un tavolo fratino di legno massello, il suo tavolo di lavoro. A un certo punto, mi ha telefonato uno dei miei figli. Ha voluto salutare Pannella che gli ha parlato con grande disponibilità.

Anche quando digiuna, e a mio parere lo fa troppo spesso, Pannella ama cucinare, cucina per gli amici. In quella grande cucina si respirava l’odore del cibo, il calore degli alimenti. Lui dice che i profumi, gli odori, gli effluvi di ciò che prepara lo saziano, gli danno la sensazione di aver mangiato e gli basta.

Questi pensieri e queste immagini mi sono venuti alla mente mentre dal mio scranno. Avevo infilato la mano nella buca e avevo premuto il pulsante verde, sì all’arresto, secondo le indicazioni del mio partito, Scelta civica. Un fremito ha attraversato il mio corpo, ho spostato la mano, ho premuto il pulsante bianco, mi sono astenuto.

Quando alla fine, ieri sera, ci siamo salutati, Pannella mi ha chiesto di iscrivermi al Partito radicale. Ho risposto che ci avrei pensato. E ci sto pensando.

 

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16 Maggio 2014, 10:58

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