Edili, settore in picchiata |Chiuse oltre 800 aziende

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01 Marzo 2014, 21:23

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CATANIA – Il settore edile catanese è ormai da troppi anni in caduta libera. Dal 2009 sino a fine anno 2013, sono 7787 i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro. Hanno chiuso 816 aziende con una perdita secca della massa salariale che è pari a 78 milioni di euro, in termini di percentuali un meno 51%. I numeri della decrescita di settore sono stati presentati stamattina al congresso della Fillea CGIL, il sindacato degli edili, dal segretario generale uscente Claudio Longo riconfermato nel pomeriggio alla guida della categoria.

La relazione introduttiva è stata affidata a Claudio Longo. Sono intervenuti Angelo Villari, segretario generale della Camera del lavoro di Catania, Franco Tarantino segretario generale della Fillea Cgil Sicilia. Le conclusioni sono state affidate a Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil nazionale. Altro problema non indifferente è la presenza eccessiva di aziende: in Italia ne esistono 775.000 con una media di 4 lavoratori dipendenti, le imprese edili qualificate per i lavori pubblici sono ben 52.000, mentre la media nei paesi europei, di imprese qualificate per eseguire lavori pubblici, è di 6.000.

Secondo la Fillea occorre rivedere il sistema che regolamenta l’ingresso delle aziende nel mercato, che in alcuni casi produce fenomeni di concorrenza sleale a discapito delle imprese, che malgrado le notevoli difficoltà. D’altronde, come ha sottolineato il nazionale Schiavella, ” il sud moltiplica in negativo gli effetti devastanti della crisi e delle politiche sbagliate”. “Nella crisi è stato trascinato l’intero indotto, con la chiusura di molti impianti fissi che producevano manufatti in cemento e laterizi, in più con la significativa chiusura della cementeria “Italcementi di Catania”, che aveva ormai una presenza storica sul nostro territorio – sottolinea Longo- In questo quadro manca una necessaria coesione sociale tra imprese e sindacati, per mettere insieme iniziative comuni, finalizzate a stare dentro le sfide odierne, puntando anche ad un bisogno di rinnovamento, con una nuova concezione del costruire, Insomma, per essere più esatti, si allarga un altro divario, quello cioè, tra il dire e il fare. Ma ad eccezione di qualche presa di posizione abbastanza chiara non si registra una precisa volontà delle aziende del settore, di combattere questo stato di cose”.

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In realtà una via d’uscita su misura per Catania la Fillea la segnala da anni. Il mercato per il futuro potrebbe essere quello dello sviluppo sostenibile, che riesca a coniugare il grande tema infrastrutturale, alla necessità di valorizzare la grande ricchezza già presente: l’ambiente, il territorio, le città ed i patrimoni monumentali che essa detiene. “Ci riferiamo in particolare al raddoppio ferroviario, alla Catania Ragusa, alla messa in sicurezza delle scuole e degli edifici pubblici”, prosegue Longo.

Ma a danneggiare il mercato c’é pure il lavoro nero, la mancanza di sicurezza, la realizzazione di opere qualitativamente scadenti e quindi non sicure. Per questo nella sua relazione Longo ha ringraziato il procuratore Salvi, “ribadendo a tutta la Procura della Repubblica di Catania il nostro pieno sostegno e ove ce ne fosse bisogno, la nostra piena collaborazione”. La Cgil accompagna da sempre la battaglia degli edili: “Chiediamo ai governi nazionali e locali di riprendere investimenti che diano ossigeno al settore – ha detto Rota- Non si tratterebbe di cementificazione ma di tutela della salute pubblica nel caso della messa in sicurezza e di nuove opportunità di crescita per le infrastrutture”.

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01 Marzo 2014, 21:23

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