16 Ottobre 2012, 13:32
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PALERMO – Prende il via dalla Sicilia la class action delle imprese edili per il recupero dei crediti vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni (19 miliardi in tutto il Paese, di cui 1,5 miliardi nell’Isola) e per il risarcimento dei danni (475 aziende già fallite e 76 mila addetti licenziati in Sicilia).
Giovedì prossimo una delegazione dell’Ance Sicilia, presieduta da Salvo Ferlito (nella foto), incontrerà a Roma l’Ufficio legale e il Centro studi dell’Ance nazionale per definire le procedure della class action, per individuare l’ammontare esatto dei crediti suddiviso per amministrazioni debitrici e per province, e per mettere a punto le regole dei rapporti di delega fra imprese associate e Ance che stanno alla base di tale tipologia di azione legale.
Inoltre, così come stabilito dall’assemblea straordinaria delle imprese edili dello scorso 5 ottobre, l’Ance Sicilia ha avviato la programmazione di azioni di protesta coinvolgendo l’intero settore rappresentato dalle altre associazioni imprenditoriali e dalle organizzazioni sindacali. Nel corso di un primo incontro con i vertici regionali della Cna e dei sindacati Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil, è stato deciso di sottoporre ai nove Prefetti della Sicilia, cifre alla mano, la grave situazione fallimentare in cui versano le aziende, pressate dalla mancanza di liquidità, dalla stretta del credito bancario e dal crescere degli oneri retributivi, previdenziali e fiscali, chiedendo loro di sollecitare le amministrazioni morose non solo a provvedere al pagamento del dovuto, ma anche ad avviare urgentemente tutte le opere di manutenzione per mettere in sicurezza i territori e le popolazioni, in vista dei prossimi eventi meteorologici.
Una situazione che, dal 2009 a oggi, ha portato all’espulsione dal mercato di 40 mila lavoratori e oltre tremila imprese hanno chiuso i battenti. Per questo, scrive la federazione degli edili Cisl (Filca), “sindacati e imprese svilupperanno un percorso unitario, che porterà le parti a dare continuità alla grande manifestazione di Palermo dell’1 marzo scorso, quando 25 mila tra lavoratori e imprenditori manifestarono insieme per lo sviluppo e il lavoro”. Dopo le elezioni regionali, Ance e Filca, Fillea e Feneal terranno assieme manifestazioni nelle nove province dell’Isola e organizzeranno una manifestazione regionale o anche nazionale. Perché “è consapevolezza delle parti sociali – rimarca la Filca – che una crisi di tali dimensioni non possa essere risolta a livello regionale ma debba interessare il livello politico nazionale in quanto, in mancanza di misure eccezionali come l’allentamento o la modifica contabile del patto di stabilità e di un serio programma di finanziamento infrastrutturale del territorio, la Sicilia risulterà abbandonata a un destino amaro, di emigrazione e sottosviluppo”. E intanto l’Ance Sicilia annuncia tra i prossimi appuntamenti in programma, di concerto con l’Ance nazionale, una manifestazione unitaria a Roma finalizzata ad ottenere l’attenzione del governo nazionale sia sul grave problema dei crediti non riscossi – che mette a rischio la sopravvivenza di centinaia di imprese e di migliaia di posti di lavoro -, sia sulla richiesta di commissariare la Sicilia per sbloccare i 10 miliardi di fondi europei inutilizzati dal 2007 per nuove infrastrutture, di cui già 1 miliardo per i depuratori rischia di dovere essere restituito a breve a causa dei ritardi della burocrazia, comportando anche una pesante procedura d’infrazione da parte di Bruxelles.
“La mobilitazione dell’Ance e dei sindacati di categoria Filca Cisl, Fillea Cgil e Feneal Uil per richiamare l’attenzione delle Istituzioni sulla tragica situazione dell’edilizia in Sicilia è l’ultimo grido d’allarme di un comparto disperato, che non vede più prospettive di futuro. Non c’è più tempo per temporeggiare: servono risposte concrete subito, prima che l’intero settore dell’edilizia venga letteralmente raso al suolo”. Lo afferma Fabio Sanfratello, presidente della Cassa edile di Palermo, l’ente bilaterale di mutualità e assistenza che vede a fianco rappresentanti delle aziende e dei sindacati. “A Palermo in dodici mesi si sono persi 1.800 posti di lavoro. E la cosa più drammatica è la totale assenza di progettazione per il futuro, che si aggiunge agli intollerabili ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione alle imprese. Cosa fanno i nostri politici di fronte a tutto questo? Assolutamente niente”, aggiunge Sanfratello.
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16 Ottobre 2012, 13:32