02 Ottobre 2012, 13:29
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PALERMO- “Tra noi Batman non c’è. Sono convinto che i gruppi parlamentari abbiano utilizzato in maniera corretta i loro fondi. Che oggi abbiamo però deciso di ridurre ulteriormente”. Francesco Cascio annuncia così i nuovi tagli ai costi della politica. Tagli molto netti, stavolta, a differenza di quelli comunque intervenuti negli ultimi due-tre anni. Che avevano già limato le indennità dei deputati.
Stavolta, l’intervento deliberato dal Consiglio di presidenza è più massiccio. Sono stati decisi, infatti, tagli alla cosiddetta “indennità per i portaborse”, e sono stati addirittura aboliti altri privilegi come il rimborso per le spese di trasporto, o quello per le spese telefoniche.
“Ma quando si dice – spiega Cascio – che il parlamento siciliano costa più di tutti gli altri, bisognerebbe analizzare meglio le cifre. Sul bilancio dell’Assemblea, infatti, pesano anche le pensioni, circa 60 milioni di euro in tutto: 40 per quelle del personale e 20 per quelle degli ex deputati”. Un bilancio, quello dell’Ars, che ammonta a 162 milioni annui. “Ed è immutato da tre anni. Nonostante ciò, in questi anni abbiamo operato tagli a diarie, indennità, auto blu, portaborse, alle spese di aggiornamento e abbiamo anche introdotto il divieto di cumulo tra vitalizio e indennità di deputato”.
Ma oggi, come detto, i nuovi tagli. Eccoli nel dettaglio. È stata ridotta del 30% l’indennità di carica per i deputati “graduati”. Si tratta, per intenderci, del “bonus” che i deputati ricevono nel caso in cui ricoprano ruoli specifici. L’indennità aggiuntiva va infatti al presidente e ai vicepresidenti dell’Ars, ai deputati questori, ai deputati segretari, oltre ai presidenti, ai vicepresidenti e ai segretari della commissioni parlamentari. Per intenderci, il presidente Cascio, dopo questa riduzione, per il mese di ottobre – visto che le riduzioni sono effettive già da oggi – riceverà non più 6.951 euro lordi, bensì circa 4.800 euro lordi “in più”. E così via per i vice che scenderanno da 4.600 a circa 3000 euro, per i questori (da circa 4.200 a 2.800), i deputati segretari e i presidenti di commissione (da poco meno di tremila a 2.100 euro), finendo con i vicepresidenti della commissioni (da circa 700 a circa 500 euro) e con i segretari (da 350 a circa 240 euro).
Come detto, poi, l’Ars è intervenuta abolendo il rimborso trimestrale per le spese di viaggio e per le spese telefoniche. La cifra per i viaggi dei deputati ammontava, fino a oggi, a 10.095,84 euro netti l’anno. Quelle telefoniche a 4.150 euro l’anno. Scende anche l’indennità per il trasporto su gomma. Il consiglio di presidenza ha deciso infatti di dimezzare le somme che erano di 13.293,00 euro per il deputato che doveva percorrere una distanza massima di 100 chilometri, di 15.979,00 se la distanza da percorrere era superiore a 100 chilometri. Per i deputati residenti a Palermo questo rimborso era corrisposto nella misura di euro 6.646,00. Tutte cifre che, come detto, sono state dimezzate.
Scende anche il “rimborso delle spese per l’esercizio del mandato parlamentare”. Quella, per intenderci, per i cosiddetti “portaborse”. La riduzione sarà di mille euro: da 4.180 a 3.180 euro. E la novità maggiore consiste nel fatto che queste spese dovranno essere tutte rendicontate (da marzo era stato introdotto l’obbligo della rendicontazione per metà della spesa).
E sul “nodo” dei trasferimenti ai partiti, Cascio ha spiegato che “il consiglio di presidenza è intervenuto anche sull’altra delle tre voci che compone quel capitolo di bilancio nella quale potesse davvero incidere. Considerato il fatto – aggiunge – che, infatti, oltre alla voce riguardante ‘i portaborse’, l’altra voce riguarda le spese per il personale, che sono incomprimibili, siamo intervenuti riducendo i “contributi ai gruppi parlamentari”. Una cifra che, per ogni gruppo, è data dalla somma destinata ai singoli deputati. Che era di 3.750 euro. Oggi l’abbiamo ridotta a tremila euro”. Un taglio che farà “dimagrire” la voce in bilancio relativa ai portaborse da 4 a 3, 2 milioni annui.
Tutti interventi che, spiega Cascio, “consentiranno di risparmiare in un solo anno qualcosa come 4,1 milioni di euro. Venti milioni in una legislatura”. Anche perché il provvedimento del Consiglio di presidenza pevede anche la certificazione dei bilanci dei gruppi, affidata a una società di revisione esterna.
Sono minori le esigenze di trasparenza, invece, secondo il presidente sul capitolo dei cosiddetti fondi riservati (“sono riservati, appunto. Non credo che sia così necessario rendere pubblica l’elargizione di piccole somme a sostegno molto spesso di gente bisognosa. E comunque – Cascio lancia una frecciata a Gianfranco Micciché – io ho reso noti questi fondi. Attendo che lo faccia chi mi ha preceduto. Chi pretende la trasparenza altrui, dovrebbe essere trasparente per primo”). Anche per quanto riguarda l’eventuale pubblicazione dei nomi e dei compensi degli “esterni” che lavorano nelle segreterie e negli staff di presidente e deputati, Cascio frena: “Attenzione a non essere troppo morbosi. Cosa volete conoscere, anche il gruppo sanguigno?”.
“Questo clima – ammette Cascio – pesa ovviamente sulla campagna elettorale. Ma la gente sa distinguere tra deputato e deputato. E credo, in fondo, che ad incidere di più non siano tanto gli scandali, quanto la crisi finanziaria ed occupazionale. La gente innanzitutto vuole risposte sul piano del lavoro e dello sviluppo”.
E intanto, prosegue l’indagine della Procura sulle spese dei gruppi. “Ieri io, il segretario generale Tomasello e l’avvocato Sanseverino abbiamo portato i documenti richiesti ai giudici e abbiamo dato – ha detto Cascio – la nostra piena disponibilità a qualsiasi tipo di approfondimento. I rapporti con la Procura di Palermo sono sempre stati ottimi, di grande collaborazione. Non credo che da questa inchiesta salterà fuori una ‘caso Fiorito’. Non c’è nessun Batman a Palazzo dei Normanni”.
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02 Ottobre 2012, 13:29