27 Luglio 2012, 09:25
2 min di lettura
E’ durato meno di otto ore il sequestro dei cinque motopesca della flotta di Mazara del Vallo da parte dell’Egitto intercettati da una motovedetta a 25 miglia dalla costa nordafricana. Le imbarcazioni, ‘Luna Rossa’, ‘Flori’, ‘Eros’, ‘Atlantide’ e ‘Ghibli’, erano state fermate verso le 18 di ieri e dirottate nel porto di Alessandria dove sono giunte verso le 21. In nottata il rilascio: i motopesca stanno rientrando in Italia. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi aveva appreso della vicenda mentre si stava imbarcando sull’aereo per fare rientro in Italia proprio dal Cairo, dove aveva incontrato l’omologo egiziano Kemal Amr, ed è subito intervenuto riuscendo in pochissimo tempo a far rilasciare i pescherecci e gli equipaggi composti da circa 30 uomini.
Terzi, si è detto “molto soddisfatto” per l’esito positivo della vicenda reso possibile dal tempestivo ed efficace intervento della nostra ambasciata al Cairo e sopratutto dalla “straordinaria disponibilità” delle autorità egiziane cui ha voluto esprimere “la più calorosa gratitudine del Governo italiano”. “La conclusione positiva, in tempi tanto rapidi, della vicenda – ha spiegato il capo della diplomazia italiana – testimonia l’eccellenza e la solidità dei rapporti fra Italia ed Egitto, che ho potuto confermare durante il fitto e fruttuoso programma di incontri che ho avuto proprio ieri nella capitale egiziana”. Il ‘Luna Rossa’ all’inizio del 2011 era sfuggito a un sequestro dei libici che in quella circostanza lo avevano mitragliato, mentre tre anni fa partecipò a uno scambio di esperienza professionale con marittimi egiziani nell’ambito di un protocollo d’intesa siglato dal Distretto produttivo per la pesca ‘Cosvap’ con il Paese nordafricano cui l’armatore Filippo Pecoraro aveva aderito. “Il comandante del mio peschereccio – dice Pecoraro – mi ha raccontato che avvicinandosi ai natanti mazaresi, che si trovavano a circa 25 miglia dalla costa egiziana, i militari egiziani, che erano a bordo di una piccola motovedetta, hanno chiesto i documenti di bordo e dopo hanno invitato i capitani a fare rotta verso Alessandria”. Il presidente del distretto produttivo della pesca di Mazara del Vallo, Giovanni Tumbiolo, ha detto che “prima di potere lasciare l’Egitto i nostri marittimi hanno dovuto dichiarare che non avrebbero più esercitato la pesca entro 24 miglia dalla costa di quel Paese.
Ad alcuni addirittura è stato fatto dichiarare che non avrebbero potuto pescare entro le 200 miglia”. “Al di là di ciò – ha aggiunto – quel che conta è che si restringe sempre di più lo spazio in cui i nostri marittimi possono pescare. Si pensi alle restrizioni imposte dalla Libia e da altri Paesi. Ma allora dove possono esercitare l’attività di pesca i nostri marittimi? Urge l’istituzione di un tavolo attorno cui far sedere anche i rappresentanti dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo per potere decidere modalità di cooperazione e di sfruttamento congiunto del mare e delle sue risorse”.
Pubblicato il
27 Luglio 2012, 09:25