10 Ottobre 2018, 19:59
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PALERMO – Un materiale tristemente familiare, che appare in Tv e sui giornali associato a tragedie e dibattiti politici, si trasforma in arte. Dal 28 giugno scorso, sta rivestendo le porte di varie chiese in giro per l’Italia. Il materiale plastico delle coperte isotermiche usate per avvolgere i migranti sbarcati dopo lunghi ed estenuanti viaggi in mare, diventa un’installazione nel progetto “El Dorato – Nascita di una nazione”, ideato e realizzato dal fiorentino Giovanni De Gara.
L’artista approda a Palermo, nella chiesa Valdese in via dello Spezio, dopo aver fatto tappa a Lampedusa il 3 ottobre scorso in occasione della Giornata della memoria e dell’accoglienza. “Il foglio d’oro raffigura Dio, che dona luce, calore, che è fatto su misura umana – commenta De Gara – e quindi se la Chiesa indossa questo, è ben diversa dal Dio potente, vendicativo, spesso mal tradotto dalla Bibbia”. “Il nome ‘Eldorato’ è un’imitazione di ‘Eldorado’ – spiega l’artista –. Loro pensano di arrivare in Europa e in Italia per trovare, appunto, l’Eldorado… Invece trovano quelle copertine lì. Inoltre, il destino ha voluto che solo dopo scoprissi che ‘El-’ fosse la radice di ‘Dio’ in ebraico, quindi ‘Dio dorato’”.
Il progetto è stato presentato a marzo all’Abbazia di San Miniato, a Firenze. L’ok dell’abate a rivestire le porte del simbolico edificio è arrivato proprio dopo la decisione del ministro degli Interni, Matteo Salvini, di chiudere i porti italiani alle navi delle ong che battessero bandiera straniera. Ma da alcune chiese De Gara ha ricevuto dei no, che definisce “molto più simbolici dei sì perché fai capire che non usi questo, di oro, ma quello vero”. Da altri ancora è stato ignorato: “Qui a Palermo – racconta – non ho avuto risposta né dall’arcivescovo, Corrado Lorefice, né da Leoluca Orlando. Col benestare del sindaco avrei voluto rivestire la porta della sede del Comune”.
Il messaggio e le riflessioni veicolate da “Eldorato” sono state pienamente appoggiate dal pastore della chiesa Valdese, Peter Ciaccio: “La nostra chiesa è molto impegnata nella questione migranti – spiega – tra la sensibilizzazione e il racconto di come stanno veramente le cose, in un Paese dove ci sono campagne denigratorie sia sui migranti che sulle ong. Non ci sono motivi politici: noi crediamo che non sia tu a scegliere chi è il tuo prossimo. E quando queste persone arrivano qua, diventano i nostri prossimi”.
L’installazione verrà accompagnata da un docu-film che racconterà l’esperienza dell’artista in giro per l’Italia; un’esperienza fugace le cui prossime tappe saranno Bologna il 13 ottobre, Parma il 20 e Agrigento il 30. L’obbiettivo finale? “La Basilica di San Pietro in Vaticano – annuncia De Gara – mirando a una collaborazione diretta con Papa Francesco. E se proprio dirà di no, per il progetto sarà una conclusione pazzesca. Un segnale fortissimo”.
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10 Ottobre 2018, 19:59