Elezioni, Misterbianco e Adrano rianimano il centrodestra - Live Sicilia

Elezioni, Misterbianco e Adrano rianimano il centrodestra

Per Nino Di Guardo arriva uno stop che vale quanto la fine di un'epoca

CATANIA – Il momento del cambio di testimone, per Nino Di Guardo, forse è arrivato. Stavolta, sì – per parafrasare il motto dell’appena eletto Marco Corsaro (41,16%), il giovane neo sindaco di Misterbianco e per di più di centrodestra. Una sfida generazionale e non solo. L’ex primo cittadino della Primavera non è arrivato neanche secondo. Davanti si è trovato infatti persino Ernesto Maria Calogero (23,66%). Ovvero, l’altro candidato di centrodestra: quello sostenuto dalla Lega di Luca Sammartino e Anastasio Carrà. Insomma, il centrosinistra locale incassa una sconfitta che brucia e va in controtendenza con il racconto regionale. E che arriva non distante – in ordine di tempo – da quello scioglimento per mafia rispetto al quale l’ex sindaco Nino Di Guardo invoca da tempo una nemesi. Ma quella è un’altra faccenda.

Per adesso sono i numeri a parlare. Nino Di Guardo (22,78%) ha ora l’obbligo di guardare dentro casa e fare i conti della serva per capire cosa è andato storto. Ma lo dovrà fare da fuori il palazzo, dopo tantissimi anni. Il candidato di sinistra e cinque stelle, Massimo La Piana, incassa intanto il 12,41%: un quoziente che fa scattare sin troppi interrogativi.

L’intesa saltata

Fosse stata raggiunta l’intesa giallorossa – come avrebbero voluto del resto Antony Barbagallo, Giancarlo Cancelleri e Angelo Villari – come sarebbe andata per il nuovo Ulivo in salsa etnea? Le elezioni, ovviamente, non si fanno né con i se né con i ma. Non a urne chiuse sicuramente. Ciò non toglie però che un dibattito dovrà essere aperto. Non fosse altro che il 4,8% del Partito democratico arriva come quella pioggia che continua a innaffiare delle pozzanghere ancora colme. 

Sono soltanto due i consiglieri che potranno rinfocolare, quindi, l’eredità di quella che fu la stagione politica e civile chiamata Primavera misterbianchese. L’altro spicchio d’opposizione, quella verde-blu di Calogero, elegge invece sette rappresentati. Su questo versante c’è da segnalare che il Quadrifoglio di Luca Sammartino si assesta al 7,8%; mentre Noi con Misterbianco, il cartello civico del Carroccio, si ferma al 2,7%. Una forbice, anche questa, che rischia di suscitare non poche riflessioni tra i salviniani di Sicilia. Un consigliere va pure al progetto Attiva di Massimo La Piana. 

Centrodestra

In casa centrodestra si pensa per il momento a smaltire la sbornia. L’asse Fdi-Fi raccoglie i suoi frutti, con i meloniani che prendono l’8,3% (che permetterà al pogliesiano Dario Moscato di entrare serenamente in Giunta); mentre gli azzurri raccolgono il 7,3%. Il resto lo fanno le civiche costruite attorno al programma del sindaco Corsaro. Un progetto costruito nel tempo, un passo alla volta. Senza colpi di testa dell’ultimo momento e con la benedizione dell’assessore regionale alle Infrastrutture, il forzista Marco Falcone. In altri termini, almeno qui, il centrodestra non ha commesso molte di quelle ingenuità che hanno portato al cappotto di Bologna, Napoli, Milano, Torino e Roma. 

Insomma, se il dato di Caltagirone ha fatto esultare la sinistra, quello nella “rossa” Misterbianco rischia di spegnere più di un entusiasmo. Nel Catanese certamente. Appunto perché va letto assieme ai risultati poco lusinghieri di Grammichele e Giarre. In ultimo c’è il dato della popolosa Adrano, dove è andata in scena ieri una sfida tutta interna al centrodestra. 

Adrano

Il risultato finale del ballottaggio è stato al fotofinish. Il civico-autonomista Fabio Mancuso, che al primo turno era 10 punti percentuali alle spalle dell’Udc Carmelo Pellegriti (sostenuto da Fdi, Fdi e Quadrifoglio), alla fine la spunta per 200 voti. Per la terza volta nella sua vita, Mancuso è dunque sindaco della città saracena. L’ingrediente della vittoria è presto detto: l’apparentamento tecnico in vista del secondo turno con il civico Agatino Perni. Un dettaglio che conferma quella dura legge delle Amministrative che non vede nel ballottaggio alcuna partita di ritorno. Ma una finale secca da giocare a partire dallo zero a zero. 


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