Capilista (e non) traditi dai partiti |Politiche, i delusi del proporzionale

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06 Marzo 2018, 18:53

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PALERMO – Ovviamente bisognerebbe prima capire quale sia l’origine e quale sia l’effetto. Se, insomma, siano stati traditi dai loro partiti o se siano stati loro, con la loro presenza, ad affossarli. Di certo c’è che tanti candidati, inseriti nelle liste del proporzionale, ponevano fondate e concrete aspettative in vista della loro elezione alla Camera o al Senato. Ma non ce l’hanno fatta.

Certo, ogni vicenda è una storia a sé. Quella di Fabio Giambrone la racconta qui Salvo Toscano. Gettato nella mischia e nel ribollente calderone del Pd, con i buoni uffici di Leoluca Orlando, a pochi giorni dal voto, l’ormai ex presidente di Gesap è stato vittima del flop dei Dem, che nel collegio palermitano non sono riusciti a conquistare nemmeno un seggio. Un partito, il Pd, che è riuscito a racimolare nell’Isola percentuali che, tra Camera e Senato, oscillano tra il 10 e il 12 per cento. Ben al di sotto dei risultati a livello nazionale, già così deludenti da spingere il segretario Renzi alle dimissioni.

Sempre tra i Democratici, a coltivare speranze di elezione per la Camera era Francesca Raciti, nel collegio di Acireale, dove era inserita in un listino capeggiato dal premier Paolo Gentiloni. Ma il deludente Pd di questa tornata elettorale non è riuscito nemmeno a fare scattare il seggio per il Presidente del Consiglio, che ha centrato l’elezione altrove. E così, parlamento chiuso anche per la giovane consigliera comunale catanese.

Stesso discorso al Senato dove non è scattato il secondo seggio né nel collegio occidentale, né in quello orientale. E così, niente da fare per l’uscente Teresa Piccione, sponsorizzata da Giuseppe Lupo e per l’ex deputato regionale Beppe Picciolo, reduce da una campagna elettorale per l’Ars molto sfortunata: tanti voti, ma niente seggio per Sicilia Futura, pochi mesi fa. E niente seggio per Picciolo nemmeno stavolta.

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A proposito di ex deputati regionali, niente da fare per il socialista Nino Oddo, che ha scommesso sulla lista “Insieme” a sostegno del Pd. Un movimento che si è tenuto assai lontano dalla soglia del 3 per cento necessaria per far scattare i seggi.

Lo stesso è accaduto, un po’ più a sorpresa dopo l’ottimo exploit alle ultime Regionali, per il movimento “Noi con l’Italia” che metteva insieme le esperienze degli autonomisti che fanno capo a Lombardo e dei centristi che fanno riferimento ai centristi dell’Udc di Cesa da un lato e a quelli di Saverio Romano dall’altro. Proprio l’ex ministro, così, sconfitto nel collegio uninominale, non ce l’ha fatta pur essendo capolista nel collegio proporzionale di Palermo-Marsala-Bagheria, visto che il partito non ha raggiunto la soglia minima del 3 per cento. E il flop di Nci porta con sé il mancato approdo in parlamento della presidente della commissione Salute all’Ars Margherita La Rocca Ruvolo, dell’assessore di Musumeci, Mariella Ippolito, del parlamentare uscente Giuseppe Ruvolo, di Giuseppe Lombardo, nipote dell’ex governatore di Grammichele, e di un ex assessore regionale come Giovanni Pistorio, già battuto anche nel collegio uninominale.

L’onda grillina, poi, ha ridimensionato un risultato, quello di Forza Italia, che sarebbe apparso assai diverso, col suo 20 per cento siciliano, lontano dal deludente 14 per cento nazionale. Ma alla fine, non sono rimasti molti seggi. E così, niente elezione per Andrea Mineo, figlio dell’ex parlamentare nazionale Franco, giunto secondo in lista dietro Giusi Bartolozzi, e per l’uscente Giovanni Mauro, giunto secondo dietro Stefania Prestigiacomo e rimasto fuori dal parlamento per il “conteggio interno” previsto dal Rosatellum: in caso di pluricandidature (è il caso di Prestigiacomo, appunto), il seggio conquistato è quello nel quale il partito ottiene il risultato peggiore. Prestigiacomo viene quindi eletta a Siracusa e non a Messina. Così, può esultare il messinese Nino Germanà. Mauro rimane dalla parte dei delusi. In buona compagnia.

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06 Marzo 2018, 18:53

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