28 Agosto 2017, 06:04
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PALERMO – “Rispetto le scelte di tutti, ma io non mi sarei candidato”. Il rettore dell’Università di Catania Francesco Basile osserva i movimenti in vista delle elezioni regionali da una posizione privilegiata. Tra i nomi in corsa per la presidenza, infatti, ecco anche quelli del collega Fabrizio Micari e del suo predecessore Roberto Lagalla. Mai come in questa tornata, insomma, la figura di guida degli atenei siciliani è stata al centro dei destini politici dell’Isola. “Ma io avrei detto di no”.
Professore, lei avrebbe quindi rifiutato una eventuale richiesta di candidatura?
“Certamente. Posso assicurare che non mi sarei mai candidato e che mai lo farò”.
Come mai?
“Premetto che ho il massimo rispetto nei confronti di chi ha fatto scelte differenti. Ma penso che la figura del rettore debba essere qualcosa di diverso”.
Vale a dire?
“Penso che l’Università debba tenersi quanto più possibile lontana dai giochi della politica. Mantenere una autonomia chiara. E anche per un altro motivo”.
Quale?
“Penso agli studenti. Credo che anche loro debbano essere tutelati, tenuti fuori da questi discorsi. Penso che non vada mescolata Università e politica, insomma. Ma ribadisco, è una mia opinione personale, rispetto chi fa scelta diverse e le considero legittime”.
Oltre all’opportunità della candidatura di un rettore, si discute in queste ore anche della incompatibilità formale tra il ruolo di guida dell’Ateneo e quello di candidato. Esiste questa incompatibilità?
“Io credo di no. Se non ricordo male, qui a Catania il problema fu sollevato una volta in occasione della candidatura a deputato del compianto rettore Ferdinando Latteri. In quel caso, il rettore ovviamente si dimise una volta eletto deputato”.
Eppure, mai come oggi i partiti o i movimenti vanno alla ricerca di chi sta svolgendo o di chi ha svolto il ruolo di rettore. Come mai, secondo lei?
“Credo che le ragioni siano diverse e penso siano legate anche alle necessità della politica di oggi. Quelle, cioè, che spingono i partiti a cercare propri rappresentanti nella cosiddetta ‘società civile’, nel mondo delle professioni. Ma non solo. Credo che non sia secondario il ruolo svolto oggi dagli Atenei”.
In che senso?
“Ormai gli Atenei sono dei punti nevralgici della città e dell’intera Regione. Sono delle imprese, delle grandi imprese. Ad esempio, l’Ateneo che io ho l’onore di guidare da febbraio è, di fatto, la seconda ‘azienda’ della città, dietro soltanto al Comune: l’Università etnea dà lavoro a tremila persone…”
Insomma, lei mi sta dicendo che il rettore, in qualche modo, rappresenta un potenziale bacino di consenso anche elettorale.
“Io penso che attorno all’Università ruoti un mondo: dagli studenti agli impiegati che vi lavorano, passando per le imprese che hanno rapporti professionali con l’ente. Il punto di riferimento di questo mondo è appunto il rettore. Un fatto che ne porta con sé un altro…”.
A cosa si riferisce?
“Essere alla guida di un ente del genere consente al rettore di acquisire anche una vera e importante esperienza amministrativa. Esperienza che potrebbe tornare utile, immagino, anche in politica”.
E allora mi dica: se lei fosse, come il suo collega o il suo ex collega, un candidato alla presidenza della Regione e venisse poi eletto, quale sarebbe il primo settore sul quale interverrebbe?
“Premesso e ribadito che non sarò mai candidato, penso che la prima cosa da fare è intervenire sulla spesa dei Fondi europei. Aprire, cioè, un vero e costante dialogo con l’Unione europea. E non solo in termini di assegnazione dei fondi, appunto, ma anche affinché la spesa sia utile, che consenta cioè alla Sicilia di approfittare delle tante opportunità offerte da Bruxelles”.
Bene, i fondi europei. Poi?
“Beh, il resto lo conosciamo bene. Ci sono alcuni settori su cui la Sicilia dovrebbe puntare come priorità: penso all’Agricoltura, allo sviluppo dei Beni culturali e del Turismo. Anche se devo dire che l’attuale assessore al Turismo Barbagallo sta lavorando molto bene, coinvolgendo anche il nostro Ateneo in diverse importanti iniziative. Infine, c’è il problema dei problemi”.
Quale?
“L’occupazione. E in particolare, lo dico anche da rettore, l’occupazione giovanile. Se i ragazzi non hanno chiaro il percorso che conduce dall’Università al mondo del lavoro, finiranno per non iscriversi nemmeno o magari sceglieranno di andare fuori. Noi ci stiamo sforzando, non a caso, di intensificare il rapporto tra le facoltà e le imprese catanesi. Credo che il nostro ruolo sia questo. La politica è un’altra cosa”.
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28 Agosto 2017, 06:04