17 Agosto 2017, 13:08
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PALERMO – La voglia di “non fermare” l’esperienza amministrativa di Palermo e di metterla “al riparo” dalle dinamiche politiche regionali e nazionali. Il tutto con un secco ‘No’ alle mosse che tendono a creare il cosiddetto ‘campo largo’ sul modello Palermo mettendo insieme il Partito democratico, Alternativa popolare di Angelino Alfano e la sinistra. Giusto Catania, consigliere comunale di Palermo, ex assessore e uomo forte di quella Sinistra Comune che rappresenta uno dei pilastri della maggioranza a sostegno di Leoluca Orlando a Sala delle Lapidi, stoppa l’idea di un fronte unico per le Regionali del cinque novembre che vada dagli uomini di Angelino Alfano a Sinistra italiana, passando per i Centristi, il Partito democratico e i bersaniani di Articolo 1: “Tra noi, il Pd e Ap – afferma – c’è incompatibilità”.
E’ impossibile pensare a una coalizione che replichi le alleanze risultate vincenti a Palermo?
“A mio avviso è impossibile. Il modello Palermo alla Regione non è replicabile. Non ci sono i presupposti”.
Alle Amministrative di giugno, però, Orlando è riuscito a mettere insieme tutti.
“L’esperienza palermitana nasce da tre presupposti particolari: la continuità dei cinque anni passati del governo Orlando; un programma chiaro e definito basato su innovazione e diversità; l’allargamento della coalizione al Pd e ai centristi in un quadro programmatico che era comunque già definito. Tutto questo, alla regione, non esiste”.
Orlando non la pensa così e lavora al ‘campo largo’ sul modello Palermo anche per Palazzo d’Orleans.
“Chiedo al sindaco di non inseguire più il Pd e Alfano in questa corsa folle alla continuità con l’attuale governo regionale. Orlando ha fatto bene a tentare di introdurre una novità nell’attuale quadro politico ma non c’è riuscito e il tempo è scaduto”.
Porta chiusa dunque agli alfaniani e ai dem?
“Non possiamo fare una alleanza con chi è stato il garante politico di ciò che è accaduto al Cara di Mineo e con chi ha compiuto errori drammatici dal punto di vista sociale nella formazione professionale. Serve una proposta alternativa per governare la Regione e questa proposta non può essere garantita dal Pd e da Alfano che sono gli artefici del disastro Crocetta. Lo ripeto: non ci sono i presupposti per replicare il modello Palermo alla Regione. Qui tutti discutono di discontinuità con Crocetta ma sono gli stessi che governano con lui da anni”.
Intanto il sindaco porta avanti la proposta del rettore Micari per tenere insieme l’intero fronte.
“Lo sforzo unitario di Orlando avrebbe avuto qualche possibilità con una proposta dal forte valore evocativo e di rottura, come quella che si poteva costruire attorno al presidente del senato Pietro Grasso. Al punto in cui siamo quelle condizioni politiche e programmatiche, sempre evocate ma mai concretizzatesi, sono scomparse”.
Quali condizioni?
“Mi riferisco alla rottura dell’attuale quadro politico che ha determinato l’alleanza tra Pd e Alfano e a un programma radicalmente alternativo basato sull’acqua e sulla gestione pubblica dei rifiuti, oltre che sull’accoglienza ai migranti e sulla condanna ferma delle politiche messe in campo da Confindustria attraverso il governo Crocetta. Tutti temi accennati nel periodo in cui si pensava a Grasso e che adesso sono scomparsi dal dibattito. In passato Orlando ha detto che l’esperienza del governo regionale è stata una ‘calamità istituzionale’ e io sottoscrivo quel pensiero, ma oggi la discontinuità non la si crea soltanto con il nome del presidente ma con alleanze che siano conseguenti a quella affermazione”.
Lei condanna senza appello i cinque anni di Crocetta a Palazzo d’Orleans ma oggi Raciti parla di una esperienza in cui “non è tutto da buttare”.
“E’ la conferma della incompatibilità tra noi e loro. C’è chi come lui e come Cracolici rivendica una correttezza di linea politica. Le due cose sono incompatibili: o c’è la rottura con Crocetta o c’è la continuità e mi pare che tra le due si stia scegliendo la continuità”.
Il tentativo di Orlando è inutile allora?
“Penso che non ci siano le condizioni per la sinistra per sostenere un candidato del Pd e di Alfano. Condizioni che, ripeto, sono state soltanto evocate ma mai attuate realmente nel confronto per le Regionali”.
Se il sindaco dovesse scegliere l’asse Pd-Ap sarebbe a rischio il vostro sostegno in consiglio comunale?
“Sarebbe una scelta che dimostrerebbe che non c’è possibilità di cambiamento reale in Sicilia. L’alleanza di Palermo non è comunque in discussione. E’ un errore gravissimo mettere la città negli assetti regionali e nazionali. Mi batterò sempre per difendere la grande esperienza di cambiamento di Palermo che deve andare avanti e che deve essere messa al riparo dalle dinamiche politiche regionali e nazionali. E’ la stessa storia di Orlando a dire questo: le sue migliori esperienze amministrative si sono sempre consumate nella rottura e nella distanza con le scelte regionali e nazionali. La Primavera di Palermo a fine anni Ottanta nacque come rottura rispetto all’accordo Dc-socialisti e quando, nei primi anno Novanta, quando ci fu la frattura tra Romano Prodi e Rifondazione comunista Leoluca a Palermo sceglieva di continuare a governare con la sinistra. Orlando ha sempre distinto il governo della città dagli assetti politici nazionali”.
Adesso non sembra più così.
“Sarebbe un errore coinvolgere Palermo in questo gioco di equilibri. Mi batterò affinché tutto questo non abbia ripercussioni sulla città. Bisogna salvaguardare l’anomalia Palermo. Anche in Consiglio è cambiato il quadro politico rispetto a cinque anni fa: la composizione dell’aula rispecchia i cambiamenti del quadro politico nazionale e dobbiamo fare in modo che Palermo sia al riparo da tutto questo. Qualsiasi sarà la sua scelta bisognerà evitare che rappresenti un limite alla possibilità di continuare il cambiamento a Palermo”.
Orlando ha fatto male a giocare la partita delle Regionali?
“Ha fatto bene a provarci ma si è scontrato con un muro di gomma. E’ sbagliato ostinarsi in questo processo irriformabile. Gli assetti di potere della Regione in questo momento non sono riformabili con l’attuale quadro politico, per questo chiedo al sindaco di essere coerente col suo impianto programmatico che è incompatibile col quadro regionale che si sta delineando”.
Se non con il Pd e con Ap allora il sindaco dovrebbe scegliere la sinistra, dove c’è già sul tavolo il nome dell’editore Ottavio Navarra.
“Nel nostro campo serve una proposta credibile che recuperi il civismo, i movimenti per l’acqua, l’ambientalismo e i sindacati. Navarra può stare dentro questo progetto, ma il modello da proporre è quello di Sinistra Comune, l’esperienza politica più riuscita a sinistra negli ultimi venti anni, sia dal punto di vista del risultato elettorale che del metodo che ha consentito una grande partecipazione nei processi decisionali. Navarra è un nome di grande prestigio e livello culturale ma serve una proposta che sia in grado di allargare ulteriormente la base inserendo nell’accordo Sinistra italiana, Articolo 1 e la lista dei territori di Orlando, ma anche il sindaco di Messina Renato Accorinti, le numerose esperienze di liste civiche di sinistra nei comuni della regione: da Sciacca a Palagonia, da Catania a Messina, Castellammare del Golfo e Scicli. Ho apprezzato la disponibilità di Navarra a fare un passo indietro per allargare il campo. Nell’attuale frammentaria situazione politica regionale questa opzione è l’unica credibile e può essere vincente. Vista la legge elettorale si può vincere con il 25%”.
In pole position per la vittoria c’è però il Movimento cinque stelle, con Giancarlo Cancelleri in campo da tempo.
“I Cinquestelle sono inaffidabili, un disastro. La loro volontà di cambiamento è fittizia e lo dimostra il fatto che alla prima occasione hanno strizzato l’occhio alla lobby degli abusivi”.
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17 Agosto 2017, 13:08