No all’aggravamento della misura| e Lupo si presenta al consolato

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03 Aprile 2014, 15:28

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PALERMO – Niente aggravamento della misura cautelare per Elio Lupo che, ricercato dalle autorità italiane, si è nel frattempo presentato al consolato italiano a Londra. Si è fatto identificare e ha fornito il suo indirizzo. Non aveva e non ha, ha detto, alcuna intenzione di scappare. I suoi legali, gli avvocati Ninni Reina, incassano una vittoria al Tribunale della Libertà.

Lupo è sotto processo per estorsione, truffa ai danni dello Stato, peculato e falso. Dal luglio scorso, dopo un anno trascorso ai domiciliari, l’imprenditore aveva il solo divieto di dimora a Palermo. Lo scandalo lo travolse nell’estate 2012 assieme alla sua Elle Group srl. Secondo l’accusa, sostenuta in dibattimento dal pubblico ministero Maurizio Agnello, l’imprenditore, titolare di sale bingo e centri scommesse, avrebbe attinto a fondi Por per aprire un museo del gioiello antico siciliano all’interno di Palazzo Castrone S. Ninfa di Palermo. Un progetto mai decollato. L’imputato avrebbe fatto emergere pagamenti di fatture mai avvenuti con il solo obiettivo di incassare contributi pubblici per un milione e mezzo di euro.

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A Lupo vengono anche contestati alcuni episodi di estorsione ai danni dei dipendenti dei suoi centri scommesse costretti a lavorare in nero e minacciati continuamente di licenziamento. Un’impiegata sarebbe stata obbligata a rientrare in servizio nonostante fosse in maternità. Un altro capo d’imputazione riguarda l’alterazione dei dati comunicati ai Monopoli di Stato attraverso il sistema informatico che registra le giocate. Inoltre, l’imputato, titolare anche di una società che gestisce la vendita nei distributori automatici dei biglietti Amat, non avrebbe versato i proventi dei ticket all’azienda dei trasporti locali.

L’anno scorso si erano affievolite le esigenze cautelari e Lupo, che ha sempre respinto le accuse, aveva potuto lasciare gli arresti domiciliari. Nelle scorse settimane, però, le forze dell’ordine erano andate a bussare alla sua porta per notificargli un atto giudiziario del processo. Non era in casa. E così il Tribunale che lo sta processando aveva disposto l’aggravamento della misura cautelare. Lupo doveva tornare ai domiciliari. Gli avvocati Reina e Ferrara ritenevano, invece, illegittimo l’aggravamento della misura visto che, alla luce del divieto di dimora in città, “la trasgressione di Lupo si accerterebbe qualora venisse riscontrata la sua presenza a Palermo”. D’altra parte, hanno aggiunto i legali, che sono riusciti a convincere il Tribunale della Libertà, la facoltà riconosciuta a un imputato di seguire o meno il processo sarebbe la conferma che non c’è obbligo alcuno di comunicare il proprio domicilio.

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03 Aprile 2014, 15:28

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