31 Maggio 2023, 11:59
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Il colore della sconfitta, in Sicilia, è rosso come il semaforo che il centrodestra ha messo, all’ombra di Palazzo degli elefanti, sulla strada del Pd e dei Cinque Stelle. Non è che ci si sperasse troppo, da quel lato, non è che si confidasse nel ribaltone rispetto a una tradizione politica consolidata. Ma la città del Liotru veniva da anni difficili: sono quelli che provocano i cambiamenti. Invece, proprio lì, nella più simbolica delle sfide, nel perimetro di significati che rispecchiavano echi regionali e suggestioni nazionali – tanto da scomodare i leader, premier Meloni compresa – si è consumata la più attesa e cocente delle delusioni. Non sapere capovolgere i destini già scritti può essere un limite insormontabile per un ambiente depresso.
Rosso è il colore della sconfitta pidina, nella rabbia di militanti con o senza stellette – sottaciuta per non infastidire troppo la manovratrice – che vanno a sbattere contro gli ostacoli abituali. Rosso, come il relativo cromatismo che sottintende uno spostamento più a sinistra. In mezzo c’è un partito che non riesce a reagire, che non vince più e che compie, invariabilmente, lo stesso percorso. Il generoso e perdente Maurizio Caserta a Catania è assimilabile al generoso e perdente Franco Miceli a Palermo. Persone perbene, calate nell’agone perché non ci sono stati il tempo e la presenza di spirito per inventarsi altro. Sono dinamiche che chiamano prepotentemente in causa la suddetta manovratrice, Elly Schlein, assisa al soglio democratico, dispensatrice di grandi speranze. Ma la realtà sta raccontando risvolti duri. E certo che non si può gettare la croce politica tutta addosso alla sopravvenuta segretaria, però non si può nemmeno fare finta di niente.
“L’effetto Elly non è il tema – dice Antonio Rubino, già bonacciniano, che, nel Pd, è stato il primo a parlare di ‘catastrofe’ -. Ma se c’è una responsabilità della segretaria è quella di avere lasciato il partito, nei territori, così come l’ha trovato. Speriamo che il suo lavoro possa continuare, in modo proficuo, e che si rivolti il Partito Democratico come un calzino. Forse pensava di trovare qualcosa di differente…”. Rubino è una delle anime inquiete che, dalla Sicilia, provano a tracciare un oroscopo.
“Il nuovo c’è – dice Mari Albanese, consigliera di circoscrizione, vicinissima a Elly Schlein -. Il Pd deve rendersene conto e imparare ad accoglierlo. Ci sono tantissimi nuovi iscritti che chiedono partecipazione. C’è una nuova classe dirigente. Perché si perde a Catania? Perché spira forte un vento di destra”. Un’affermazione non destituita di fondamento, ma, forse, un pizzico auto-consolatoria.
“Guardando la situazione di Catania – dice Valentina Chinnici, deputata regionale e sostenitrice di Gianni Cuperlo – ho rivisto le stesse scene di Palermo, ho rivissuto quel clima. Giuseppe Conte è un fenomeno mediatico che non porta voti. Bisogna ricostruire il partito sede per sede. Vanno benissimo le grandi battaglie, però è necessario rialzare le saracinesche delle sezioni. Per me il vero nemico è l’astensionismo che aumenta per ogni Caterina Chinnici e per ogni Giancarlo Cancelleri che cambiano maglietta”.
Sullo sfondo c’è una impressione di impalpabilità nel fantastico (per chi crede) mondo di Elly. La fisionomia immateriale di una impacciata macchina da guerra (semicit) orientata verso le battaglie di principio, le grandi praterie della disfida senza quartiere con il centrodestra. Se fosse così, i territori di cui parla Antonio Rubino resterebbero poco presidiati, nel nome di una semplificazione politica accattivante quanto illusoria. E allora – come abbiamo scritto – nessun siparietto con il contorno di succhi di frutta potrebbe sovvertire, in Sicilia e altrove, i più facili pronostici. (Roberto Puglisi)
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31 Maggio 2023, 11:59