21 Aprile 2022, 11:33
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PALERMO – Diverse famiglie rischiano lo sfratto a causa della crisi economica e della pandemia da Covid-19 ancora in corso. Ma oltre al danno la beffa. La graduatoria comunale delle case popolari non è aggiornata dal 2004.
A denunciare con preoccupazione la triste situazione attuale è il segretario generale del Sunia Palermo Zaher Darwish. “La politica non sente – afferma Darwish – non vede e agisce male. La graduatoria delle case popolari non è più adeguata ai tempi odierni, poiché, rispetto al 2004, la situazione di alcune famiglie è sicuramente cambiata. E’ stata creata – sottolinea Darwish – anche la graduatoria emergenza abitativa (composta da quelle persone che ad oggi sono prive di un abitazione) che ad oggi comprende 2500 famiglie. Fino a cinque anni fa le famiglie erano circa 800. Come si sta agendo? Male. Spesso con interventi di natura assistenziale che non risolvono il problema. Non c’è una programmazione”.
La differenza tra graduatoria case popolari e graduatoria emergenza abitativa. Della graduatoria case popolari ne fanno parte tutti quei cittadini che hanno diritto all’assegnazione di un alloggio popolare. La graduatoria emergenza abitativa, invece, comprende quelle persone che sono completamente prive di abitazione.
La mancanza di visione. “Nella graduatoria case popolari – continua Zaher Darwish – ci sono iscritte oltre 10 mila famiglie. Capisco che è complicato risolvere il problema. Ma, se a tutto questo ci si pensava anni fa, attraverso un percorso mirato, la situazione attuale non si sarebbe verificata. Inoltre, hanno fatto delle modifiche ai regolamenti comunali – spiega Darwish – mettendo a disposizione i beni confiscati alla mafia agli aventi diritto alle case popolari. Ma si tratta di due tipologie di immobili completamente diverse tra loro. Le ultime costruzioni popolari – sottolinea Darwish – risalgono agli anni ’80. Chiaramente la pandemia da Covid-19 ha peggiorato notevolmente la situazione che già era alquanto critica”.
Il caso dei coniugi Giaconia. A subire le conseguenze di questa situazione c’è anche una coppia di coniugi, Paola Giurintano e Giacomo Giaconia, di 59 e 63 anni, gravemente malate e su cui incombe uno sfratto. Anche Paola e Giacomo (come migliaia di palermitani in condizioni di disagio) aspettano da troppo tempo l’assegnazione di un alloggio popolare. Ma fino ad oggi un nulla di fatto.
Intanto oggi è stato rinviato lo sgombero previsto per stamattina di una famiglia di occupanti abusivi di un’immobile confiscato di Brancaccio. Il Sunia, che aveva lanciato un appello alle istituzioni affinché si trovasse una soluzione alternativa per la famiglia, con due figli minorenni, interviene per sottolineare la mancanza di una comunicazione ufficiale sia per l’avviso di sgombero che per il rinvio.
“La famiglia non ha mai ricevuto un atto di notifica dell’ordinanza ma comunicazioni verbali – dichiara Zaher Darwish, segretario del Sunia Palermo -. Sulla pelle degli ultimi, sui poveri, dimenticati, abbandonati ed emarginati dal governo della città e dagli enti statali, si consuma ancora una volta l’approssimazione e l’inadeguatezza di chi dovrebbe adoperarsi per trovare soluzioni credibili e accettabili. Così come mai era arrivata alla famiglia una comunicazione scritta dello sgombero previsto per oggi – prosegue Darwish – anche questa volta il rinvio di un mese della procedura giunge per via non ufficiale e del tutto poco consona al ruolo di rappresentanza dello Stato. Un rinvio che come al solito non rappresenta una soluzione ma uno spostamento in avanti di un dramma che provoca dolore e sfiducia nei cittadini”.
Nel presidio del 21 marzo scorso davanti alla Prefettura, i sindacati degli inquilini erano tornati a suonare l’allarme sulla delicata situazione dell’emergenza abitativa in città. E hanno chiesto di costituire un tavolo tecnico, anche con i sindacati, per poter operare una programmazione adeguata degli interventi. “Siamo in attesa di una risposta – prosegue il segretario del Sunia – Qualche anno fa erano 800 le famiglie a Palermo in emergenza abitativa, negli ultimi 5 anni siamo arrivati a 2.500 famiglie. Nei giorni scorsi è stata già sgomberata una famiglia con un minore e altre minacce incombono su altre famiglie. Chiediamo soluzioni. Gli immobili disponibili degli enti statali, inclusi i beni confiscati, devono rispondere alle esigenze delle famiglie in difficoltà”.
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21 Aprile 2022, 11:33