08 Novembre 2018, 16:04
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PALERMO – Da ieri sera l’Amap lavora senza sosta per riempire le cisterne dei potabilizzatori che consentiranno la normale distribuzione dell’acqua nella rete cittadina. “Tra stanotte e domani mattina siamo abbastanza certi di riuscire a raggiungere mille litri al secondo, la pressione standard – dice la presidentessa dell’Amap Maria Prestigiacomo – da ieri infatti sono ripresi senza problemi i prelievi dall’invaso Poma, le cui acque ormai non sono più così torbide da non poter essere trattate”. La città infatti è in difficoltà, tutta la zona nord della città, da Mondello a Cruillas, passando per viale Strasburgo e via Sciuti, sono a secco dall’inizio della settimana e la pazienza dei cittadini è ormai finita.
Le rassicurazioni arrivano dopo giorni di passione e piogge torrenziali che hanno fatto ben 12 vittime in tutto il palermitano e sversato fango, detriti e rifiuti nei principali invasi che riforniscono la città: “E’ stato come se a Palermo ci fosse stato un terremoto – sottolinea Prestigiacomo – abbiamo dovuto affrontare un cataclisma naturale. Per il futuro ci stiamo attrezzando. Come numero uno di Amap posso assicurare che stiamo investendo, e molto, sul potenziamento dei collegamenti con le nostre sorgenti e i nostri pozzi, cercando di rendere i prelievi dalle dighe un’ opzione parallela, solo così potremo evitare in futuro situazioni come quelle che abbiamo vissuto in questi giorni”. A chi accusa l’Amministrazione di non aver installato i silos o non aver attuato altre strategie d’emergenza la presidentessa della società che gestisce il servizio idrico risponde: “Abbiamo dovuto fronteggiare l’emergenza in maniera repentina – ammette – i rubinetti dei palermitani non restavano a secco da più di 20 anni. Ma siamo stati in grado di riattivare i potabilizzatori in pochi giorni e già da domani le zone più colpite potranno prendere fiato”.
Restano davvero critiche invece le condizioni delle acque del Rosamarina a Caccamo. I valori di torbidità restano allarmanti, 26mila Ntu in confronto a quelli del Poma che adesso sono meno di 500 Ntu. Gli interventi dei tecnici della Regione che nei giorni scorsi hanno scaricato fango e detriti dai fondali dell’invaso, non sono serviti. Restano ancora tonnellate di detriti e rifiuti in superficie: “I tecnici regionali – spiega Prestigiacomo – stanno studiando un modo per cercare di ripulire le acque anche da questi detriti, ma su questo fronte non possiamo ancora dare rassicurazioni”.
Intanto il prossimo 14 novembre è già stato fissato un tavolo fra tecnici della Regione e Amap per discutere delle criticità che persistono sulle riserve d’acqua del palermitano. Sono rimasti infatti in sospeso e senza una soluzione tutti quei problemi strutturali relativi alle dighe che l’anno scorso, in occasione dell’ennesima emergenza idrica a causa della scarsità di piogge, erano balzati al centro delle cronache. Una crisi tale quella dell’anno scorso, che aveva determinato la dichiarazione da parte del Governo nazionale dello stato di calamità. Dichiarazione che aveva fatto del presidente della Regione Nello Musumeci anche il commissario speciale per l’emergenza idrica e dei rifiuti. Una stato che avrebbe dovuto agevolare tutta una serie di azioni e interventi che al momento però sono rimasti solo sulle carte.
Con i fondi del Patto per il sud e il riconoscimento dello stato di calamità naturale l’anno scorso si parlava di creare un collegamento con la fonte di Presidiana di Cefalù e la depurazione delle acque visto che sono salmastre, della riparazione definitiva del collegamento con l’acquedotto di Scillato, la riparazione delle sottoreti di Boccadifalco e Villagrazia, zone ricche di pozzi. Si è parlato anche di un maxi dissalatore da installare lungo la costa nord della città. E ancora, al tavolo tecnico si potrebbe parlare anche dei lavori improcrastinabili negli invasi cittadini. Interventi strutturali urgenti che potrebbero aumentare in futuro l’effettiva portata dello Scanzano per esempio, che al momento può gestire al massimo 9 milioni di metri cubi d’acqua quando in realtà la sua capacità sarebbe del doppio.
Insomma di carne al fuoco ce n’è tanta: dopo l’ennesima emergenza Regione e Comune dovranno trovare una quadra per cercare di risolvere in maniera definitiva i problemi tecnici che rendono per i palermitani dei veri e propri incubi sia la siccità che l’abbondanza di piogge.
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08 Novembre 2018, 16:04