Cronaca

Siccità, “paradosso Sicilia”: dopo l’alluvione rischio nuovi razionamenti

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22 Ottobre 2024, 10:56

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PALERMO – Fiumi esondati, coltivazioni distrutte, strade franate e allagamenti. Ma sull’emergenza alluvione si abbatte una seconda emergenza, mai cessata: quella idrica. “Gli invasi non hanno beneficiato dei temporali – spiega a LiveSicilia il capo della protezione civile Salvo Cocina – con questo andamento c’è il rischio di nuovi razionamenti a Palermo e nelle altre province a secco”. Insomma, il paradosso tutto siciliano ci presenta un’emergenza siccità nonostante l’alluvione di questi giorni.

Emergenza siccità in Sicilia dopo l’alluvione

Temporali con oltre 150 millimetri di pioggia, centri cittadini funestati da strade trasformate in torrenti. Campagne distrutte da fiumi straripati, oltre i danni la beffa. Basta guardare la mappa del Servizio informativo agrometeorologico della Sicilia (Sias), per capire come i principali invasi che alimentano le reti idriche siciliane non abbiano beneficiato delle piogge torrenziali.

E Cocina, il coordinatore della cabina di regia sull’emergenza idrica, conferma: “Le tempeste non hanno rifornito le dighe che alimentano Enna, Caltanissetta, Agrigento e Palermo”.

La conta dei danni

“Le precipitazioni – aggiunge Cocina – sono state copiose nella zona del Salso, anche nel Messinese. A Enna un costone è franato su una strada ed è esondato il fiume Dittaino. Situazione molto grave a Ginostra, come non accadeva da decenni, sono stati tranciati i cavi dell’alta tensione e anche a Stromboli le strade sono state invase da massi e detriti”.

“Siamo al lavoro per ripristinare le condizioni di sicurezza”, annuncia il capo della protezione civile. La Regione ha stanziato 2,8 milioni di euro per gli interventi urgenti e il maltempo è stato al centro dell’ultima riunione di giunta e del vertice di ieri del centrodestra.

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Dighe ancora semivuote

Da un anno sono sotto stretta osservazione, sono il cuore dell’emergenza idrica in Sicilia: l’Ancipa e il Fanaco praticamente a secco, che riforniscono Enna e Caltanissetta; la diga Castello che dovrebbe alimentare le reti di Agrigento; gli invasi del sistema Palermo, Scansano, Poma, Rosamarina e Piana degli Albanesi.

Mentre si contano i danni dell’alluvione, la protezione civile tiene sott’occhio i dati dei serbatoi, a partire da quelli del Palermitano: “Ci sono stati danni per l’acqua – spiega Cocina – ma bisogna prendere atto che siamo al 22 ottobre e se non ci sarà un rifornimento di queste dighe, bisognerà valutare ulteriori provvedimenti di risparmio idrico”.

“Ha piovuto molto in alcune zone, è servito all’agricoltura, dove i fiumi non sono esondati, le falde dell’Etna si sono ricaricate. Ma se continuerà a piovere poco – insiste il coordinatore della cabina di regia – anche i pozzi si asciugheranno, con velocità minore rispetto alle dighe”.

Il piano degli interventi

Cocina rivendica il lavoro svolto, lontano dalle polemiche e “contando sull’operato del governatore Renato Schifani“. “Abbiamo avviato progetti per 39 più 30 milioni di euro, riuscendo a ripristinare pozzi con una portata di mille litri al secondo. Stiamo puntando sui nuovi appalti, per ulteriori 2mila litri al secondo nelle province a maggior rischio idrico. Ma senza piogge consistenti, bisognerà adottare nuovi provvedimenti di razionamento dell’acqua nei territori già in ginocchio”.

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22 Ottobre 2024, 10:56

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