25 Luglio 2024, 11:47
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ENNA – “La Curia, nella persona del vescovo, ometteva con ogni evidenza qualsivoglia seria iniziativa a tutela dei minori della sua comunità e dei loro genitori nonostante la titolarità di puntuali poteri/doveri conferiti nell’ambito della rivestita funzione di tutela dei fedeli, facilitando l’attività predatoria di un prelato già oggetto di segnalazione”.
È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza che ha disposto la condanna a 4 anni e sei mesi, lo sorso 5 marzo, per il sacerdote Giuseppe Rugolo per violenza sessuale aggravata a danno di minori. Il deposito delle motivazioni, previste per il 5 giugno, arrivano dopo 137 giorni ma confermano l’impianto accusatorio che la Procura di Enna ha sostenuto contro Rugolo.
Si tratta di 222 pagine dalle quali emerge con chiarezza che la vittima – che ha denunciato – “ha mostrato particolare lucidità, coerenza e logicità , offrendo un’articolata ed originale narrazione in termini congrui rispetto ai fattori spazio- temporali in cui i fatti denunciati vanno necessariamente collocati”.
Dunque, la vittima, è stata ritenuta credibile come anche gli altri giovani, per i quali il Tribunale ha accertato la violenza sessuale mentre ancora erano minorenni. Secondo il collegio giudicante, presidente Francesco Paolo Pitarresi e giudici Elisa D’Aveni e Maria Rosaria Santoni, quest’ultimo giudice estensore, il vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana, avrebbe facilitato, con il suo comportamento, gli abusi perpetrati dal sacerdote.
E aggiungono che “la condotta coscientemente colposa da parte del vescovo Rosario Gisana rendono legittima la condanna al risarcimento del danno della Curia nella sua qualità di responsabile civile per i pregiudizi cagionati da padre Rugolo”. Le parti ora hanno 45 giorni per proporre un eventuale appello.
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25 Luglio 2024, 11:47