Enna, "le bugie del vescovo" Gisana sugli abusi sessuali

“I silenzi e le bugie del vescovo” sugli abusi sessuali: le accuse a Gisana

Il vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana
Disposta la citazione diretta a giudizio

PALERMO – Una lunga scia di omissioni, addirittura bugie. Il vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana sarebbe stato al corrente degli abusi sessuali subiti da Antonio Messina da parte di don Giuseppe Ruigolo. Nulla fece però, anzi avrebbe coperto il sacerdote rendendo falsa testimonianza.

I pubblici ministeri Stefania Leonte e Massimiliano Muscio hanno disposto la citazione diretta a giudizio di Gisana e del vicario giudiziale, monsignor Vincenzo Murgano.

L’e mail del 2015

Il vescovo già nel 2015 avrebbe ricevuto una e mail da un’altra presunta vittima di Rufolo. Agli investigatori disse di avere appreso degli abusi sessuali dal giovane solo durante la confessione. Dunque era vincolato dal segreto. Ed invece la vittima, convocato durante il processo, spiegò di averlo informato anche tramite e mail. Gisana ne avrebbe pure parlato con Rugolo, informandolo prima che incontrasse i genitori di Messina.

La richiesta di 25 mila euro

Altro capitolo riguarda un’offerta di denaro, 25 mila euro, che il vescovo avrebbe proposto a Messina, secondo i magistrati, in cambio del silenzio. Agli inquirenti Gisana disse che erano stati i genitori del ragazzo ad avanzare la richiesta di denaro per le spese legali e i costi del percorso psicoterapeutico che stava seguendo il figlio.

Avrebbe aggiunto che i genitori pretesero il pagamento dei soldi in contanti e in un’unica soluzione che la Curia avrebbe dovuto lasciare in un posto preciso all’interno della parrocchia di Sant’Anna dove il padre di Antonio Messina sarebbe andato a ritirarli. Anche questa sarebbe stata una bugia.

Gisana avrebbe inoltre mentito riferendo di aver detto ad Antonio Messina di scrivere “la denuncia ecclesiastica in maniera esaustiva e più dettagliata possibile e di non avergli precisato di non indicare i testimoni”. Così come non disse il vero quando spiegò di non avere consegnato a Rugolo una copia della denuncia ecclesiastica presentata da Antonio Messina.

Le accuse al vicario

A Murgano viene contestata la falsa testimonianza resa all’udienza del 14 marzo 2023. Disse di non ricordare di avere saputo di episodi che riguardavano Rugolo, né di avergli dato consigli sulla strategia processuale da adottare per difendersi.

Gli imputati si dovranno presentare in aula il prossimo 26 maggio davanti al Tribunale di Enna. In quella sede avranno modo di ribadire la loro estraneità in una vicenda che si innesta nella storia culminata con la condanna di Rugolo in primo grado a 4 anni e mezzo per “violenza sessuale aggravata a danno di minori”.

La sentenza

I giudici nella motivazione della sentenza avevano scritto che “la Curia, nella persona del vescovo, ometteva con ogni evidenza qualsivoglia seria iniziativa a tutela dei minori della sua comunità e dei loro genitori nonostante la titolarità di puntuali poteri/doveri conferiti nell’ambito della rivestita funzione di tutela dei fedeli, facilitando l’attività predatoria di un prelato già oggetto di segnalazione”.

Dopo il deposito delle motivazioni della sentenza l’avvocato Eleanna Parasiliti, che assiste come parte civile Antonio Messina, aveva presentato un esposto affinché venissero approfondite le presunte omissioni della Curia.

In una conversazione intercetta tre anni fa dalla squadra mobile Gisana faceva riferimento ad altri due casi di abusi su minori, che però non furono denunciati. E si parlava anche di altri due sacerdoti coinvolti in vicende simili a quelle di Rugolo.

Eppure, sentito durante le indagini e il processo, Gisana disse che non era a conoscenza di altri abusi nella sua diocesi. I “silenzi dal vescovo” e la presunta falsa testimonianza hanno portato alla decisione della Procura diretta da Ennio Petrigni di citare a giudizio i due imputati.

Nel 2020 la denuncia di Messina fece emergere una torbida storia di violenze che sarebbero andata avanti per anni. La giovane vittima decise di rivolgersi alla polizia temendo che la Chiesa non avrebbe preso provvedimenti. Era stato aperto un procedimento al Tribunale ecclesiastico e poi alla Congregazione della fede che si chiusero con un nulla di fatto perché gli episodi sarebbero avvenuti quando Rugolo era ancora seminarista.

Il vescovo Gisana intercettato

Agli atti dell’inchiesta c’erano dei dialoghi intercettati in cui il vescovo Gisana diceva a padre Rugolo: “Io ho ricevuto una lettera della congregazione per il Clero. Dove mi chiedono gli accertamenti di quello che abbiamo fatto… u’ sacciu gioia mia… (lo so gioia mia, ndr. si sentiva Rugolo piangere) in questo momento non so neanche io che cosa si deve fare…. l’unica cosa è pregare il Signore, che freni questo impeto demoniaco e speriamo che il Signore ci aiuti e basta. Picchi ccaà (perché qua, ndr), ora il problema non è solo tuo, il problema è anche mio, perché io ho insabbiato questa storia, per cui stanno cercando in tutti i modi di accusarmi…”.

Nel novembre 2023 Papa Francesco nel corso di un incontro elogiò il vescovo Gisana. “Bravo, questo vescovo, bravo. È stato perseguitato, calunniato e lui fermo, sempre, giusto, uomo giusto”, disse il pontefice. Fu proprio Bergoglio a nominare Gisana vescovo di Piazza Armerina nel 2014.


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