10 Giugno 2015, 10:58
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ROMA – Ancora una giornata da incubo per il mondo del calcio. La Digos ha avviato una pequisizione nella sede della Federcalcio, nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Napoli. Indagato per tentata estorsione Claudio Lotito, patron della Lazio. Perquisita anche la casa. L’inchiesta, a quanto sembra, scaturirebbe dalla registrazione di una telefonata tra Pino Iodice, dg dell’Ischia, e lo stesso presidente biancoceleste. L’eventuale illecito riguardarebbe l’erogazione di finanziamenti ad alcuni club. Disposte perquisizioni anche nei riguardi del presidente Figc Tavecchio e del presidente della Lega Pro Macalli, pur non risultando tra gli indagati. L’inchiesta è condotta dai pm Vincenzo D’Onofrio, Vincenzo Ranieri, Stefano Capuano e Danilo De Simone, con il coordinamento del procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli.
A questo si aggiunge l’iscrizione nel registro degli indagati dell’inchiesta Calcioscommesse di cinque persone, con attenzione rivolta alla gara Savona-Teramo. La polizia sta svolgendo delle perquisizioni su disposizione della Procura di Catanzaro. Agli indagati si contesterebbe la presunta alterazione della gara che ha permesso agli abruzzesi di ottenere la promozione in serie B. Notificati stamani 5 avvisi di garanzia ed eseguite altrettante perquisizioni domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro sul calcioscommesse.
Ci sono anche il collaboratore tecnico del Parma ed ex direttore sportivo della Ternana Giuliano Pesce, 50 anni, ed il presidente del Teramo Luciano Campitelli (59), tra i cinque nuovi indagati dell’inchiesta sul calcioscommesse coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dalla squadra mobile con lo Sco di Roma. Hanno poi subito perquisizioni e ricevuto un avviso di garanzia il ds del Teramo Marcello Di Giuseppe (47), quello del Savona Marco Barghigiani (52) ed il calciatore del San Paolo Padova Davide Matteini (33).
Trentamila euro: sarebbe stato questo il prezzo per combinare la gara del 2 maggio scorso. Secondo quanto sarebbe emerso dalle indagini, la dirigenza del Teramo avrebbe dato mandato al direttore sportivo de L’Aquila Ercole Di Nicola, già indagato nella stessa inchiesta e ritenuto a capo di una delle due organizzazioni dedite a combinare partite, affinché aggiustasse il risultato dell’incontro in favore della squadra abruzzese. Di Nicola, secondo l’accusa, si sarebbe avvalso della collaborazione di altri professionisti del calcio affinché la proposta di combine giungesse a destinazione: Ninni Corda, allenatore del Barletta, anche lui già indagato, e Giuliano Pesce, collaboratore tecnico del Parma. Il presidente del Teramo Luciano Campitelli ed il direttore sportivo della stessa società Marcello Di Giuseppe avrebbero poi versato i 30 mila euro per remunerare l’opera prestata dagli indagati per l’alterazione della partita.
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10 Giugno 2015, 10:58